Cultura
Fine di un’era: la nave che speronò l’Andrea Doria va all’asta per la rottamazione. Addio all’ultimo testimone della tragedia del mare.
L’Astoria (ex Stockholm), la nave che nel 1956 speronò e affondò l’Andrea Doria, va all’asta per essere rottamata. Scompare l’ultimo pezzo di una tragica storia italiana del mare.

Una delle più storiche, e tragiche per la storia italiana, navi passeggeri sta affrontando un futuro incerto che probabilmente si concluderà con la rimozione della nave per la rottamazione, dato che non è stata operativa per cinque anni.
Oggi nota come Astoria, la nave è meglio ricordata come il transatlantico svedese Stockholm che fu coinvolto nella collisione fatale con il transatlantico italiano Andrea Doria nel 1956.
Il tribunale distrettuale di Rotterdam ha ordinato la vendita all’asta della nave il 17 giugno. Il ricavato della vendita sarà utilizzato per pagare le spese di attracco a Rotterdam. La nave è stata trasferita nel porto olandese nel dicembre 2020 dopo essere stata messa a riposo nel Regno Unito all’inizio della pandemia.
In precedenza era stato riferito che la nave era stata messa in vendita e si erano diffuse varie voci sui tentativi di salvare la nave, che è uno degli ultimi transatlantici e la più antica nave da crociera oceanica. La nave è stata messa all’asta nel 2021 con un’offerta minima di 10 milioni di euro, ma non ha ricevuto offerte sufficienti. Nel 2023 si vociferava che la nave fosse stata venduta per essere rottamata, ma i proprietari hanno smentito dicendo che stavano ancora lavorando ai piani per il suo futuro.
La nave fu ordinata alla fine della Seconda Guerra Mondiale come uno dei primi transatlantici moderni. Limitata dalla carenza di materiali del dopoguerra e dalle capacità dei cantieri scandinavi, la Swedish American Line, che prima della guerra gestiva noti transatlantici di lusso, si limitò a un transatlantico di 525 piedi che, con le sue 11.700 tonnellate di stazza lorda, sarebbe stato un cavallo di battaglia che trasportava merci e passeggeri per lo più di classe turistica. La nave fu progettata per il servizio atlantico durante tutto l’anno e, navigando verso la Scandinavia, fu dotata di uno scafo e di una prua rinforzati dal ghiaccio che ne avrebbero segnato per sempre l’eredità. Una caratteristica che la salvò, ma che condannò l’Andrea Doria.
L’affondamento dell’Andrea Doria da parte dello Stickholm
Il 25 luglio 1956, l’Andrea Doria, transatlantico italiano diretto verso gli Stati Uniti, si scontrò con la motonave svedese Stockholm in un corridoio marittimo trafficato, avvolto da una fitta nebbia, nonostante la nave italiana avesse emesso i necessari segnali radio e sonori, ignorati dallo Stockholm.
Alle 23:10, senza contatti radio o visivi, la prua rinforzata della Stockholm, guidata dal terzo ufficiale Carstens-Johannsen, squarciò la murata dell’Andrea Doria a 40°30′N 69°53′W, causando 46 morti immediati tra i 1706 passeggeri e 5 tra l’equipaggio svedese.
L’Andrea Doria imbarcò 500 tonnellate d’acqua, inclinandosi pericolosamente a dritta di oltre 15°. Il comandante Piero Calamai, deciso a non abbandonare la nave, ordinò segnali di emergenza ma evitò l’ordine di evacuazione immediata per prevenire il panico.
Lo sbandamento rese inutilizzabili le scialuppe di sinistra, complicando l’evacuazione. L’Île de France, guidata da Raoul de Beaudéan, invertì la rotta e, con una manovra magistrale, salvò 753 naufraghi, accostandosi a 370 metri dall’Andrea Doria. Altre navi, come la Cape Ann, la Thomas e la stessa Stockholm, contribuirono al soccorso, accogliendo 542 superstiti.
Tra i sopravvissuti, Linda Morgan, 14 anni, fu ritrovata viva sul ponte della Stockholm, mentre sua sorella morì nell’impatto. L’unica vittima durante il salvataggio fu Norma Di Sandro, una bimba di 4 anni, deceduta per un trauma cranico. L’eroismo di Calamai e del suo equipaggio, unito alla prontezza di de Beaudéan, limitò le perdite. Calamai, due volte medaglia d’argento al valor militare, messi in salvo i passeggeri, avrebbe voluto seguire l’antica tradizione del mare e andare a fondo con la nave. Riluttante, fu costretto a lasciare la nave dai suoi ufficiali, ma fu l’ultimo uomo a scendere dal transatlantico.
Con la demolizione dello Stockholm si perderà la traccia ultima di una grande tragedia del mare.
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