Attualità
L’Italia è sotto assedio, ma nasce RivivItalia, la startup della resistenza
Ieri mattina alla pubblicazione del presente articolo, sul blog di economia spiegata facile, ha fatto eco, su questo, Claudio Borghi con le sue non proprio rosee prospettive in merito alla trattativa in corso in sede europea.
Abbiamo così deciso di proporci anche su scenari economici per rendervi partecipi della visione che abbiamo su come l’Italia sta affrontando l’emergenza coronavirus.
Adesso è diventato un vero assedio ciò a cui l’Italia è sottoposta, forse più di altri Paesi.
Anche se stiamo parlando dello scenario peggiore, che ci auguriamo non debba verificarsi, è bene che i cittadini inizino a prendere coscienza di come è fatto l’assedio e cosa occorre fare per non farsi cogliere impreparati dall’urto covid19.
Parola d’ordine resistenza e resilienza.
Meglio avere un piano B.
RivivItalia è una proposta che sta nascendo ora ed è aperta a tutti.
L’assedio
Proposte concrete per affrontare il covid19 senza aspettare lo Stato.
l’idea dell’assedio, per descrivere le condizioni in cui si trovano Italia e il resto dell’Europa, è venuta a Daniele Marangoni, cofondatore dell’associazione Noi che credevamo nella BPVI, con cui ho frequenti contatti.
Egli pensa che se questo assedio si protrarrà, le scene di fame appena viste in Sicilia, con la predazione di alcuni supermercati, diventeranno sempre più frequenti e sempre più sparse lungo tutta la penisola e, chissà, probabilmente in tutto il sud Europa.
Nel libro di economia spiegata facile abbiamo raccontato che, fino alla fine degli anni ottanta gli italiani risparmiavano in media il 25% del proprio stipendio.
È con quei risparmi che gli italiani hanno comprato casa e istruito i figli. Cose oggi quasi impensabili per un 25-30 enne.
Oggi infatti riusciamo a risparmiare tra il 2 e il 5% e questo dato ci restituisce la misura di quanto i cittadini potranno resistere stando chiusi in casa senza poter produrre ricchezza e i mezzi per sostentarsi.
E stiamo parlando di una media.
Sappiamo che, se un cittadino mangia due piatti di pasta al giorno e un cittadino digiuna, le statistiche ci parlano di un piatto di pasta a testa.
Ebbene chi oggi digiuna, non aspetterà di morire di fame prima di agire.
L’avviso ci è già arrivato dalla Sicilia e gli esempi non mancano neanche in Veneto.
Siamo sicuri che, a breve, le stesse situazioni non possano verificarsi anche nel resto d’Italia?
Certo, quello che stiamo paventando è lo scenario più nefasto e ci auguriamo di sbagliarci.
Però è anche vero che sempre meglio rimettere nell’armadio un progetto non più necessario che trovarsi sprovvisti di soluzioni.
L’assedio dei Paesi del nord Europa
Quello che i Paesi del Nord Europa, Germania ed Olanda in testa, stanno facendo nei nostri confronti, se seguiamo il pensiero di Daniele, in effetti hanno le stesse sembianze di un assedio.
Mentre l’emergenza coronavirus necessiterebbe di finanziamenti esenti da interessi, fino ad arrivare al cosiddetto helicopter money che abbiamo descritto nel precedente articolo intitolato, La BCE torna a stampare moneta per salvare l’Euro (non noi).
Olanda e Germania vorrebbero che gli aiuti fossero erogati dal MES.
Come abbiamo ampiamente argomentato nel recente, Il MES è una fregatura e va abolito, il MES rientra in quel segmento dei trattati europei che fanno capo all’applicazione dell’austerity.
Ricorrere al MES equivale a commissariare l’Italia ed a cedere la sovranità sia delle riserve di oro e di valute estere dello Stato, della leva fiscale (cioè le tasse da farci pagare verrebbero decise dai Paesi invasori), fino a minacciare risparmi e persino le proprietà private, nel senso che sarebbero soggetti a prelievi e a tassazione maggiorata pur di farci rientrare dai prestiti.
Ricordiamo che i prestiti concessi dal MES verrebbero fatti con soldi nostri.
Il MES è il cavallo di Troia di Olanda, Germania
e mercati finanziari
Per capire come funziona il MES raccomandiamo la lettura di questo schema.
I soldi del MES sono i versamenti fatti dagli Stati dell’Eurozona, quindi sono soldi nostri conferiti ad un fondo comune, il MES appunto.
L’Italia ha già versato nel conto comune oltre 14 miliardi dei 125 complessivi che ci siamo impegnati a versare entro 5 anni dall’approvazione del MES.
Vi abbiamo già spiegato che il ruolo di prestatore potrebbe essere occupato dalla BCE, sempre che prestasse a fondo perduto.
Perché?
Perché la BCE crea denaro dal nulla senza indebitarsi con nessuno!
Idem potrebbe fare la Banca d’Italia e meglio ancora il Ministero del Tesoro, come vedremo qui di seguito.
L’Italia sino ad ora ha rifiutato il ricorso al MES, minacciando la rottura se l’Europa non cambierà idea.
I 10 giorni di preavviso dati dal Presidente del Consiglio Conte all’Europa, contribuiscono a potenziare questa immagine della trattativa stando sotto assedio.
Quanto potrà resistere l’Italia?
Secondo Daniele se i troiani furono capaci di resistere nove anni, prima di capitolare per il tranello del famoso cavallo di legno ideato da Ulisse, a noi restano circa tre mesi.
Forse meno.
Troviamo delle analogie tra il periodo alla fine degli anni settanta e quanto descritto in alcuni apparsi nei giorni scorsi.
Ricorsi storici che è bene ricordare,
l’assedio di mafia e Brigate Rosse
Dal libro di economia spiegata facile:
…verso la fine degli anni 70 i servizi segreti italiani vennero a conoscenza dell’avvicinamento tra mafia e brigate rosse.
Queste, volendo approfittare della depressione nel Sud e del malcontento tra la popolazione, si volevano associare nel meridione per proferire le loro attività criminali.
Lo Stato scelse di rispondere con massicce assunzioni per dare redditi al Sud e disinnescare il malcontento.
Vennero così assunti decine di migliaia di dipendenti pubblici (vedi ad esempio i mitici forestali). Tutte queste assunzioni di massa crearono, com’è ovvio, il boom della spesa pubblica
Nel cospicuo capitolo dedicato al debito pubblico spieghiamo che questa fu una delle leve che lo Stato utilizzò per contrastare il pericolo in agguato.
Fino ad oggi lo Stato che contribuito a fare arrivare quantità indescrivibili di liquidità nelle casse di un ristretto gruppo di banche e gruppi finanziari, detti impropriamente, mercati.
Oggi, specularmente, lo Stato dovrebbe immettere quella liquidità nell’economia, per scongiurare le razzie dei supermercati o, peggio l’affiliazione dei cittadini più poveri alle associazioni criminali, come paventato appunto da alcune testate.
La soluzione di Daniele e del gruppo di lavoro battezzato RivivItalia, serve a scongiurare lo stato militare e fa leva sulla cooperazione tra cittadini.
Gruppi di acquisto solidale (GAS) potrebbero essere attivati in maniera da rendere capillare l’approvvigionamento dei viveri necessari a prolungare la resistenza.
Sì, ma come fare senza soldi?
La cosa principale da fare è salvaguardare la catena dell’economia!
Come fare senza soldi?
L’Italia potrebbe ancora battere una moneta sovrana con la Banca d’Italia.
Si tratterebbe di monete e banconote di Stato simili agli Euro, ma valide soltanto all’interno del confine nazionale.
La loro emissione verrebbe contabilizzata tra le uscite (cioè i debiti dello Stato) ma lo Stato non dovrebbe rimborsarla a nessuno. Inoltre non sarebbe gravata da interessi.
Certo è che andrebbe a gonfiare il computo del debito pubblico.
Ciò non avverrebbe, in teoria, se l’emissione venisse fatta direttamente dal Ministero del Tesoro.
In questo particolare caso, niente debito e niente interessi.
Ma credo che i benpensanti del rigore adrebbero a raccontare ai quattro venti la balla dei soldi del monopoli.
Al momento, almeno al nord, il problema liquidità sembra momentaneamente scongiurato, ma poniamo il caso questa quarantena si prolunghi più di quanto sia sopportabile dal tessuto sociale delle Regioni maggiormente colpite, le istituzioni continueranno a rimanere immobili?
L’imprenditoria si sta mobilitando per attivare gli ammortizzatori sociali ma, nel frattempo, sta erodendo capitale proprio per onorare i propri impegni verso dipendenti e collaboratori.
Nel caso in cui le istituzioni non rendessero disponibili subito le risorse così necessarie, il collasso del sistema è sicuro, e molto più vicino di quel che si pensi.
STANCO DI ESSERE MUNTO COME UN BANCOMAT?
LEGGI…
ACQUISTALO SUBITO
Ebbene, le ipotesi sono diverse.
Come abbiamo reso evidente nel nostro libro, la moneta è un bene (cioè quel “qualcosa”) il cui valore viene riconosciuto dalle parti coinvolte nello scambio.
Che cosa ha valore?
I beni e i servizi?
Il tempo?
Insomma, dobbiamo creare una rete di cittadini interfacciata con la produzione locale, che di certo non manca né al nord, né tantomeno nel sud.
Da questa base creeremo un tessuto commerciale virtuoso.
La moneta di scambio potrebbe essere, come nel baratto, la promessa di ripagare con servizi professionali o con altre merci, una volta che l’economia ripartirà.
Tutto gestito con una sorta di registro elettronico dei debiti e dei crediti, ESENTI DA INTERESSI.
I conti pubblici sono stati sfiancati dall’austerity.
Dopo trent’anni di privatizzazioni, smantellamento delle società pubbliche, tagli alla sanità, alla scuola e alle infrastrutture, l’Italia è stata messa alle corde dalle alluvioni, dai terremoti e dai crolli.
Impossibile che il Paese riesca a reggersi ancora in piedi con le politiche liberiste di cui ci siamo imbevuti il cervello, legati le mani e zavorrato i piedi.
RivivItalia, la startup della resilienza!
Quando lo Stato si dimostra privo di scorte e di settori strategici come la produzione dei beni di stretta necessità (cosa impensabile nella Prima Repubblica) e con un esercito decimato dal professionismo in divisa, la palla della distribuzione delle risorse passa ai cittadini.
Non è tanto una questione di buoni spesa di Stato per gli approvvigionamenti nei supermercati.
Il problema fra due mesi rischia di andare più a fondo nella questione.
La sopravvivenza.
Oggi una buona fetta della popolazione più vulnerabile sopravvive grazie ai redditi degli anziani.
Del resto, la principale fonte di spesa per lo Stato italiano è alla voce PENSIONI.
Quante famiglie tirano a campare sulle pensioni dei nonni?
Giunti a perdite per 10.000 unità (in data 29 marzo 2020, fonti del Governo) – sempre per sposare la metafora della guerra – la quasi totalità sono anziani in pensione.
Non vogliamo neanche fare per il momento il calcolo di quanto la goccia verrà a ridursi con la fine dell’erogazione delle pensioni o la loro riduzione per via della reversibilità.
Si potrebbe fare solo con un censimento dei defunti.
Dunque lo Stato dovrebbe fare in modo da tenere in circolo la liquidità pari all’ammontare del “risparmio” provocato dal virus.
Ma secondo Daniele Marangoni e il suo gruppo di lavoro, il problema è ancora oltre.
È il nodo della distribuzione.
Lui pensa che la grande distribuzione (GDO) non sarà in grado di approvvigionarsi di beni a lungo attraverso la sua filiera tradizionale.
Ricordiamo che le produzioni locali sono fuori mercato rispetto ai prezzi al ribasso della GDO e per questo estromessi dal grande circuito delle merci.
Come facciamo allora a mettere in circolazione in modo capillare le produzioni locali?
L’appello
Occorre l’appoggio di tutta la comunità:
- produttori
- consumatori
- informatici
- comunicatori
- finanziatori
- imprenditori
- creativi
- esperti nella logistica
- … eccetera
Stiamo cercando di creare un modello replicabile autonomamente dalle comunità, piccole e grandi, che si trovano isolate su tutto il territorio, italiano ed europeo.
Proprio in questi giorni è iniziata nella provincia di Vicenza lo studio – operativo – per la creazione del progetto per la resistenza che metterà a diretto contatto la filiera produttiva con la rete dei consumatori.
L’organizzazione (che non ha alcun colore o velleità politiche) si disporrà su tre livelli:
- produttori/fornitori
- distribuzione
- consumatori
Il tutto all’interno del software gestionale, in trasparenza, senza intermediari e senza fini di lucro.
Ve lo andremo a spiegare attraverso gli organi di informazione proprietari di cui ESF si fa portavoce di prima istanza.
La partita è appena cominciata e nelle prossime settimane contiamo di rendere pubblico il progetto di Daniele Marangoni e del gruppo di lavoro.
Segui l’hashtag #rivivitalia e PASSA PAROLA!
Contatti: Daniele Marangoni
[email protected]
Mob: 392 1112041
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