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ASPI, PERDITE FORTISSIME, LA CESSIONE E’ UN AFFARE PER ATLANTIA. Prosegue la tradizione italiana di privatizzare gli utili e pubblicizzare le perdite

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Prima i dati. Italia Oggi giustamente mette in evidenza come ASPI, ex Società Autostrade, nel  2019  si era mangiata un terzo del capitale con una perdita per 291, 3 milioni di euro. Ne restano ancora 566 milioni, ma non basteranno a coprire la perdita immaginata per il 2020, che potrebbe essere superiore al miliardo di euro anche per l’effetto del COVI-19 e la caduta del traffico autostradale per due mesi. Del resto se l’economia non funziona  non possono funzionare neppure le società di servizi, neanche in monopolio. Un sistema economico è strettamente interlacciato ed una rete autostradale che si è ripagata da sola, con tariffe contenute, quando l’Italia della lira cresceva, ora nella “Ricca” italia dell’Euro va in perdita , anche per i mancati investimenti della parte pubblica.

A questo punto si conferma una tradizione dei cosiddetti grandi imprenditori italiani: privatizzano gli utili e pubblicizzano le perdite. In questo caso la famiglia Benetton si è goduta 20 anni di utili incontrollati su un sistema autostradale in buono stato, facendo manutenzioni minime ed insufficienti. Quindi ora, quando le evidenti mancanze iniziano a generare delle perdite, lascia tutto in mano allo stato, perfino pagati dallo stato stesso. Il tutto grazie alla geniale soluzione per la quale una società dal futuro nero, se non quasi bancarottiero, viene comprata dallo stato in parte ed in parte garantita da CDP, portata in borsa dove gli autori del fallimento potranno liberarsi di quanto rimasto. Di questo perfetto tempismo possiamo ringraziare chi, al governo, ha assicurato questa dorata via di fuga ai Benetton. altro che dura contrattazione! PD e Cinquestelle han legato i cani con le salcicce.

Comunque il colpo finale per ASPI è arrivato  lo scorso gennaio dal contemporaneo downgrade del rating da parte delle tre principali agenzie: Moody’s, Fitch e Standard & Poor’s, con il declassamento sotto il livello investimento  e quindi il rischio, quanto mai realistico, che la BEI e la CDP richiedessero o garanzie ulteriori oppure il rientro dalle esposizioni, con la possibilità di una crisi finanziaria.  Ora la situazione viene risolta dallo stato che, paradossalmente, alla fine ha salvato i Benetton. Altro che responsabilità per la caduta del Ponte Morandi.


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