Difesa
Artico, la sfida cinese agli USA: cinque rompighiaccio di Pechino vicino all’Alaska mettono a nudo il divario strategico.
La comparsa simultanea e senza precedenti di cinque navi rompighiaccio cinesi vicino all’Alaska evidenzia un preoccupante divario strategico per gli Stati Uniti. Mentre Pechino avanza con la sua “Via della Seta Polare”, Washington arranca, con una flotta inadeguata e progetti per nuove navi in forte ritardo.

L’esercito e la Guardia Costiera degli Stati Uniti stanno monitorando la comparsa simultanea e senza precedenti di cinque navi rompighiaccio cinesi nella regione artica, vicino all’Alaska. Una presenza che, da sola, rappresenta due volte e mezzo il numero di rompighiaccio che la Guardia Costiera statunitense è attualmente in grado di operare nell’intera regione. La situazione evidenzia un divario strategico che Washington sta cercando faticosamente di colmare.
Le navi cinesi, che includono diverse unità destinate alla ricerca, sono sotto stretta osservazione del North American Aerospace Defense Command (NORAD) e del U.S. Northern Command (NORTHCOM). “Sebbene le navi operino in acque internazionali e non siano considerate una minaccia diretta alla sicurezza nazionale, il loro numero rappresenta un aumento rispetto agli anni passati“, ha dichiarato un portavoce del NORTHCOM. “NORAD e USNORTHCOM continueranno a monitorare i loro spostamenti nella regione”.
La reazione americana e il monitoraggio
La Guardia Costiera ha confermato di aver “rilevato e risposto a due navi da ricerca cinesi che operavano nell’Artico statunitense e sta attualmente monitorando un totale di cinque navi simili nell’Artico statunitense o nelle sue vicinanze”.
Già il 5 agosto, un velivolo C-130J Hercules della base di Kodiak era intervenuto per sorvegliare le navi da ricerca cinesi Ji Di e Zhong Shan Da Xue Ji Di, mentre transitavano nel Mare di Bering. Il giorno successivo, il cutter della Guardia Costiera Waesche ha nuovamente intercettato la Zhong Shan Da Xue Ji Di a nord dello Stretto di Bering, già oltre il Circolo Polare Artico.
Queste operazioni rientrano nell’ambito dell’operazione “Frontier Sentinel”, concepita per contrastare attività avversarie nelle acque dell’Alaska e dell’Artico statunitense, difendere gli interessi sovrani e promuovere una condotta marittima in linea con il diritto internazionale. La presenza di navi cinesi è diventata una costante: già l’anno scorso, tre unità da ricerca di Pechino avevano condotto operazioni a nord dello Stretto di Bering.
Il contesto strategico: la “Via della Seta Polare”
Lo scioglimento dei ghiacci sta aprendo nuove rotte marittime e rendendo accessibili immense risorse naturali, trasformando l’Artico in un’area di crescente competizione geopolitica. Sebbene la Cina si trovi a quasi 3.000 chilometri di distanza, nel 2018 si è autodefinita una “nazione quasi artica”, lanciando l’iniziativa economica della “Via della Seta Polare”.
L’interesse di Pechino è principalmente economico e strategico. Secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS), “la distanza da Shanghai ai porti tedeschi è di oltre 4.600 km più breve attraverso la Rotta del Nord rispetto al Canale di Suez”. Un vantaggio commerciale enorme, che si inserisce in una più ampia strategia di espansione dell’influenza globale della Marina cinese (PLAN).
Il divario con gli Stati Uniti
Il confronto delle flotte da ghiaccio è impietoso. Mentre la Russia dispone di decine di rompighiaccio e la Cina ne ha schierati almeno cinque, gli Stati Uniti ne operano solo due adatti all’Artico: il Polar Star e l’ Healy. Di questi, solo il Polar Star è classificato come rompighiaccio pesante, ma l’unica unità attualmente operativa nella regione è l’Healy.
Recentemente, la Guardia Costiera ha acquisito una terza unità, la Storis (precedentemente una nave commerciale chiamata Aiviq), che è stata commissionata il 10 agosto. Si tratta però di una “strategia ponte” per garantire una presenza minima nell’immediato, in attesa di nuove costruzioni.
Un portavoce della Guardia Costiera ha chiarito che, sebbene la flotta totale includa altri 18 rompighiaccio domestici e 16 navi di supporto, queste unità “non sono in grado di operare nelle regioni polari”. La necessità, espressa dal Presidente, è quella di arrivare a una flotta di 40 rompighiaccio per salvaguardare la sicurezza e la prosperità economica nazionale.
I tentativi di recupero e le sfide future
Gli Stati Uniti non costruiscono un nuovo rompighiaccio da quasi 50 anni e gli sforzi per modernizzare la flotta sono stati afflitti da ritardi. Il primo dei nuovi Polar Security Cutter (PSC) pesanti, la cui costruzione è iniziata l’anno scorso, non dovrebbe essere consegnato prima del 2029, con un ritardo di cinque anni sulla tabella di marcia originale.
Per accelerare i tempi e colmare il divario, Washington sta esplorando anche la cooperazione internazionale. L’anno scorso è stato siglato l’ICE Pact con Canada e Finlandia, un accordo per mettere in comune le risorse e stimolare la costruzione navale. Recentemente, un consorzio di quattro importanti costruttori navali di questi tre Paesi ha annunciato una partnership per costruire i nuovi rompighiaccio Arctic Security Cutter (ASC) negli Stati Uniti, promettendo la consegna della prima nave entro 36 mesi dalla firma del contratto.
La crescente attenzione per l’Artico non si limita alle navi. La Russia sta espandendo massicciamente le sue infrastrutture militari, come la base aerea di Nagurskoye. Da parte loro, gli Stati Uniti conducono esercitazioni annuali come Arctic Edge (AE25) per migliorare la prontezza operativa nel Grande Nord.
Tuttavia, la presenza simultanea di cinque rompighiaccio cinesi vicino all’Alaska è un chiaro segnale delle ambizioni di Pechino e un promemoria di quanto sia urgente per gli Stati Uniti recuperare il terreno perduto in una regione sempre più cruciale per gli equilibri globali.
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