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Argentina: Milei stravince il plebiscito di medio termine. Il Kirchnerismo crolla (anche a Buenos Aires) Che succederà ora?
Trionfo di Milei alle legislative: LLA stravince in 16 province, compresa Buenos Aires. Il Kirchnerismo crolla, Kicillof ridimensionato. Il governo blinda il Congresso e allontana l’impeachment, forte dell’appoggio USA e della speranza economica.

Quella che doveva essere una difficile prova di metà mandato, quasi un referendum sulla turbolenta amministrazione di Javier Milei, si è trasformata in un trionfo schiacciante per La Libertad Avanza (LLA). Con risultati superiori a ogni previsione, e soprattutto con una vittoria sorprendente e inaspettata nella roccaforte peronista della provincia di Buenos Aires, il governo ha incassato un sostegno politico fermo.
L’elezione, che rinnovava metà della Camera (127 seggi) e un terzo del Senato (24), arriva forse nel momento di maggior fragilità politica di Milei, reduce da settimane complesse segnate da aiuti finanziari diretti richiesti al Tesoro USA e da scandali interni. Eppure, LLA non solo ha sconfitto il kirchnerismo nel suo feudo (la provincia di Buenos Aires, che pesa per quasi il 40% dell’elettorato), ma ha vinto in 16 province totali, inclusi gli altri cinque distretti più grandi: Córdoba, Santa Fe, CABA e Mendoza.
La Libertad Avanza ha raccolto circa il 40% dei voti totali a livello nazionale, relegando la peronista/kirchnerista Fuerza Patria e i suoi alleati a poco più del 31%. Un dato che ridisegna la mappa politica argentina, forse in modo irreversibile.
Un segnale tecnico, ma significativo, è il calo dell’affluenza: ha votato solo il 67,85% degli aventi diritto, confermando un progressivo e lento disinteresse verso la politica tradizionale, forse causato da apatia e disillusione. Da notare anche il debutto della Scheda Elettorale Singola (BUP) e la sospensione, per la prima volta dal 2011, delle primarie (PASO).
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🗳 26 O | Resultado nacional Diputados
🦁La Libertad Avanza 40,7% (9.323.310 votos)
🔵Fuerza Patria y afines 31,68% (7.258.386 votos)
🟠Provincias Unidas 6,97% (1.596.761 votos)
🔴FIT-U 3,91% (896.006 votos)Participación: 67,9%
— Elecciones Argentina 2025 🇦🇷 (@ArgElecciones) October 27, 2025
Congresso blindato: cosa cambia per Milei
L’impatto più immediato e tecnico di questo voto è sulla governabilità. Javier Milei, che finora ha governato con numeri parlamentari risicati, si ritrova improvvisamente in una posizione di forza.
Alla Camera dei Deputati, LLA diventerà la minoranza più numerosa, superando l’Unión por la Patria. Il blocco libertario balza dagli attuali 37 deputati a 93, ai quali si sommano almeno 20 alleati del PRO che si sono uniti alle liste viola. Questo porta il totale della coalizione di governo a circa 110-113 seggi.
Sebbene manchino ancora circa 15-20 voti per raggiungere il quorum (129) necessario ad aprire le sessioni autonomamente, il dato cruciale è un altro: superando abbondantemente un terzo della Camera (86 seggi), Milei dissipa lo spettro dell’impeachment e si assicura la protezione sul veto presidenziale. È un dettaglio fondamentale, considerando i recenti scontri su leggi come quella sul Finanziamento Universitario o l’Emergenza Pediatrica, che il governo si rifiutava di attuare per mancanza di fondi. Ora può trattare con i partiti centristi da una posizione di grande forza.
Anche al Senato la musica cambia. LLA ha vinto in sei delle otto province che eleggevano senatori (incluse Buenos Aires, Chaco ed Entre Ríos) e si ritroverà con un solido blocco di 19 senatori, mentre il kirchnerismo perde pezzi significativi.
Consapevole di aver ancora bisogno di accordi, un Milei esultante (e, per l’occasione, in giacca e cravatta anziché nel solito chiodo) ha usato per la prima volta la parola magica: “accordi”. Ha invitato la “maggioranza” dei governatori a dialogare per tradurre in legge le direttive del “Patto di Maggio”, promettendo “il Congresso più riformista della storia”.
La vittoria ha effetti anche negli equilibri interni al governo: i chiari vincitori sono l’ala “pura” di LLA guidata dalla sorella del presidente, Karina Milei, e da Martín Menem, apparentemente a scapito dell’ala più tecnica legata al guru della comunicazione Santiago Caputo, anche se Milei nel discorso della vittoria ha cercato di rimetterli sullo stesso piano.
Il crollo delle alternative: addio “Centro”, Kicillof ridimensionato
Se LLA festeggia, due attori politici escono con le ossa rotte: il kirchnerismo e la cosiddetta “terza via” dei governatori.
L’impatto maggiore è senza dubbio il crollo peronista nella provincia di Buenos Aires (PBA). Solo sei settimane fa, nelle elezioni provinciali, LLA aveva perso di 13 punti. Domenica, la lista guidata da Diego Santilli (in alleanza con LLA) ha vinto, seppur di misura (0,5%), contro quella dell’ex ministro Jorge Taiana. È un colpo durissimo per le ambizioni presidenziali del governatore Axel Kicillof, che puntava a guidare la resistenza e la futura rinascita peronista.
L’immagine dal bunker di Fuerza Patria era emblematica: Kicillof, accanto a figure come Máximo Kirchner e Sergio Massa, parlava di risultato “risicato” e lanciava un messaggio a Milei (“Sbagliate a celebrare quando 6 argentini su 10 non sono d’accordo”), ma la realtà è che la sua leadership ne esce fortemente ridimensionata. Con Cristina Kirchner incarcerata e interdetta, il peronismo è ora senza una guida chiara e si prevede un’intensificazione dei conflitti interni.
L’altro grande sconfitto è il “centro”. La neonata coalizione “Province Unite” – che riuniva governatori peronisti non-K, radicali e PRO (come Llaryora, Pullaro, Schiaretti) nel tentativo di creare un’alternativa moderata – è stata praticamente liquidata dalla polarizzazione. Hanno perso ovunque tranne che a Corrientes, una sconfitta catastrofica. Come ha chiosato un analista, “la costruzione di un centro moderato e razionale dovrà attendere”.
Le cause del trionfo: Aiuti USA, anti-kirchnerismo e la “speranza”
Come ha fatto Milei, in un contesto economico di forte “adattamento” (leggi: austerità) e con il governo impelagato in scandali, a ottenere un simile risultato?
La prima ragione è strategica. Il governo ha spinto sulla polarizzazione estrema. La vittoria peronista del 7 settembre nella PBA ha agito da catalizzatore: la paura che “il passato potesse tornare” ha mobilitato in modo straordinario l’elettorato moderato e, soprattutto, quello anti-kirchnerista. Il dolore per l’aggiustamento economico è passato in secondo piano rispetto al terrore di un ritorno al passato. Come osserva con ironia il politologo Federico Zapata: “L’anti-kirchnerismo è oggi il principale movimento sociale di massa in Argentina”.
La seconda ragione è economica e internazionale. Nelle ultime settimane, l’amministrazione Milei, esausta, ha cercato un’ancora di salvezza nel Tesoro degli Stati Uniti, ricevendo aiuti finanziari diretti. L’amministrazione Trump (che il testo identifica come al governo) è stata la “grande salvatrice” che ha tirato fuori Milei “dal precipizio”. Lungi dall’essere vista come un’ingerenza, l’intervento USA è stato percepito come uno stimolo per invertire la disperazione.
Infine, la speranza. Nonostante tutto, una parte dell’elettorato crede ancora che il cammino intrapreso da Milei sia l’unico possibile per ristabilizzare l’economia e sbloccare finalmente le immense ricchezze del Paese. Il sostegno schiacciante di domenica è l’immagine di “gloria” che Milei ha potuto mostrare ai mercati lunedì mattina.
L’endorsement di Trump e le sfide future
L’amministrazione USA, che aveva avvertito che non sarebbe stata “generosa” con Milei in caso di sconfitta, ora considera questa vittoria anche “sua”. Del resto ha sostenuto il Peso Argentino con prestiti in Dollari e collegando direttamente la loro disponibilità alla vittoria elettorale. Trump si è veramente speso per il suo alleato, direttamente e con mezzi importanti.
Dal suo tour in Asia, il presidente Donald Trump si è congratulato via Truth Social: “Congratulazioni al presidente Javier Milei per la sua schiacciante vittoria in Argentina. Sta facendo un lavoro eccellente! Il popolo argentino ha giustificato la nostra fiducia in lui”.
Milei si unisce così al club esclusivo di presidenti (Néstor Kirchner nel 2005, Mauricio Macri nel 2017) che hanno aumentato il loro consenso nelle elezioni di medio termine. La storia però offre due finali diversi: Kirchner riuscì a far eleggere la moglie due anni dopo; Macri, dopo il trionfo del 2017, entrò nella crisi finanziaria del 2018 e fallì la rielezione.
La sfida per Milei ora è trasformare questo trionfo, basato in gran parte sulla paura del nemico, in un progetto di maggioranza basato su meriti propri, cercando un'”espansione virtuosa” piuttosto che uno “spazio egemonico”.
Domande e Risposte
1. Cosa significa questa vittoria per la stabilità del governo Milei? Significa un rafforzamento decisivo. Con 93 deputati propri e oltre 20 alleati, Milei supera ampiamente il terzo della Camera. Questo gli permette di bloccare qualsiasi tentativo di impeachment (messa in stato d’accusa) e di proteggere i suoi veti presidenziali su leggi approvate dall’opposizione. Sebbene non abbia ancora il quorum (129 voti) per approvare leggi da solo, la sua capacità di negoziare da una posizione di forza è enormemente aumentata.
2. Perché gli argentini hanno votato Milei nonostante la difficile situazione economica? Hanno prevalso due fattori. Il primo è il rifiuto del Kirchnerismo: la strategia di polarizzazione ha funzionato. La paura che il peronismo kirchnerista potesse tornare al potere, specialmente dopo la loro vittoria provinciale a settembre, ha mobilitato l’elettorato anti-K, che ha preferito sopportare l’austerità attuale piuttosto che rischiare un ritorno al passato. Il secondo fattore è la speranza che la “terapia d’urto” di Milei sia l’unica via per stabilizzare l’economia e avviare la crescita.
3. Che fine ha fatto l’opposizione peronista (Kirchnerista)? L’opposizione peronista esce pesantemente sconfitta. Ha perso la sua storica roccaforte, la provincia di Buenos Aires, un colpo durissimo per il governatore Axel Kicillof, che si candidava a leader della futura opposizione. Con Cristina Kirchner fuori gioco politicamente e giudiziariamente, e figure come Massa e Máximo Kirchner indebolite, il peronismo si trova senza una guida chiara e dovrà affrontare una profonda lotta interna per la leadership in vista del 2027.









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