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Archiviata un’ennesima querela di RTI, Striscia e Antonio Ricci contro Osservatorio Antiplagio

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Il 27 maggio 2010 il coord. naz. di “Osservatorio Antiplagio” Giovanni Panunzio, nel raccontare le fasi di un processo a suo carico (in cui poi verrà definitivamente scagionato), dopo una delle tante querele di Antonio Ricci contro di lui, aveva ripubblicato nel sito antiplagio.org le frasi ritenute diffamatorie da Mediaset e “Striscia la notizia”.
Panunzio scriveva: “La trasmissione Striscia si dimentica di denunciare i ciarlatani appartenenti alla sua parrocchia, pubblicizzati in ben 200 pagine di teletext di Mediaset. Non è azzardato affermare che parte dei compensi degli autori e conduttori di Striscia la Notizia derivi dai proventi dei sedicenti maghi”.

Nonostante l’esposizione di Giovanni Panunzio fosse il legittimo resoconto di un procedimento che lo riguardava (nel quale tra l’altro il 15 giugno 2012 è stato assolto), Antonio Ricci e RTI, assistiti dall’avvocato Salvatore Pino, lo avevano nuovamente citato in giudizio a Cagliari – sede storica di “Osservatorio Antiplagio” – per lo stesso identico motivo, con due querele distinte e separate. Il primo procedimento, promosso da Ricci, si era risolto il 13 gennaio 2017 davanti al giudice unico del Tribunale di Cagliari, Andrea Deidda, con l’assoluzione di Giovanni Panunzio.

Il secondo, promosso da RTI, è stato ora archiviato dal Gip (sempre di Cagliari). In entrambi i casi il coord. naz. Antiplagio era difeso dall’avvocato Demetrio Delfino. Già nel 2012 (Corte d’Appello di Milano), nel 2013 (Corte di Cassazione), nel 2014 (Gip del Tribunale di Cagliari) e nel 2015 (Gip del Tribunale di Cagliari) Panunzio era stato assolto o prosciolto per affermazioni dello stesso tenore. Dal 2012 ad oggi sono dunque una quindicina i magistrati che hanno stabilito che Osservatorio Antiplagio ha detto la verità: “Striscia la notizia” non ha mai effettuato inchieste, indagini, approfondimenti, come ha fatto in tantissimi casi diversi, su cartomanti, sensitivi, ecc. clienti di Digitalia ’08 (concessionaria Mediaset) e reclamizzati nel Mediavideo.

A questo punto il cronista si chiede perché anche altri programmi di denuncia RTI, per esempio Le Iene, non si siano mai occupati attentamente dei ciarlatani ospitati nel teletext di Mediaset: tra consulti di cartomanzia, vendita di numeri del lotto vincenti (sic!), giochi d’azzardo e costosissimi numeri a valore aggiunto che raggirano i cittadini più deboli e rovinano famiglie intere. Comprendiamo bene che quando si tratta di inserzionisti della propria azienda non sempre è facile stigmatizzare a dovere il loro operato, in particolare se si rivela ingannevole: è di ciò che campano le televisioni commerciali, e gli introiti non sono pochi. Ma le trasmissioni di denuncia, soprattutto quelle che fanno la morale agli altri, non risultano credibili, né imparziali, se l’oggetto dei loro strali viene soppesato. O ce n’è per tutti, o non ce n’è per nessuno. Il problema vero è che i “media” liberi sono un’utopia: sia per le inchieste e i tg veri, che per quelli farseschi. I paladini della tv-verità si rassegnino una volta per tutte: sono attori. Nulla più rispetto a una fiction.

In conclusione facciamo i complimenti al fondatore di “Osservatorio Antiplagio” Giovanni Panunzio, che da anni tiene testa a “Striscia la notizia” e a RTI in tutte le sedi, senza mettersi il problema di autocensurarsi, considerata la frequenza, la sostanza e la costanza delle iniziative giudiziarie (circa una dozzina) che, fin dal 2002, Antonio Ricci e Mediaset hanno intrapreso nei suoi confronti. Evidentemente l’Antiplagio ha toccato un nervo scoperto: forse mai nessuno aveva “osato” fino a questo punto?


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