Economia
L’Arabia Saudita aumenta l’export di Petrolio, ma rispetta le quote OPEC
L’Arabia ha aumentato le esportazioni di petrolio portandole ai massimi degli ultimi tre mesi. Tutto questo nonostante il rispetto delle quote OPEC e il taglio volotario di un milione di barili di petrolio al giorno di produzione. Semplicemente sta raffinando di meno
Le esportazioni di greggio dell’Arabia Saudita sono salite a un massimo di tre mesi nel mese di ottobre, secondo gli ultimi dati della Joint Organizations Data Initiative (JODI), pubblicati mercoledì.
L’Arabia Saudita, il più grande esportatore di greggio al mondo, ha esportato 5,92 milioni di bpd di greggio ai clienti nel mese di ottobre, con un aumento di 174.000 bpd rispetto a settembre.
Secondo il database JODI, che raccoglie i dati autodichiarati dai singoli Paesi, si è trattato del più alto volume medio di esportazioni dell’Arabia Saudita da tre mesi a questa parte.
Nel frattempo, l’Arabia Saudita continua a mantenere l’impegno di pompare “circa 9 milioni di bpd”. La produzione di greggio è diminuita di 3.000 bpd, raggiungendo una media di 8,972 milioni di bpd in ottobre, secondo i dati comunicati dal Regno al JODI. Quindi le quote sono rispettate. Da dove viene il maggior export?
Le raffinerie sono scese leggermente a 2,737 milioni di bpd, mentre la combustione diretta di greggio per la produzione di energia elettrica ha continuato a diminuire con la fine dei mesi più caldi nel Regno del deserto. La combustione diretta di greggio è crollata di 156.000 bpd a 362.000 bpd, secondo i dati di JODI. Quindi il Regno ha esportato un po’ più di greggio, ma ha lavorato meno greggio nelle proprie raffinerie, rispettando, all’incirca, i limiti OPEC.
All’inizio del mese l’Arabia Saudita e i suoi partner del gruppo OPEC+ hanno deciso di ritardare l’inizio dell’allentamento dei tagli di 2,2 milioni di bpd ad aprile 2025, da gennaio 2025. Il gruppo ha inoltre esteso all’anno successivo, fino a settembre 2026, il periodo in cui avrebbe annullato tutti i tagli.
L’Arabia Saudita non solo si sta accollando il volume maggiore dei tagli dell’OPEC+ in qualità di primo produttore, ma sta anche tagliando la produzione di un altro milione di bpd con una mossa unilaterale.
Tutti questi tagli non sono riusciti a far crescere i prezzi del petrolio quest’anno, a causa di una domanda di petrolio più debole del previsto, soprattutto in Cina. Il problema è la domanda, ma la contrazione del petrolio non potrà durare per sempre.
Secondo gli analisti, il prossimo anno la crescita della domanda di petrolio dovrebbe rimanere piuttosto modesta, il che potrebbe complicare ulteriormente la strategia di uscita dell’Arabia Saudita e dell’alleanza OPEC+.
Allo stesso tempo, l’offerta dei produttori non OPEC+, tra cui Stati Uniti, Brasile e Guyana, è destinata ad aumentare e a erodere ulteriormente la quota di mercato dell’OPEC.
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