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Economia

Antitrust USA: Google evita lo smembramento, ma la vittoria è solo parziale

Una vittoria solo parziale per Google nella causa antitrust: il colosso evita la divisione, ma dovrà affrontare nuove restrizioni. La decisione del giudice è un segnale per le altre battaglie legali che attendono Apple, Amazon e Meta.

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Martedì, un giudice federale ha respinto la richiesta di smembrare Google per la sua posizione dominante nei mercati della ricerca online e della pubblicità, imponendo invece restrizioni minori sulle sue operazioni quotidiane. Una vittoria solo apparente per il colosso tech, che scampa al proiettile più pericoloso ma resta sotto tiro.

Il giudice distrettuale Amit Mehta di Washington ha respinto la richiesta del Dipartimento di Giustizia di costringere l’azienda da 2.500 miliardi di dollari a scorporare il suo browser Chrome e i prodotti legati ad Android. Sebbene Google abbia schivato l’esito più severo possibile, il giudice ha ordinato che l’azienda debba condividere alcuni dei suoi dati di ricerca con i concorrenti, una sanzione comunque molto più limitata rispetto a quanto richiesto dal governo.

Lo smembramento di Google avrebbe rappresentato la più grande misura antitrust della storia moderna, un caso che ha suscitato paragoni con la storica divisione di AT&T nel 1984 e il fallito tentativo del governo di spaccare in due Microsoft nei primi anni 2000.

La decisione offre un barlume di speranza per le altre Big Tech che affrontano potenziali smembramenti, tra cui Meta, Amazon e Apple.

Lo scorso agosto, lo stesso giudice Mehta aveva stabilito che Google si era assicurata il controllo del 90% del mercato della ricerca su Internet attraverso una partnership miliardaria con Apple per essere il motore di ricerca predefinito sul browser Safari. Accordi simili erano in vigore con produttori di smartphone e operatori di telefonia mobile come Samsung e Verizon. Mehta aveva anche concluso che Google monopolizzava illegalmente il mercato degli annunci pubblicitari visualizzati accanto ai risultati di ricerca.

Quella sentenza, arrivata dopo un processo di 10 settimane, ha aperto la strada al cosiddetto “processo sui rimedi” (remedy trial), svoltosi ad aprile. È stato durante questa seconda fase che il Dipartimento di Giustizia ha chiesto la misura più drastica: lo smembramento dell’azienda per porre fine al suo monopolio illegale.

Il caso ha attraversato due amministrazioni: iniziato sotto il primo mandato del presidente Donald Trump, è andato a processo durante la presidenza di Joe Biden, e ora Google ha promesso di presentare appello sotto la seconda amministrazione Trump.

Ma i guai per Google non sono finiti. L’azienda affronterà un altro processo a settembre per un altro monopolio illegale, quello nel mercato statunitense della pubblicità digitale da quasi 300 milioni di dollari. Il giudice Leonie Brinkema della Virginia ha stabilito che Google ha mantenuto il suo dominio vincolando la sua attività di “ad server” (usata dagli editori) con quella di “ad exchange” (l’asta per gli spazi pubblicitari). Google ha cantato vittoria per metà della causa e ha promesso battaglia legale per l’altra metà.

Altre importanti cause antitrust restano alle porte, pronte a rimodellare drasticamente l’industria tecnologica in America e nel mondo. Queste indagini arrivano mentre legislatori e regolatori esprimono forte preoccupazione per il rischio che le Big Tech possano monopolizzare anche il mercato dell’intelligenza artificiale, replicando quanto già accaduto con e-commerce, social media e ricerca online.

Amazon è destinata ad andare a processo all’inizio del 2027 con l’accusa di schiacciare la concorrenza per danneggiare venditori e consumatori, offrendo al contempo un’esperienza di acquisto mediocre e piena di pubblicità ingannevoli.

Apple, dal canto suo, deve rispondere all’accusa che i suoi miliardi di iPhone venduti dal 2007 siano stati progettati per “rinchiudere” gli utenti nel suo ecosistema, aumentando i costi per consumatori, sviluppatori e artisti. Le deposizioni per questo caso sono programmate fino all’inizio del 2027. La guerra contro le Big Tech è appena iniziata.

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