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Anche il m5s ha il suo Renzi, si chiama @luigidimaio 

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Qualche giorno fa ho finalmente avuto la possibilità di scambiare 5 minuti di conversazione con Luigi Di Maio. Tenevo molto a parlargli di persona perché ultimamente le sue uscite sull’euro mi avevano allarmato oltremodo e perché onestamente non mi ha mai ispirato particolare fiducia.

Di Maio, come avete certamente letto, nei giorni scorsi ha dichiarato che la campagna contro l’euro svolta durante le elezioni politiche è stata un errore ed ha preannunciato una scelta politica precisa, non si capisce bene decisa da chi, che sarebbe assolutamente catastrofica per il Paese, ovvero ha preannunciato il referendum sull’euro.

Per tale ragione mi interessava molto sentire il suo parere sul tema e sentirlo dal vivo, visto che la stampa talvolta tende a manipolare certe dichiarazioni.

Il colloquio, lo devo dire per onestà intellettuale, è stato viziato ab origine dalla comunicazione che per correttezza ho voluto fare a Di Maio circa la mia appartenenza al nuovo movimento politico “Alternativa per l’Italia”.

Questo ha oggettivamente posto Di Maio in una posizione di conflitto con me fin dalle prime battute e di evidente fastidio nel dialogare. Purtroppo la mentalità inculcata a questi ragazzi è quella che chiunque osi, pur nel rispetto delle garanzie costituzionali, fondare un partito, debba diventare automaticamente un loro nemico. Mentalità davvero pericolosa per la democrazia, ma andiamo oltre e veniamo al dunque.

Qui di seguito la trascrizione di alcuni scambi del colloquio a cui seguiranno le mie osservazioni per capire l’assurdità tecnica di quanto Di Maio mi ha detto. Con la lettera M sono contraddistinte le mie battute, con la D quelle di Di Maio.

M- ho sentito le dichiarazioni sul referendum etc….

D- cioè?

M- la GB può fare il referendum perché ha la sterlina, e li siamo tutti d’accordo, non è ricattabile. Noi qui il referendum lo facciamo a banche chiuse…
Vorrei capire la vostra posizione perché noi con voi abbiamo sempre dialogato…

D- davvero? (Ironico)

M – abbiamo fatto un sacco di eventi per voi con Rinaldi e Galloni in giro per l’Italia…

D- prima di fare un movimento e prendere una senatrice voltagabbana e metterla in senato…. (ndr, Di Maio si riferisce alla Senatrice De Pin che ha aderito al nostro partito. Se Di Maio sapesse anche solo 1/4 delle cose che oggi conosce la De Pin, grazie alla grande umiltà di  essersi messa in discussione ed aver studiato nel dettaglio il problema dell’euro, l’Italia sarebbe messa molto meglio).

D- presentatevi alle elezioni prendete voti e vediamo chi eleggete in parlamento prima di tutto… (Ironico)

D- questo è un metodo, un metodo politico di lavoro che già non condividiamo.
Referendum sull’euro 2013-2014, 2 programmi, referendum sull’euro propositivo, senza quorum. 

M- però lo sai che siamo morti con un referendum sull’euro…

D- io non credo che siamo morti perché credo nel popolo italiano…

M- ma lo facciamo a banche chiuse…

D – questo che significa?

M- hai visto in Grecia cosa è successo con siryza, é un grosso pericolo…
La scelta del referendum significa essere ricattati.

D- perché? Se vince un movimento che è contro l’euro in ogni caso lo fai a banche chiuse… che c’entra? (ndr, si ma a banche chiuse fai l’uscita e non un referendum che potrebbe legittimare, per paura, la dittatura finanziaria nel Paese)

M – quindi è una strategia? È questo che voglio capire….

D- no, non è una strategia, è semplicemente un impegno politico; noi non crediamo che si debba uscire dall’euro così come ci siamo entrati, senza chiedere niente al popolo italiano.
Questa è innanzitutto una questione di rispetto verso il popolo italiano…

M- nel momento in cui l’euro è costruito come un fatto illecito e sta distruggendo l’economia, si può parlare anche di reati e di delitti verso la personalità dello Stato, che facciamo? Un referendum per punire dei reati?

D- perfetto, perfetto assolutamente io queste cose le condivido e infatti sosterrei l’uscita dall’euro se ci fosse un referendum su questo (ndr, se concorda, quando vedremo Di Maio recarsi in Procura per denunciare le cessioni di sovranità eseguite e quelle in corso?)

M- si ma non ritenete che sia veramente pericoloso il referendum e che la gente possa avere paura e finire con il legittimare l’euro stesso?

D- l’alternativa qual è? E’ comunque eleggere qualcuno al governo e poi uscire dall’euro, quindi la consultazione del referendum si sposta invece che al referendum alle elezioni politiche e gli effetti sulla finanza sarebbero gli stessi quando viene eletto un movimento che vuole uscire dall euro.

M – potresti dire che io faccio un accordo per l’uscita concordata per cambiare eventualmente le regole e poi in caso di mancato accordo faccio l’uscita unilaterale…

D- ma tanto non è così difficile,così complessa la spiegazione.
Si divideranno alle prossime politiche, chi è contro l’euro e quelli che sono a favore dell’euro, quando vincerà uno che non dice neanche  niente sul referendum dell’euro, a banche chiuse o a banche aperte, gli effetti finanziari coinvolgeranno necessariamente la finanza,perché ha eletto quello la, quindi io non vedo grandi differenze…

M – preparando un piano industriale per tempo o comunque sia, vincendo, con decreto legge…

D- e quello puoi prepararlo prima del referendum…

M- appunto devi prepararlo prima perché poi il problema sarà recuperare risorse….

D- assolutamente, ed il referendum sposterà molto sulle alternative, perché è un referendum propositivo….

M- io ho sentito la tua intervista dove dicevi che avremo una posizione contrattuale forte col referendum….

D- certo!!

M- il problema è che con il ricatto dell’euro questa tesi è insostenibile, non siamo la gran Bretagna, questa è la nostra posizione ed è una posizione puramente tecnica…

D- ma io non voglio fare il referendum sull’uscita dall’unione europea, ma per l’euro….

M- su questo siamo d’accordo, l’unione europea è l’insieme di popoli in definitiva, quindi tolta l’arma del ricatto puoi trattare con i popoli….
Per non essere ricattabile basta non rispettare le norme sui trattati che sono contrarie all’interesse nazionale…

D- certo, certo

Ecco qua. C’è stata, certamente, una condivisione su alcune posizioni ma il modus operandi dei cinque stelle condannerà il Paese. Con Di Maio saranno necessarie due vittorie elettorali per liberarsi dall’euro e di questa oscena dittatura neoliberista. Tutto molto più difficile…

Al di là della polemica iniziale, dovuta al fatto che il leader dei cinque stelle, peraltro mai votato da nessuno e presente in Parlamento solo in forza di una legge elettorale illegittima, non condivide il fatto che una forza politica possa presentarsi alle elezioni per rappresentare democraticamente in Parlamento le istanze dei suoi elettori, il tema dei temi è spiegare ai lettori perché il referendum sull’euro sia un suicidio.

Non entro nel trito e ritrito discorso del divieto costituzionale ai referendum sui trattati internazionali. Di Maio infatti parla di referendum consultivo senza quorum, che può essere svolto benché non abbia alcun valore giuridico reale.

La posizione politica del movimento è dunque, benché sia chiaro che l’euro è un crimine (Di Maio ha detto chiaramente di condividere questo aspetto), quella di far decidere agli italiani, perché si fidano del popolo.

Ora non è che io sottovaluti il popolo italiano, ma sono realista circa lo stato attuale dell’informazione nel Paese. La gente non ha capito cos’è l’euro e perché ci ha ridotto in questa situazione, non ne conosce i meccanismi tecnici. Le televisioni sono in gran parte al servizio della propaganda neoliberista e, per la verità, lo stesso m5s distrae i propri elettori con temi quali la casta e la corruzione, temi che con la crisi non hanno nulla a che vedere senza parlare quanto servirebbe di euro, Costituzione e sovranità. Ad esempio l’incontro con Di Maio è avvenuto a margine di un suo intervento a Bogliasco dove non ha proferito una parola sulla moneta unica, ma ha parlato dei tagli dei costi della politica ed altre sciocchezze insignificanti per il destino del Paese.

Se il popolo non avrà gli elementi per costruire le proprie opinioni ovviamente il referendum potrebbe avere l’effetto catastrofico di legittimare l’euro stesso. E se l’euro è un crimine, ma la gente non lo comprende e voterà a favore dei criminali, che faremo? Rimarremo dentro questa gabbia? Ci lasceremo distruggere senza fare nulla grazie alla cooptazione compiuta dal nostro nemico attraverso un’abile strategia di marketing?

L’altro aspetto illogico del ragionamento di Di Maio è quello che referendum o presentarsi contro l’euro direttamente in campagna elettorale abbiano gli stessi effetti. Questo non è affatto vero.

In campagna elettorale hai la massima attenzione della gente, grazie agli spazi in par condicio, sui temi che contano, con la possibilità di fare grande informazione. Nei referendum l’interesse è minore e gli spazi televisivi da sempre sono ridotti. Inoltre se si ritiene di dibattere sull’uscita e di non metterla come unico punto fermo per la nostra salvezza si manda un messaggio chiarissimo alla gente: l’euro non è il problema.

Se è poi vero che in campagna elettorale i mercati vedrebbero con fastidio un movimento no euro è altrettanto vero che non inizierebbero un attacco in grande stile prima che il movimento per l’exit sia effettivamente al governo, lo abbiamo visto anche in Grecia.

Le banche sono state chiuse quando si è deciso per il referendum e non dopo la vittoria di Syrizia, che pure ventilava il riscatto della sovranità nazionale. I discorsi pre elezioni di Tsipras sul punto erano stati chiarissimi tanto che io stesso li avevo enfatizzati in alcuni articoli.

Qualora vincesse un movimento per il referendum l’attacco speculativo inizierebbe un secondo dopo le elezioni e poi proseguirebbe per molti mesi fino all’esito della consultazione ed anche oltre, influenzandola pesantemente. Le banche realisticamente sarebbero chiuse a causa del ricatto di BCE (esattamente come è avvenuto sempre in Grecia) e difficilmente il popolo resisterebbe a mesi di questa pressione, correremo il rischio di vedere un “SI” all’euro.

Un movimento che vuole uscire dall’euro peraltro non può permettersi di vincere le elezioni e poi decidere cosa fare, deve già avere chiare le idee su ciò che va fatto per fermare i mercati nel momento dell’exit, con evidenti riflessi anche in ambito geopolitico. Non puoi improvvisare e vivere alla giornata l’uscita dall’euro, è un processo che può essere indolore per il Paese e portare subito ad un ritorno alla crescita, ma va fatto da professionisti e non da ragazzini improvvisati che hanno preso 100 preferenze on line ed ora credono di essere divinità.

Per uscire dall’euro si deve avere già pronto un dettagliato piano industriale, piano perfettamente concepito e funzionante dal minuto successivo all’abbandono della moneta unica. Di Maio, come avete letto, sul piano industriale da preparare in anticipo si dice d’accordo (peraltro o ricorrono ad esperti esterni o non vedo chi nel movimento lo possa preparare), ma poi si contraddice affermando anche che il referendum sarà il modo per dibattere delle alternative.

Alternative? Ma quali alternative? L’UE è una dittatura e l’euro rappresenta il suo esercito, la leva con cui creare una crisi che ci imponga le cessioni di sovranità gradite alla grande finanza, che come noto vuole seppellire le grandi Costituzioni democratiche continentali. All’interno di questo scenario di guerra è possibile pensare di essere così ingenui dal credere che ci sia concesso studiare alternative in tutta calma?

La forza politica che avrà la responsabilità di uscire dall’euro dovrà arrivare, già prima del voto che la legittimerà, ad avere chiara la strategia. Dovrà essere pronta ad ogni reazione dei mercati e pronta all’uscita, se necessario in forza di un’immediata aggressione della finanza, anche nei cinque minuti successivi alla presa dell’incarico.

La stessa decisione e determinazione di chi vincerà sarà la garanzia che la finanza e l’UE, che ne tutela gli interessi, penseranno bene a cosa fare prima di aggredirci. Uno Stato sovrano è infatti superiore per definizione a qualsivoglia soggetto privato che può facilmente schiacciare sul proprio territorio.

Se passa la tesi di Di Maio in cui chi vince non avrà piani ed idee l’Italia si schianterà e pagheremo un prezzo altissimo per il nostro dilettantismo, prezzo che potrebbe anche essere la fine della Repubblica Italiana e la sua definitiva annessione al nuovo ordine mondiale.

Questa posizione peraltro è condivisa anche da numerose persone di buon senso e grandi capacità all’interno del movimento, penso ai ragazzi del m5s Europa che oggi oggettivamente hanno una marcia in più.

In ogni caso se Di Maio e tutto il m5s lo vorranno, noi siamo a disposizione per ogni approfondimento tecnico, come abbiamo peraltro sempre fatto anche in passato, con l’unico scopo di salvare il Paese.

Avv. Marco Mori – blog scenarieconomici – Alternativa per l’Italia. Autore de “Il tramonto della democrazia – analisi giuridica della genesi di una dittatura europea”


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