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ANCHE CONFINDUSTRIA DEVE CAPIRE LA DURA LEGGE DELLA DOMANDA.

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Anche il presidente di Confindustria deve piegarsi alle leggi dell’Economia, quella vera, quella spietata. Se ammazzi la domanda, se fai recessione, non puoi pensare che la tua azienda ne venga, chissà come, miracolosamente esclusa. Lo ha capito anche il presidente di Conindustria, Vincenzo Boccia, colui che più di tutti si era opposto al Reddito di Cittadinanza e quota cento, colui che ha sempre appoggiato i taglia alla spesa pubblica, l’austerità ed una politica da hoolingan europeista.

Ora il nostro deve richiedere l’intervento del tribunale con una procedura, permessa dal nuovo codice fallimentare, che gli fa congelare i debiti e blocca le azioni di carattere esecutivo e la richiesta di fallimento dei creditori. La sua azienda è stretta in una morsa finanziaria:

  • da un lato il mercato langue e vi è un sensibile calo del fatturato;
  • dall’altro c’è un problema di solvibilità dei clienti, anche storici, una situazione sempre figlia della stagnazione economica.

Alla società, carica di leasing, non è servito il fatto di aver delocalizzato all’estero parte delle produzioni. Anche questi offertisti devono capire che, se manca la domanda, possono trasferire le fabbriche anche nello Swaziland che non serve a nulla. Naturalmente facciamo gli auguri di migliori auguri a chi si trova in questa situazione di salvare azienda e posti di lavoro. Però questo non è un bel biglietto da visita per Confindustria, dopo il mezzo fallimento de Il Sole 24 Ore.  Inoltre speriamo che finalmente anche li capiscono che la difesa di un euro sopravvalutato dell’austerità, della compressione violenta della domanda alla Monti non serve a nulla. Si bisogna “Fare presto”, ma a scappare da questa prigione economica.

 

 


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