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Amazon e il “Taglio costi”: 30.000 dipendenti a casa (via email). La rivoluzione AI inizia così?
Amazon annuncia 30.000 licenziamenti, il taglio più grande della sua storia. Non è solo la crisi post-pandemia: ecco come l’IA e le politiche di rientro in ufficio hanno preparato il terreno a questa drastica riduzione del personale.

Il colosso dell’e-commerce (e del cloud, non dimentichiamo AWS), ha deciso di stringere la cinghia. E lo fa nel modo tipico della new economy: un taglio netto di circa 30.000 posti di lavoro corporate. Si tratta del più grande licenziamento nella storia dell’azienda, che supera persino i 27.000 tagli già visti tra il 2022 e il 2023.
La notizia, riportata anche da Reuters, segnala che circa il 10% della forza lavoro impiegatizia (quindi non i magazzinieri, ma chi sta negli uffici) è considerato in esubero.
Perché questa mossa drastica, proprio mentre l’azienda macina utili? Ufficialmente, si parla di “riduzione delle spese” e, soprattutto, di “correzione degli eccessi di assunzione” avvenuti durante la bolla della domanda pandemica. Quando tutti eravamo chiusi in casa a ordinare pacchi, Amazon assumeva a rotta di collo. Ora che la festa (o la reclusione) è finita, qualcuno deve pagare il conto.
Il Metodo: Efficienza (e Freddezza)
I tagli colpiranno diverse divisioni, inclusi i reparti Risorse Umane (ora elegantemente rinominati “People Experience and Technology”), operativo e persino la gallina dalle uova d’oro, Amazon Web Services (AWS).
Ma è il metodo che colpisce, sebbene non sorprenda più: i manager sono stati “formati” lunedì per prepararsi a comunicare… via email. Un martedì mattina qualunque, una notifica che cambia la vita. L’efficienza prima di tutto.
Questa ondata di licenziamenti non è un fulmine a ciel sereno, ma l’atto finale di una strategia di “sfoltimento” (termine orribile, ma tecnico) già in atto da mesi. Amazon, infatti, ha già tentato altre vie:
- Il Ritorno in Ufficio (RTO): L’azienda ha imposto un rigido e obbligatorio ritorno alla scrivania per almeno tre giorni a settimana. La speranza, neanche troppo velata, era che molti dipendenti, ormai abituati allo smart working, preferissero licenziarsi volontariamente. Questo avrebbe risparmiato ad Amazon i costi di liquidazione. Secondo Reuters, però, la politica “non ha prodotto abbastanza partenze”.
- La Spinta sull’Efficienza: Il CEO Andy Jassy aveva già lanciato un programma interno per identificare “inefficienze” tramite una linea di reclamo anonima. Un modo per ogni dipendente di far licenziare il collega antipatico in modo anonimo, creando un ambiente di lavoro degno della DDR.
L’Ombra Lunga dell’Intelligenza Artificiale
La domanda che apre questo articolo non è più fanta-economia: “Il prossimo passaggio? il licenziamento tramite AI?”. È la realtà.
Lo stesso Jassy ha ammesso a giugno che il crescente utilizzo dell’Intelligenza Artificiale Generativa è destinato a cambiare le carte in tavola. “Avremo bisogno di meno persone che fanno alcuni dei lavori che vengono fatti oggi”, aveva dichiarato.
Amazon, come Meta, Google e Microsoft (tutte aziende che hanno tagliato decine di migliaia di posti quest’anno), sta investendo miliardi nell’automazione. L’IA non è (ancora) l’unica causa di questi tagli, ma è certamente l’abilitatore tecnologico che li rende possibili e, dal punto di vista del management, desiderabili per aumentare i margini.
Il licenziamento via email sembra quasi un passaggio intermedio, ancora “umano” (seppur gelido), prima che sia direttamente un algoritmo a decidere chi resta e chi va. La “rivoluzione dell’efficienza” è iniziata, e i primi a pagarne il prezzo sono i lavoratori, anche quelli altamente qualificati del settore corporate.
Domande & Risposte per i Lettori
Ecco tre domande che un lettore potrebbe porsi dopo aver letto l’articolo, con relative risposte.
1. Perché Amazon licenzia così tanto se AWS (la divisione cloud) è molto redditizia? Sebbene AWS sia la divisione più redditizia, i licenziamenti colpiscono l’intera struttura corporate per ridurre i costi operativi generali, cresciuti molto durante la pandemia. L’azienda vuole correggere la “sovra-assunzione” di quel periodo. Anche AWS, pur crescendo, non è immune: l’azienda cerca efficienza ovunque e l’IA sta iniziando ad automatizzare processi anche lì, riducendo la necessità di nuovo personale per alcune mansioni tecniche o amministrative.
2. Il ritorno forzato in ufficio (RTO) è stato un fallimento? Dipende dal punto di vista. Se l’obiettivo era solo riportare la gente in ufficio, è stato applicato. Ma se, come sospettano le fonti, l’obiettivo nascosto era spingere molti dipendenti alle dimissioni volontarie (per evitare i costi dei licenziamenti), allora è stato un fallimento. La politica RTO non ha generato abbastanza “dimissioni spontanee” e Amazon ha dovuto comunque procedere con i tagli diretti, che sono più costosi per l’azienda in termini di liquidazioni.
3. L’Intelligenza Artificiale è la vera causa di questi 30.000 licenziamenti? Non è l’unica causa, ma è un fattore strategico fondamentale. La motivazione principale citata è la correzione dei costi eccessivi post-pandemia. Tuttavia, l’IA è l’abilitatore. Le nuove tecnologie AI permettono maggiore efficienza in molti reparti (HR, analisi dati, marketing). Il CEO Jassy ha ammesso che l’IA ridurrà il bisogno di personale. Quindi, l’IA non è la causa immediata del taglio, ma è la tecnologia che lo rende possibile e “sostenibile” per l’azienda nel lungo termine.








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