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Amazon dopo il caos AWS reagisce: piano per licenziare 600.000 lavoratori sostituiti da robot. Problemi sociali?

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Tempismo a dir poco curioso in casa Amazon. Proprio all’indomani del colossale caos dei servizi AWS (Amazon Web Services), che ieri ha mandato offline mezzo Internet (da Snapchat a Fortnite, passando per servizi bancari e governativi) a causa di un problema DNS nel cruciale hub US-EAST-1, arriva la notizia bomba.

Mentre gli ingegneri faticavano a rimettere in piedi i server, varie fonti di stampa svelavano, citando documenti interni, il vero piano a lungo termine del colosso di Seattle: sostituire 600.000 posti di lavoro negli Stati Uniti con robot entro il 2033, raddoppiando nel frattempo le vendite.

Viene da chiedersi, con un pizzico di malizia: non è che si cerca di far pagare ai lavoratori, in termini di efficienza e tagli futuri, i disastri tecnici dei propri servizi cloud? Ma soprattutto, si ripropone la classica domanda economica: se i robot fanno tutto il lavoro, chi percepirà uno stipendio per comprare i beni che Amazon stessa vuole vendere in quantità doppia?

Il piano: meno 30 centesimi a pacco tagliando i lavoratori

La forza lavoro di Amazon è triplicata dal 2019, ma l’era della crescita occupazionale sfrenata sembra finita. L’obiettivo, messo nero su bianco, è sfruttare l’intelligenza artificiale e la robotica per frenare le assunzioni senza frenare i profitti.

I documenti interni filtrati, sebbene Amazon li definisca “incompleti”, parlano chiaro:

  • Obiettivo 2027: Evitare l’assunzione di 160.000 persone negli USA.
  • Risparmio Atteso: 30 centesimi di dollaro in meno sul costo di ogni singolo prodotto prelevato, imballato e consegnato.
  • Obiettivo 2033: Evitare la creazione netta di 600.000 posti di lavoro che altrimenti sarebbero necessari per raddoppiare le vendite.
  • Obiettivo Finale: Automatizzare il 75% delle operazioni nei magazzini.

Per farlo, Amazon sta accelerando la produzione di robot proprietari, iniziata con l’acquisizione di Kiva nel 2012, specializzandoli in sei compiti: movimentazione, smistamento, stoccaggio, identificazione e imballaggio. Quindi non sono Amazon eliminerà i lavoratori, ma, con la propria concorrenza, impedirà aagli altri di impiegare più lavoratori. 

Il “Lifting” dell’immagine: arrivano i “Cobot”

Il management di Amazon non è ingenuo. Sa perfettamente che una notizia del genere avrebbe conseguenze sociali e d’immagine devastanti. Per questo, è pronta una strategia di comunicazione degna di un manuale di neolingua orwelliana.

Ecco le direttive suggerite nei memo, per prendere in giro la pubblica opinione:

  • Evitare termini “spaventosi”: Basta dire “automazione” o “IA”. Meglio usare il più rassicurante “tecnologia avanzata”.
  • Il “Robot” non esiste più: La parola da usare è “cobot“, un termine coniato unendo “robot” e “coworker” (collega). Un modo gentile per dire che il tuo nuovo collega non ha bisogno di pause, non si iscrive al sindacato e, presto, prenderà il tuo posto.
  • Operazione Simpatia: Per rafforzare l’immagine di “buon cittadino d’impresa” (sic), l’azienda prevede di intensificare la partecipazione a eventi comunitari, parate locali e progetti di beneficenza come Toys for Tots (distribuzione di giocattoli ai bambini bisognosi).

Un classico tentativo di “riverniciata” sociale, che stona con la dichiarazione del CEO Andy Jassy, il quale già a giugno prevedeva un calo della forza lavoro proprio a causa dell’IA. E il mercato? Apprezza. All’indomani del disastro AWS, ma con la prospettiva di tagli ai costi del lavoro, il titolo è salito di quasi il 3%.

Titolo Amazon, da Tradingeconomics

Il Contesto: “Così fan tutti”

Amazon è solo l’apripista. Come nota il premio Nobel per l’economia 2024, Daron Acemoglu, “nessuno ha un incentivo simile ad automatizzare”. Essendo il secondo datore di lavoro USA dopo Walmart, una volta che Amazon avrà reso questa automazione profittevole, “uno dei più grandi creatori di posti di lavoro diventerà un distruttore di posti di lavoro”. E gli altri seguiranno.

Il trend è già in atto:

  • Microsoft: Ha annunciato che l’IA genererà il 35% del codice dei nuovi prodotti, risparmiando già 500 milioni di dollari nei call center. I dipendenti licenziati di Xbox hanno collegato i tagli direttamente all’IA.
  • Ford: Il CEO Jim Farley stima che l’IA “sostituirà letteralmente metà della forza lavoro impiegatizia”.
  • JP Morgan Chase: Prevede un taglio del 10% della forza lavoro operativa grazie all’IA.

Il CEO di Anthropic (rivale di OpenAI), Dario Amodei, è stato ancora più netto, prevedendo la scomparsa di metà dei lavori poco qualificati entro 1-5 anni, portando la disoccupazione USA al 10% o 20%.

Mentre Amazon prepara i “cobot” e le donazioni di giocattoli, la vera domanda resta sul tavolo: il progresso tecnologico che elimina 600.000 stipendi è davvero un progresso, o solo un efficientamento dei profitti che rischia di segare il ramo su cui l’intero sistema economico (basato sui consumi) è seduto?

Domande & Risposte

1) Amazon sta licenziando 600.000 persone? Non esattamente, la strategia è più sottile. I documenti indicano che Amazon punta a evitare di assumere 600.000 persone entro il 2033, persone che sarebbero necessarie per sostenere il previsto raddoppio delle vendite. L’effetto netto sull’occupazione totale è comunque una contrazione drastica rispetto alla crescita attesa: i robot prenderanno posti che sarebbero spettati a lavoratori umani.

2) Perché Amazon vuole usare il termine “cobot”? È una mossa di pubbliche relazioni. “Cobot” deriva da “collega-robot” (co-worker robot) e suggerisce un’idea di collaborazione e assistenza, piuttosto che di sostituzione. Evitando parole come “automazione” o “robot” e promuovendo termini più “morbidi” come “tecnologia avanzata” o “cobot”, Amazon cerca di mitigare l’impatto negativo della notizia sull’opinione pubblica e sul morale dei dipendenti.

3) Qual è il problema economico se i robot sostituiscono i lavoratori? È il classico paradosso keynesiano, a volte attribuito a Henry Ford: se automatizzi la fabbrica e smetti di pagare gli stipendi, chi avrà i soldi per comprare le auto (o i pacchi Amazon)? Se milioni di posti di lavoro vengono eliminati, il reddito disponibile crolla. Questo porta a una caduta della domanda aggregata (i consumi), che a sua volta può mandare in crisi le stesse aziende che hanno automatizzato per aumentare l’efficienza.

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