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Amazon blocca le review negative al prequel “Politicamente corretto” de “Il signore degli anelli”. Rischio flop?

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Amazon ha voluto prendere   un’opera molto amata (Il Signore degli Anelli) e di trasformarla in un veicolo per una propaganda “woke” e politicamente corretta, che comprendeva messaggi femministi intersezionali e un casting forzato per una storia che originariamente era scritta antico documento storico dell’Inghilterra. Immaginate se una compagnia decidesse di fare un film su una mitologia fantastica africana e metà del cast fosse composto da bianchi? Non avrebbe avuto molto successo…

Questa volta però i fan del Signore degli Anelli, molto fedeli e molto ben abituati da ottime opere sia letteraria sia cinematografiche si sono ribellati a questa distorsione e non hanno apprezzato il prodotto. Allora meglio mettere a tacere i critici e far finta che non esistano.

Amazon e la sinistra in generale non ne sono felici. Amazon è particolarmente preoccupata perché ha già speso miliardi in costi di produzione per uno show che ora ha un punteggio di ascolto del 37% su Rotten Tomatoes. Sembra che abbiano deciso di non permettere che la stessa cosa accada sul loro sito web. Amazon sta bloccando le recensioni per 72 ore per “eliminare i troll”. Ciò significa che molto probabilmente rimuoverà numerose recensioni negative e manterrà tutte quelle positive per aumentare artificialmente l’indice di ascolto dello show. In passato si sono avuti sospetti di questo tipo di comportamento da parte di Amazon e di altri siti web quando si trattava di produzioni con i woke, ma questa è la prima volta che dichiarano apertamente la censura delle recensioni negative. Come minimo, è un segno di panico tra l’establishment hollywoodiano che si trova ad affrontare una diffusa esposizione della propria propaganda.

Fino a non molto tempo fa, se un’azienda o una società si trovava di fronte a un’intensa reazione da parte di milioni di clienti, cercava di risolvere il problema e di tranquillizzare le persone che avevano investito denaro nelle loro tasche. Negli ultimi anni, però, le cose sono cambiate. Ora, se a milioni di persone non piace un prodotto, vengono attaccate e svergognate dalle aziende come “bigotte, razziste, misogine, ecc.”. L’idea è piuttosto autoritaria: il consumatore è ora vincolato all’establishment e ai suoi partner commerciali. Lo spettatore non è più re, ma un suddito da manovrare ed educare. Se l’establishment approva un prodotto, non è consentito disapprovarlo o criticarlo. Se lo fai, sei una persona cattiva con intenzioni maligne. Il rapporto azienda/acquirente è diventato un rapporto proprietario terriero/contadino. Nella loro mente hanno lanciato perle di propaganda e, poiché siete dei porci, le vedete solo come spazzatura.

Nel caso dei media popolari e dell’intrattenimento in streaming, quando il pubblico o un fandom critica un prodotto, la risposta delle aziende è quella di chiamarlo “bombardamento di recensioni”. In realtà,. semplicemente, le persone esprimono il proprio parere e, quasi sempre, la propria delusione verso delle produzioni che mostrano solo la propria assoluta arroganza nel voler piegare i grandi classici ad una stupida e banale modernità che, fra l’altro, è ben poco creativa.


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