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Amazon abbandonato la compensazione del carbonio voluta da Bezos

Dismesso l’ente voluto da Bezos per dare gli standard sul “Net Zero”, Amazon affida ad altri la definizione delle compensazioni alle emissioni di carbonio

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Amazon ha abbandonato gli standard di compensazione delle emissioni di carbonio che il suo fondatore Jeff Bezos aveva contribuito a finanziare, optando invece per un nuovo standard ad hoc che svilupperà in futuro. Compensazione del carbonio addio.

Secondo un rapporto Reuters, che cita il gigante della vendita al dettaglio online, Amazon elaborerà un nuovo standard per verificare la qualità delle compensazioni di carbonio di cui ha bisogno per raggiungere i suoi obiettivi di netto zero. Il nuovo standard riguarderà la riforestazione e l’agroforestazione, secondo il rapporto, ma il fatto che tutto questo venga ricalcolato viene a far si che sicuramente sarà moolto meno oneroso rispetto a quello voluto dda Bezzos.

Le compensazioni di carbonio sono uno strumento popolare nella transizione energetica. In sostanza, consentono all’azienda che li acquista di emettere una certa quantità di CO2, perché sarebbe compensata dall’esistenza di una foresta pluviale, di una prateria o di un altro ecosistema che assorbe l’anidride carbonica.

Per assicurarsi che queste compensazioni portino effettivamente a una riduzione delle emissioni, l’Earth Fund di Jeff Bezos ha finanziato la creazione dell’iniziativa Science Based Targets, un organismo incaricato di progettare standard per le compensazioni di carbonio, ovviamente, come dicevano loro stessi, in modo “ambizioso”.

Inizialmente, questi standard non prevedevano che le compensazioni di carbonio venissero utilizzate dalle aziende per ridurre le proprie emissioni di carbonio di Ambito 3, ossia le emissioni generate dall’uso dei prodotti o dei servizi di un’azienda. Tuttavia, all’inizio di quest’anno, l’organismo è stato apparentemente spinto a modificare la sua posizione in merito, probabilmente dal board di Amazon che si è fatto due conti sui costi.

Il cambiamento non è durato a lungo, dopo che i dipendenti dell’SBTi si sono ribellati, provocando una rapida inversione di opinione da parte della sua leadership. Insomma nella definizione degli standard sono nati dei forti contrasti che toccavano la catena logistica della società. A

Dal momento che Amazon era concretamente interessata a poter utilizzare le compensazioni di carbonio per neutralizzare le sue emissioni, la mossa di elaborare un proprio standard era tutt’altro che inaspettata, date le dimensioni dell’azienda.

Quindi, ora sta lavorando su Abacus, che sarebbe un’alternativa agli standard sviluppati da un’altra organizzazione che Amazon ha finanziato: l’Integrity Council for the Voluntary Carbon Market. Il fatto che bisogna lavorare sulla definizione delle emissioni di carbonio è però anche un segnale che queste misurazioni sono tutt’altro che certe e vengono a dipendere dalle definizioni date a monte.

“Vogliamo garantire che ogni investimento in crediti abbia un impatto reale, quantificato in modo conservativo e verificato sulle emissioni”, ha dichiarato a Reuters James Mulligan, responsabile della neutralizzazione del carbonio di Amazon.


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