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Altro che bando! Germania e Polonia starebbero ordinando quantità record di petrolio russo
L’operatore russo di oleodotti Transneft ha ricevuto ordini di acquisto di greggio dalla Germania e dalla Polonia, ha riferito oggi la RIA Novosti, citando l’amministratore delegato di Transneft, Nikolay Tokarev. Il petrolio sarà trasportato attraverso l’oleodotto Druzhba, che non è coperto dall’embargo dell’Unione Europea sulle importazioni di greggio russo, che riguarda solo le consegne via mare.
L’embargo, entrato in vigore il 5 dicembre, mira a ridurre le entrate della Russia derivanti dalle esportazioni di petrolio, che secondo l’UE il Paese sta utilizzando per finanziare la guerra in Ucraina. Due mesi dopo, il 5 febbraio, l’UE metterà in atto un embargo sulle esportazioni di prodotti petroliferi russi.
La notizia degli ordini per Transneft arriva dopo che a novembre la Polonia ha chiesto sanzioni sull’oleodotto Druzhba nel tentativo di comprimere ulteriormente le esportazioni di petrolio russo verso l’Europa e di abbandonare un accordo che già aveva per le forniture di petrolio russo attraverso l’oleodotto senza dover pagare penali sul contratto.
La Germania, da parte sua, si è impegnata a non acquistare più petrolio russo a partire dal prossimo anno. A tal fine, si è assicurata un accordo con la Polonia per la fornitura di greggio non russo alla raffineria tedesca di Schwedt, precedentemente di proprietà di Rosneft ma rilevata dal governo tedesco all’inizio di quest’anno. I tedeschi hanno rispettato la parola con la loro usuale serietà.
In base all’accordo, la Polonia si è impegnata a garantire la consegna di due o tre carichi di petrolio da 100.000 tonnellate ciascuno al mese, a partire da gennaio, secondo una fonte senza nome vicina ai negoziati, citata da Reuters.
Nel frattempo, la principale raffineria polacca Orlen ha dichiarato a novembre di aver chiesto a Transneft la consegna di 3 milioni di tonnellate di greggio attraverso Druzhba nel corso del 2023.
L’oleodotto Druzhba trasporta greggio anche verso l’Ungheria, la Slovacchia e la Cechia, paesi senza sbocco sul mare, che erano tutti contrari a sanzionare l’infrastruttura a causa della difficile natura del tentativo di diversificare le loro forniture di petrolio.
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