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Analisi e studi

Altri guai in vista per Renzi?

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Il I aprile 2016 Il Fatto Quotidiano pubblica un articolo dal titolo

Referendum trivelle, “appello istituzioni ad astensione è reato”. Esposto M5S contro viceministro dopo articolo di Ainis (qui)

In particolare, si confà agli articoli 51 della legge 352/1970 e 98 del DPR 361/1957 (ved. Infografica)

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Analizziamo più attentamente, grazie all’aiuto dell’Avv. Marco Mori, le fattispecie delittuose:

l’art. 51 L. 352/1970 recita che le fattispecie delittuose riguardo ai referendum si rifanno all’art. 98 DPR 361/1961, il quale afferma che “chiunque, investito di un pubblico potere o funzione civile o militare, abusando delle proprie attribuzioni e nell’esercizio di esse, si adopera a costringere gli elettori a (…) vincolare i suffragi degli elettori a favore od in pregiudizio di determinate liste o di determinati candidati o ad indurli all’astensione, è punito (…)

Ordunque la fattispecie comportamentale dell’abuso e della costrizione non è presente in quanto si invitano gli elettori all’astensione sul referendum del 17/IV senza con ciò impedire loro fisicamente o moralmente di esercitare un loro diritto. La Cassazione si è espressa a riguardo del suddetto DPR con la sentenza della Sez. Penale 26/I/1987, la quale afferma che l’invito ad adempiere al dovere di voto non comporta l’elettore a votare diversamente dai suoi convincimenti e che l’induzione si rivolge allo scopo di conseguire un vantaggio o di evitare un danno sempre in presenza dell’abuso d’ufficio.

Strano che il deputato denunci per queste fattispecie e non per quella prevista dagli artt. 241 e 243 CP (ved infografica)

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correlata di diverse sentenze della Suprema Corte, come quella a SSUU 14/III/1970 la quale parla di integrità dello Stato come preservazione del popolo, territorio e potestà d’imperio (gli elementi costitutivi strictu sensu di uno stato di diritto per il diritto costituzionale, pubblico ed internazionale) o la Cass. Penale I sez 27/XI/1968, citando però manifestazioni coartanti della volontà dello Stato (leggasi violente). Certo, un Presidente del Consiglio, i suoi sottoposti e certi personaggi noti della scena politica moralmente non dovrebbero consigliare cosa e come (non) votare, ma anzi dovrebbero incitare al voto in qualunque sua manifestazione. Come dice la Costituzione all’art.48 “il voto è un dovere civico” oltre che un diritto.  Alla fine è lo Stato che paga per un referendum del quale non vuole nemmeno il raggiungimento del quorum…

Ai posteri l’ardua sentenza. Nel frattempo ringrazio l’Avv. Marco Mori per i suoi consigli a riguardo.

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T.V.

Fonti

art. 241 CP
art. 243 CP
Legge 25 maggio 1970, n. 352
D.P.R. 361/1957


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