Analisi e studi
Alternativa per l’Italia: approfondimento dei punti programmatici. 3. Priorità degli interessi del cittadino su quelli del sistema finanziario e dei potentati industriali nazionali ed internazionali
Questo punto programmatico è abbastanza chiaro già nella sua formulazione: gli interessi dei cittadini, quindi della maggioranza, devono prevalere sulle esigenze del sistema finanziario e della grande industria, nazionale e, direi soprattutto, internazionale.
L’Unione Europea, ormai è palese, fa gli interessi della grande finanza e della grande industria: dalle regole bancarie, che costringono alla concentrazione delle piccole banche come le BCC o le Banche Popolari e favoriscono la speculazione, considerandola meno rischiosa dell’attività di prestito, alle regole standardizzate per la produzione di beni, il cui onere solo la grande industria può sopportare, le direttive UE sembrano studiate per mettere in difficoltà le realtà locali ed artigiane.
Se ancora ha senso parlare di “lotta di classe” per la redistribuzione della ricchezza prodotta, questa attualmente è diventata la lotta fra “grandi” e “piccoli”, ovvero fra grande finanza, multinazionali e grande distribuzione da una parte e lavoratori, piccoli imprenditori, commercianti e autonomi dall’altra. Comprendere questo significa superare i vecchi steccati ideologici che vedono il lavoro da una parte e la proprietà dei mezzi di produzione dall’altra: attualmente il lavoratore e la PMI sono vittima degli stessi attacchi e sbaglierebbe chi, essendo datore di lavoro ed imprenditore, si sentisse agevolato dalle norme, ad esempio, sulla flessibilità del lavoro. Manovre che sembrano dare respiro all’impresa sono invece frutti avvelenati, sia perché non risolvono i problemi che hanno le piccole imprese, ovvero la mancanza della domanda, di clienti che possano spendere per acquistare i beni prodotti, sia perché la piccola azienda di solito lavora sulla qualità del prodotto, per cui il suo interesse ad una facilità di turnazione della propria forza lavoro è minima, avendo invece bisogno di lavoratori formati nell’azienda, high skilled, che conoscono i segreti della lavorazione, pena perdere la sua qualità, sia perché avere lavoratori a buon mercato e facilmente licenziabili favorisce la presenza sullo stesso mercato di produttori meno bravi, con prodotti di qualità inferiore perché prodotti con meno tecnologia e più mano d’opera, ma che possono fare concorrenza sul prezzo e rendere insostenibile il mantenimento dei propri standard.
Le riforme come il Jobs Act in Italia, o la Loi Travail in Francia sono utili solo alla grande impresa, che lavora su linee di produzione standardizzate ed ha quindi bisogno di lavoratori low skilled, facilmente intercambiabili, la quale sì ha tutto l’interesse a poter assumere e licenziare a seconda delle commesse e dell’andamento delle vendite, per minimizzare l’impatto del costo del lavoro. Sentirsi dalla stessa parte delle multinazionali o dei grandi produttori, perché anch’essi industriali, è il gravissimo errore che i nostri piccoli e medi imprenditori fanno e che si ritrova nell’adesione acritica alle posizioni di Confindustria, senza valutarne l’effettiva portata.
Dare priorità agli interessi dei cittadini significa invece recuperare i diritti sociali: il diritto ad una retribuzione dignitosa, il diritto a vedere protetto il risparmio, il diritto a non vedersi tassato per pagare gli errori e la cupidigia delle grandi banche estere, salvandole dall’insolvenza dei loro debitori da loro stesse provocata. Rimettere al centro il cittadino significa tutelare le nostre specificità contro la standardizzazione, la nostra qualità ed attenzione alla salute contro l’interesse al risparmio ed al profitto delle multinazionali, che spingono per l’utilizzo di materiali più scadenti e nell’alimentazione nella sistematica contraffazione della qualità delle merci, anche a rischio della salubrità di esse.
Dare priorità agli interessi dei cittadini significa anche togliere il facile guadagno che alcuni privati, legati alle élite di potere, riescono ad avere sfruttando beni pubblici pagati da tutti noi: un esempio è la scandalosa gestione delle concessioni in materia di autostrade. Senza che vi siano miglioramenti od investimenti se non in mera manutenzione si concede il guadagno per la semplice intermediazione fra opera pubblica, costruita a spese di tutti e cittadino-utente. Difendere l’interesse pubblico significa concessioni solo dietro gara, con stringenti obblighi contrattuali di un piano di investimenti per migliorare il servizio, pena la revoca del diritto e soprattutto mai per beni che sono in monopolio e che lasciati ai privati portano alla fissazione di un prezzo che massimizza il profitto sulle spalle di chi ne usufruisce.
Lottare contro chi vuole imporci sacrifici economici inutili che servono solo ad impoverirci e ci costringono a spogliarci delle nostre eccellenze produttive significa lottare per l’Italia ed il suo patrimonio di qualità ed eccellenza: questo è il programma di Alternativa per l’Italia.
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