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Alternanza scuola-lavoro: bluff demagogico e dissennato sulla pelle di studenti e famiglie.

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Premesso che l’alternanza scuola-lavoro (asl) è una buona idea, come tutte le buone idee ha bisogno di buon senso e buoni finanziamenti. Quella che ci è stata propinata finora, anche con la legge 107, dai Governi Pd (in continuità con Berlusconi e soci) è solo propaganda, spiattellata con frasi di rito che ammorbano da anni i cittadini: “Non piacerà a tutti, non sarà la legge migliore, ma l’abbiamo fatta”.

Ecco, fare per fare: è questa la follia! Un Governo e un Parlamento che ragionano così testimoniano la loro ignoranza e la loro immaturità, se non la loro illiceità (ogni riferimento all’incostituzionalità della legge con cui sono stati nominati non è puramente casuale). E’ come se i ministri fossero messi lì, a caso e a sputo, a mo’ di francobolli. La news dell’arresto del titolare di due centri estetici in Brianza che ha mostrato “attenzioni” particolari (diciamo così) a quattro ragazze minorenni affidategli dalla scuola per l’asl – strano caso di “tutoraggio” – è una notizia che non può essere considerata un fulmine a ciel sereno.

La criticità più seria dell’asl in vigore, infatti, è proprio la non-vigilanza sugli alunni minori. In pratica, per mancanza di fondi, i minorenni impegnati nell’asl non sono soggetti a vigilanza costante, ripeto costante, da parte della scuola e di un “tutor”. L’asl dunque, a quanto pare, non è considerata continuativa e complementare all’attività didattica: è come se le famiglie affidassero i propri figli (minori, ma anche maggiorenni) all’istituzione scolastica solo quando si trovano all’interno delle quattro mura di un’aula. Per tutto il resto, chi se ne infischia.

La motivazione di tale limite e di tanto menefreghismo politico è sempre la stessa: non si possono pagare tutti i docenti accompagnatori necessari. Bene, allora l’asl – tra l’altro obbligatoria – si fa diminuendo drasticamente le ore. Oppure, se proprio non si vuole cedere ai numeri, utilissimi per “drogare” le campagne elettorali e dannosissimi per il bene comune, non si fa. Ma sono anche altre le criticità dell’asl.

Vediamo in sintesi quale e come potrebbe essere un’alternanza scuola-lavoro ragionevole, proficua e addirittura educativa.

– Innanzitutto non deve essere imposta, né proposta, durante le vacanze natalizie, pasquali, ponti, ecc. D’estate può essere facoltativa, lasciando agli studenti e alle famiglie la totale libertà di decidere. Le ore o i giorni di asl, proprio perché obbligatori, non devono precludere a nessuno il diritto alla vacanza, a meno che qualcuno non lo chieda espressamente (ma solo d’estate, visto che è il periodo di stop più lungo).

– In secondo luogo gli studenti e le famiglie non devono spendere neanche un euro. Tutto ciò che per lo Stato è obbligatorio deve essere gratuito, compresa la scuola dell’obbligo: che non lo è per niente. Attualmente gli studenti partecipano quasi sempre all’asl con un contributo economico, tra l’altro discriminante, che in caso di spostamento prolungato arriva fino a centinaia di euro.

– Il terzo punto è quello più dolente. Gli alunni impegnati nell’asl, in particolare se minori, devono essere sempre accompagnati dagli insegnanti, nella misura minima di un docente per ogni “gruppo” da 2 a 10/15 componenti. Uno studente, da solo, non deve svolgere ore di asl.

La vigilanza dei professori può avvenire: a) su base volontaria, con il rimborso di tutte le spese; b) per contratto temporaneo tra le parti (scuola-insegnante-genitore), con remunerazione aggiuntiva per il docente. Nei Paesi civili si fa così. E’ superfluo ricordare la responsabilità e l’impegno di un prof che accompagna per alcuni giorni, 24 ore su 24, un certo numero di studenti nei luoghi più disparati. Attualmente l’asl non prevede l’accompagnamento costante retribuito, neanche quando riguarda i minorenni. Da genitore mi rifiuterei di concedere l’autorizzazione per l’asl a un figlio minore non accompagnato; voglio vedere poi come farebbe la scuola a non ammetterlo all’anno successivo per non aver raggiunto le ore di asl obbligatorie. In questo caso qualsiasi tribunale “boccerebbe” invece la scuola, il Ministero e il legislatore per provvedimenti di tal fatta: tanto scriteriati, quanto avventati e indifferenti alle problematiche dei minori e alla loro naturale inesperienza.

A tutto ciò è doveroso aggiungere lo sfruttamento degli alunni oltre l’orario di “lavoro” prefissato e/o in mansioni che non competono loro, come segnalato da più parti: sfruttamento che, grazie alla vigilanza degli insegnanti, non sarebbe più praticabile.

Credo che sia questo il modo appropriato per tutelare i nostri studenti. Per la scuola, ma non solo, è da incoscienti varare leggi funzionali alla maggioranza politica di turno, e non funzionali all’istruzione: quella prevista dalla Carta Costituzionale. Chi non è in grado di farlo, tolga il disturbo: i danni collaterali che provoca sono inestimabili!

Ovviamente l’attuale ministro, Valeria Fedeli, dopo la tragica notizia proveniente dalla Brianza, ha messo le mani avanti, parlando di “enorme gravità”, anziché di norme gravi: come sarebbe stato suo dovere fare. Poi ha aggiunto: “E’ inammissibile che le nostre ragazze e i nostri ragazzi possano essere oggetto di simili violenze mentre stanno svolgendo un pezzo della loro formazione”. Svolgendo un pezzo della loro formazione? Che modo di parlare o di scrivere è? Mah… E’ inammissibile piuttosto che gli alunni vengano inviati ovunque, senza vigilanza, proprio dall’Istituzione scolastica. Il ministro ha dato perfino sostegno all’assessore regionale all’Istruzione della Lombardia, Valentina Aprea, per l’eventuale costituzione di parte civile.

Niente di insolito: si tratta di un nuovo sport nazionale, praticato da chi è responsabile di qualcosa, per girare la frittata e lagnarsi di essere parte lesa. A questo punto mi domando: il ministro e l’assessore hanno messo in conto che i genitori delle studentesse potrebbero chiedere i danni anche al MIUR, che insieme al Parlamento ha mandato quattro ragazze minorenni allo sbaraglio? Sì, mandato: stessa radice di “mandante”.

Giovanni Panunzio, Coordinatore Nazionale Osservatorio Antiplagio


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