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“ Alla fine non è stato un cavallo di Tria! “ di Raffaele SALOMONE-MEGNA

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Sulla spiaggia antistante la città di Troia, le navi degli Achei non erano più ormeggiate alla fonda. Non c’erano più, erano andate via.

Davanti alle mura della città i Greci avevano lasciato un enorme cavallo di legno.

Ci fu un’accesa discussione tra chi, come Laocoonte, voleva bruciarlo e chi invece lo riteneva un dono ed una protezione degli Dei e voleva portarlo intra moenia.

Fu infine condotto dentro la città sin sull’acropoli, ma all’interno del cavallo, purtroppo per i troiani, c’erano Ulisse ed i suoi compagni.

Come è andata a finire è a tutti noto.

Ma veniamo alle vicende nostrane.

Si sta redigendo in questi giorni la manovra finanziaria.

Il Governo del cambiamento ha preso precisi impegni con gli Italiani in campagna elettorale.

Parliamo di reddito di cittadinanza, di superamento della legge Fornero, di abbattimento delle aliquote fiscali, di pace fiscale.

Affinchè non restino solo buoni propositi devono essere recepiti nel DEF e trovare copertura economica.

E’ qualcosa di rivoluzionario? Non di certo in uno stato normale.

Ma questi provvedimenti, ancorchè necessari ed attesi, cozzano con quelli che ormai vengono definiti vincoli esterni.

Ricordiamo che il DEF sarà sottoposto al rigoroso esame, eufemismo con cui nel medio evo si indicava la tortura, da parte delle autorità comunitarie, tutte rigorosamente non elette.

L’Italia, infatti, non è più uno stato sovrano, non ha più una propria moneta ed ha scelto di farsi finanziare a debito da una banca straniera privata, la BCE, proprio come avveniva nel medio evo.

Ove non bastasse, i precedenti governanti, sicuramente malaccorti ma graditi ai mercati, hanno sottoscritto accordi intergoverantivi quale il “Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance” altrimenti noto come “fiscal compact”, che hanno ancor di più aggravato la situazione ed annullato di fatto qualsiasi margine di manovra.

Il Prlamento italiano è diventato il gabelliere di Bruxelles.

Giova ricordare, infatti, che il 2 marzo 2012, data tristissima per i destini patrii, Mario Monti firmò il trattato citato che prevedeva, tra innumerevoli nefandezze, queste particolarmente perniciose per le nostri sorti:

– il perseguimento del pareggio di bilancio (cioè un sostanziale equilibrio tra entrate e uscite) mediante “disposizioni vincolanti e di natura permanente – preferibilmente costituzionale” (in Italia è stato inserito nella Costituzione con una modifica all’articolo 81 approvata nell’aprile del 2012);

il vincolo dello 0,5% di deficit annuale rispetto al PIL;

l’obbligo di mantenere al massimo al 3% il rapporto tra deficit e PIL, già previsto da Maastricht;

per i paesi con un rapporto tra debito e PIL superiore al 60% previsto da Maastricht, l’obbligo di ridurre tale rapporto di almeno 1/20esimo all’anno, per raggiungere il limite del 60%.

Ci siamo trovati quindi in un cul de sac, come direbbero i nostri malmostosi vicini francesi.

Per realizzare una parte del programma elettorale questo rapporto deficit/PIL deve arrivare per l’anno 2019 almeno al 2,5%, tenendo presente che per il 2018 è stato dell’ 1,7%.

Ma purtroppo siamo in Europa ed i sacerdoti di Bruxelles ed i loro sodali nostrani continuano a chiedere sacrifici umani alla dea dell’austerità e quindi alti sono i lai assieme ad innumerevoli profezie di sventure.

Veri e propri adoratori del “ vitello d’oro”!

Ma, a ben vedere, il 2,5% auspicato è inferiore al 2,9% di deficit che realizzò nel 2012 Mario Monti, altra vestale dell’ austerity.

Mario Monti poté farlo impunemente , Di Maio e Salvini no, perché beceri populisti e sovranisti, anche se in ogni caso il Governo del cambiamento farà meglio dello stesso Monti.

Orbene, questi provvedimenti sono attesi dagli italiani e questi provvedimenti alla fine sono arrivati.

Il Governo del cambiamento ha puntato sulla crescita.

E’ solo un primo passo, un lieve ristoro, poiché le sofferenze che sono state inflitte alla nazione per scelte dissennate, quali il pareggio di bilancio e il fiscal compact sono tante, ma sono anche un forte segnale di cambiamento.

Per la prima volta, nell’Unione Europea, c’è un Governo che ha nella sua agenda non solo le banche e Bruxelles, ma anche i cittadini con i loro bisogni concreti quotidiani, a cui finalmente si cerca di dare una risposta.

Il ministro Tria è stato cauto, giustamente.

Infatti il Governo ha molti nemici, sia interni che internazionali, ma forte del sostegno elettorale il ministro è stato anche coraggioso come i tempi impongono, per non passare ai posteri come un “ cavallo di Tria” , foriero di inganno e distruzione.

Viva l’Italia!!!

Raffaele SALOMONE-MEGNA


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