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Al Consiglio Europeo Meloni gioca un ruolo da protagonista

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Ognuno può pensarla come vuole sul governo Meloni e sulla premier, ma quando anche il primo ministro belga Bart De Wever, arriva a dire, a proposito della questione intricatissima dell’utilizzo degli asset russi per i prestiti all’Ucraina ”  Tutto è cambiato quando si espressa l’Italia“, vuol dire che Giorgia Meloni, ancora una volta, ha mostrato quanto, grazie a lei, sia aumentato il peso del nostro paese in Europa.

Giocando di sponda con Ungheria, Repubblica ceca e Belgio, la premier italiana, infatti, è riuscita ad avere la meglio sul cancelliere tedesco e la Polonia che invece chiedevano  di attingere ai beni congelati russi per aiutare l’Ucraina. D’altra parte, durante le comunicazioni alle camere prima del Consiglio, Giorgia Meloni era stata chiarissima nel manifestare le sue perplessità, assai fondate sulla possibilità di utilizzare gli asset russi per i prestiti all’Ucraina, Dubbi che erano di natura giuridica e finanziaria e che certo non dipendono, come qualcuno voleva far credere, su presunte spinte proputiniane all’interno della sua maggioranza: «qui siamo amici di Putin, ma per l’esatto contrario, perché se la base giuridica di questa iniziativa non fosse solida, noi regaleremmo alla Russia la prima vittoria dall’inizio del conflitto che ha mosso».

La premier italiana ha quindi in sede di Consiglio agito di conseguenza, ma non limitandosi a dire dei no, ma anche proponendo delle soluzioni alternative, percorribili e più sicure, Si tratta in questo caso del prestito comune a Kiev, che alla fine nella notte ha avuto il via libera. Un risultato nel quale la fermezza dell’Italia è stata determinante per riportare a sintesi due opposti intenti, offrendo una soluzione accettabile per entrambi: quelli incarnati soprattutto dal cancelliere tedesco Friedrich Merz, deciso ad andare avanti a spada tratta sugli asset, e quelli incarnati soprattutto da Viktor Orban, deciso a bloccarli a tutti i costi, ma contrario anche al prestito.

Alla fine Merz ha votato sì e l’Ungheria, insieme alla Repubblica Ceca, si è appellata alla clausola di non partecipazione, consentendo l’approvazione a 25. La soluzione era quella piu auspicabile sia dal punto di vista finanziario, ma soprattutto da quello giuridico, come aveva fatto notare anche il Belgio, sui cui territorio sono custodite circa il 90% degli asset di Mosca, come ha anche spiegato molto bene  Giulio Terzi di Sant’Agata, già ministro degli Esteri e oggi presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea del Senato “Gli asset, come ha ben spiegato la presidente Meloni, resteranno congelati e potranno essere usati se la Russia, al termine della guerra, non pagherà le riparazioni. È assolutamente una buona soluzione. L’importante è che il sostegno finanziario all’Ucraina per i prossimi due anni sia garantito, e ciò è stato fatto. Sull’utilizzo degli asset russi le perplessità giuridiche erano diverse, e se da un lato è necessario rispettare il diritto internazionale e il principio di legalità, dall’altro – un concetto che la presidente Meloni ha sempre sottolineato – è importante anche tutelare la stabilità finanziaria e monetaria delle nostre economie. Il Consiglio europeo ha trovato la quadra.”

Identico discorso può essere fatto per il secondo dossier quello relativo all”accordo sul Mercosur. In avvio di Consiglio europeo la Francia di macron aveva chiesto una sponda all’Italia ( e già questa è una notizia visto i rapporti spesso descritto tesi tra i due) per rimandare la firma prevista sabato. La premier italiana ha valutato le conseguenze dell’accordo sul mondo agricolo ed ha chiesto piu garanzie e salvaguardie. Merz e Sanchez invece spingevano per la firma subito. Anche qui alla fine ha prevalso la Meloni, che mostra ancora una volta come il suo peso all’interno dell’Europa sia cresciuto, tanto che a Bruxelles un vecchio funzionario ha commentato ” L’Italia sta diventando sempre piu il paese guida dell’Europa, Meloni abilissima sta approfittando con grande maestria, della debolezza di Macron e di quella di Merz. Senza contare quello che sta accedendo sul green deal e sul dossier migrazione.”

Ecco allora che suona profetico il titolo che due mesi fa fece il Times  che ha definito Giorgia Meloni la regina d’Europa. Sembra passata un’epoca dall’ottobre 2022, quando l’elezione di Meloni fu accolta a livello internazionale con preoccupazione e scetticismo. Due anni dopo, il primo ministro Italiano è uno dei leader più forti in Europa, e in molti, scrive ancora “The Times”, la vedono come l’erede di Angela Merkel in termini di autorevolezza internazionale.


A Londra l’ammirazione per Meloni è riuscita nell’impresa di unire sia Tories che Labour. La relazione speciale sviluppatasi con Sunak sta continuando senza interruzioni con Starmer e i suoi ministri, ammirati dalla capacità dimostrata dal Governo Meloni nel ridurre drasticamente l’immigrazione.
Gli apprezzamenti verso Meloni arrivano anche da oltre oceano. Ma poco prima era stata la volta del prestigioso “The New York Times” a tesserne le lodi in un articolo intitolato: “In un’Europa senza timone, è il momento dell’Italia”. “Con Germania e Francia impantanate nella crisi, il governo del primo ministro Giorgia Meloni sembra un rifugio di stabilità”, ha scritto “NY Times”, “capovolgendo il solito schema del continente”.

Insomma un verto e proprio cambio di paradigma per il nostro paese, troppe volte bistrattato e trattato come un figlio di un dio minore da un Europa sempre piu miope e isolata a livello internazionale.

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