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Euro crisis

Agenda degli Eventi per Settembre e Fine Anno 2013

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Come spero abbiate ben capito, chi scrive non è un politico. Anzi, sebbene con le dovute eccezioni, ritengo di aver poca stima per molti di essi visti i risultati al limite della decenza raggiunti negli ultimi 25 anni, da quanto ho iniziato bene o male a seguire le vicende nazionali.

Proprio per questo vorrei ricordare in pillole i messaggi che sono stati portati dal sottoscritto negli scorsi mesi al fine da una parte di verificare la correttezza delle analisi proposte, dall’altra ricordare i messaggi importanti che si sono fatti emergere che, a volte, vista la complessità del mondo che ci circonda, tendono a sfuggire tra le mille opinioni, parole e pensieri che ci vengono proposti dai media.

Dunque, chi scrive ritiene che:

  • le previsioni di crescita italiana indicate dal duo Visco-Saccomanni a fine Luglio 2013 per l’anno in corso siano grossolanamente errate, in eccesso
    • non importa il supporto mediatico dato dai media sulla supposta ripresa in EU, la sostanza per l’Italia e probabilmente anche per molti dei Paesi periferici non cambierà nei prossimi mesi, ossai la recessione – o anche depressione – continuerà, purtroppo
  • a fronte di tali aspettative, molto probabilmente create ad arte, ci troveremo da qui a fine anno ad avere sorprese negative in termini di crescita e dunque di deficit statale
    • in particolare, si ritiene che il PIL italiano nel 2013 possa scendere molto più delle attese ad oggi attorno stimato a -1,7%, molto probabilmente attestandosi oltre il -2%, probabilmente in un range tra il -2,4 e -3%
  • tali sorprese negative innescheranno interventi da parte dell’esecutivo volte a coprire il buco che “inaspettatamente “ emergerà
  • tra tali iniziative ci sarà il tentativo di “privatizzazione” dei gioielli di Stato (ENI, ENEL in primis, poi fors’anche Finmeccanica, oltre ad altri assets quali immobili etc.; in realtà quello che si tenterà sarà la vendita sotto prezzo, una svendita direi)
  • tra i gioielli di stato che potranno essere oggetto di cessione, la prima della lista è certamente ENEL, anche in virtù del tentativo di Mario Monti di imporre un decreto attuativo sulla golden share che lasciava di fatto scoperta l’azienda elettrica pur a Governo sfiduciato

 

A livello politico, chi scrive ritiene che:

  • Enrico Letta rappresenti né più né meno degli interessi dei poteri forti europei nel solco della continuità inaugurata da Mario Monti, ritenendo per altro che egli abbia già un accordo con la Germania e la sua cancelleria per una posizione di rilievo in Europa il prossimo anno, a fronte del mantenimento dello status quo attuale in Italia (Consiglio Europeo nel 2014, …, ?).
  • L’opera di Letta sembra anche essere incentrata sulla gestione dello status quo con l’Italia stabilmente nell’euro, e come conseguenza anche innescando le privatizzazioni degli assets partecipati dallo Stato, per cui si ritiene che i principali interessati ai gioielli nazionali saranno guarda caso i tedeschi.
  • Mario Monti ambisca ugualmente ad una posizione europea importante, la sua ambizione sfrenata lo vorrebbe a capo della Commissione Europea, ma questo è tutto da verificare, anche perchè il professore non ha in effetti portato a compimento la missione prefissata, essendo stato estromesso in anticipo (e qui si spiega la mossa azzardata di cercare di approvare un decreto attuativo sulla golden share già essendo ampiamente sfiduciato e non avendo titolo per procedere in tale senso)

 

A livello macro, si prega ad osservare con attenzione quanto segue:

  • chi scrive ritiene che sia in atto una sorta di attacco alla ricchezza italiana, in primis alla ricchezza delle famiglie – leggasi risparmio famigliare denominato in euro – ed alle aziende di Stato, essendo questa una probabile conseguenza della ricerca di un nuovo equilibrio stabile dei poteri globali (oggetto di un prossimo post, …)
  • tale interesse, preminentemente straniero, per la ricchezza nazionale deriva dalla necessità di tutti i paesi europei, che come ricchezza non sono certo l’America, di superare la peggior crisi economica dalla grande depressione, essendo la crisi attuale addirittura molto peggiore di quella del ’29 in quanto allora i paesi non erano fortemente indebitati come invece lo sono oggi
  • in passato, tali Stati oggi partner europei, al fine di risolvere crisi simili erano usi ad impossessarsi dei beni delle proprie colonie – oggi indipendenti e spesso indisponibili – o facevano guerre regionali, molto spesso denominate anche come guerre di successione
  • chi scrive ritiene per altro che la situazione in cui si trova oggi l’Italia non dipenda gran chè dalle politiche berlusconiane degli ultimi venti anni (troppo comodo, gli errori compiuti stanno a destra e sinistra, alternatisi al governo, menzione particolare al Governo del professore di economia R. Prodi che poco o nulla fece per controllare il differenziale di inflazione con l’Europa post euro ed anzi stigmatizzando la scommessa vinta in veste di Presidente della Commissione EUi, mentre ora i sodali economisti lamentano un differenziale accumulato di produttività tra Italia e centro Europa,), e nemmeno dal poco virtuosismo italico visto che la Spagna fino a pochi anni fa era l’esempio di virtuosismo da seguire ed ora ha le pezze al fondoschiena (anche l’Argentina era la “darling” dell’FMI quando accettava le ricette di privatizzazione, poi è successo quello che è successo, nel 2001 fame anche lìii….)
  • la verità è che la Germania a proprio vantaggio sta riprendendo il potere continentale come da tradizione teutonica, ossia con le doppie morali di leggi applicabili in modo differente in dipendenza della geografia e facendo la “dura“con i supposti alleati (ricordando le deroghe al patto di stabilità per la Germania attuate agli inizi del nuovo millennio, oggi neanche da sognare per i “poveri”iii mediterranei)
  • a livello sistemico, la Germania sta facendo e farà di tutto per tenere in piedi l’euro nella forma attuale – avendo ottenuto dalla moneta unica vantaggi enormi, assimilabili ad una guerra vinta –, e per tale fine si ritiene utilizzerà tutte gli strumenti a propria disposizione, non ultimo la cooptazione delle elites dei vari paesi europei
  • in questo contesto l’Italia è strategica in quanto è l’unico paese in grado di deragliare la moneta unica e quindi i piani tedeschi (non tanto per la cospicua dimensione del debito quanto per la denominazione legale dello stesso, legge italiana)
  • quanto sopra avrà come probabile conseguenza la reiterata imposizione di misure di austerity da parte della Germania ai paesi periferici, con la possibile imposizione – certamente ci sarà il tentativo – della richiesta di aiuti da parte dell’Italia all’Europa e conseguente tassazione straordinaria, vendita di assets etc.
  • in questo contesto l’Italia dovrà attendersi una tassa patrimoniale (a cui i tedeschi sono storicamente avvezzi e quindi tendono a consigliarla al prossimo, loro che di guerre molte ne hanno iniziate e nessuna ne hanno vinta, ma tanti debiti hanno per tale ragione dovuto pagare) e/o una forma di gabella selvaggia utilizzando ad esempio lo strumento del redditometro, con conseguente crollo della fiducia dei consumatori, che non farà altro che far avvitare la crisi stessa
  • in particolare il redditometro, nonostante le rassicurazione a mezzo stampa, assumerà la forma di tassazione di massa, diciamo una gabella di massaiv

Chi scrive ritiene assolutamente necessario evitare di alienare le aziende energetiche nazionali (ENI ed ENEL), escludendo però le municipalizzate che si ritiene anzi debbano diventare assolutamente contendibili: questo perchè le multinazionali sono una ricchezza per il sistema nazione in virtù dei flussi di valore diversificati che vengono gestiti in Italia per l’estero, al contrario delle municipalizzate. Si ritiene altresì che debba essere lasciata la possibilità di privatizzare altri beni statali quali immobili, municipalizzate etc, ma solo a condizioni di prezzo accettabili (altrimenti meglio non svendere!). Della serie, chi vuole investire in Italia a prezzi congrui è il benvenuto, chi vuole investire all’estero passando per l’Italia no.

 

Come indirizzo generale, si ritiene che tutte le eventuali privatizzazioni  debbano però essere effettuate ad un prezzo congruo e non essere svendute. Infatti:

  • raccimolare 60- 70m mld di euro dalle privatizzazioni non eliminerebbe il problema del debito italiano pari a ca. 2’100 mld di euro
  • anzi, la vendita degli assets multinazionali ancora parzialmente partecipati dallo Stato farebbe perdere base imponibile allo stato nel medio termine, causa riorganizzazione del gruppo che si formerebbe, drenando tasse, occupazione e risorse di sistema dalla nazione venditrice a quella dove l’acquirente ha la sede
  • notasi anche che nel settore elettrico, se si ha pazienza di attendere, ENEL potrebbe trovarsi nel medio termine (circa tre anni) a comprare competitors europei invece che a farsi comprare (ENEL è messa molto meglio dei propri competitors – esclusa EDF, che però avendo già acquisito Edison sembra fuori gioco in Italia per il takeover della stessa -)
  • le municipalizzate anche se privatizzate non permetterebbero lo spostamento di utili nel paese acquirente, al contrario delle aziende di Stato multinazionali quali ENEL ed ENI, che hanno partecipazioni estere facilmente delocalizzabili come flusso di utili (ossia, gli utili fatti all’estero che oggi fluiscono e vengono gestiti in Italia andrebbero, ad esempio, in Germania o all’estero in generale)
    • per questa ragione, come si vedrà nel prossimo futuro, ci sarà comunque un ridotto interesse straniero per le municipalizzate sopra citate
  • Dunque, visto il periodo depressivo per i prezzi degli assets nazionali, oltre che per rispetto dei soggetti che hanno contribuito a costruire il valore ad essi associato (i cittadini), sarebbe opportuno lasciare la possibilità agli italiani l’opzione di comprarsi detti assets nazionali, magari facendoli prima convergere in un veicolo gestito da gestori esterni con la finalità di valorizzarli per poi venderli nel medio termine, ma al giusto prezzo: a quel punto la patrimoniale verrebbe evitata e ci sarebbe un invece prestito degli italiani allo stato a fronte dell’acquisto – per la successiva e futura vendita, a prezzi congrui – di detti assets.

In particolare, per quanto riguarda le privatizzazione delle aziende quotate, si ritiene si debba prestare specifica attenzione a non svendere a questi prezzi che si ritiene, anche per quanto sopra indicato, eccessivamente bassi in particolare per ENI ed ENEL. Romano Prodi indicò nel pieno della crisi da spread che essa fu innescata dalla vendita di BTP da parte di Deutsche Bankv. Vera o falsa che fosse tale affermazione fu certamente un’uscita “pesante” per un ex presidente della Commissione Europea: seguendo la stessa linea ossia sdoganando l’idea del Prof. Prodi, se fu possibile innescare una speculazione al ribasso sui titoli del debito di un intero Paese, vi sembrerebbe fuori dal mondo che questo venisse ripetuto a danno di aziende partecipate dallo Stato? Dunque, possiamo dire che certamente è uno scenario possibile.

E’ fondamentale sottolineare come gli stranieri sono interessati agli assets italiani ma non a qualsiasi prezzo, ad esclusione di qualche azienda del lusso che può garantire però elevatissimi margini di contribuzione futuri. In particolare i tedeschi, come Ansaldo Energia insegna, vogliono necessariamente comprare a prezzo basso. E questo dovrebbe essere fatto abbastanza rapidamente, probabilmente a causa della situazione prospettica dei loro campioni nazionali molto più critica rispetto a quelli italiani. E qui vorrei vedere chi smentisce sulla scorta dei dati pubblici, dati di borsa, bilanci etc, soprattutto vorrei capire quale è la logica di privatizzare a tutti i costi: i fatti dicono che ENI ed ENEL sono aziende ben gestite rispetto ai peers, così come Terna e sotto molti aspetti anche Saipem. ENEL addirittura ha un EBITDA prospettico al 2016 circa doppio del principale concorrente europeo, escludendo EDF – che è controllata dallo Stato francese con una quota di circa l’85%, che arriva a oltre il 90% considerando le azioni nel portafoglio dei dipendenti (e per quelli che, stupendosi di detta affermazione assolutamente veritiera, non si accontentassero di quanto si trova su Wikipedia gioverebbe sapere che il nocciolo da cui si sviluppo l’EDF odierna nacque dopo la seconda guerra mondiale per fini diversi dall’energia e restò sotto il controllo del ministero della difesa francese fino alla fine del processo “trasformazione” in soggetto anche economico del 2004, per cui molti dei propri dipendenti ancora oggi sono “agenti” e non dipendenti, per intendersi all’atto del pensionamento vanno in congedo e non in pensione…, questo dovrebbe fare comprendere l’importanza strategica per l’Europa intera di detto enorme conglomerato nuclear-energetico, capito mi hai….vi).

Dunque, l’unico modo per combattere laicamente il tentativo di acquisizione a prezzi bassi degli assets nazionale da parte degli stranieri sarebbe fare in modo che il prezzo si alzi fino ad un punto di rottura. Per ENEL, si può stimare che nessun competitor possa comprarla ad una valutazione complessiva superiore o pari a 40 miliardi di euro (come annunciato in precedenza, il sottoscritto ha acquistato ed acquisterà azioni ENEL con lo scopo eventuale di non consegnare i titoli in una eventuale OPA). Infatti, nessun prezzo sarebbe in grado di offsettare il danno che tale vendita potrebbe avere per il sistema italiano, in termini di utili spostati all’estero nel medio termine, oltre che di occupazione italiana ed interessi strategici nazionali. Bene, con un poco di attento wording (stile, “…faremo tutto quello che è necessario fare…” di Mario Draghi) e moral suasion lo Stato potrebbe facilmente settare il prezzo minimo di vendita di eventuali campioni nazionali, solo a volerlo.

Sinceramente, spero che i lettori possano dirmi che sono un pazzo visionario a vedere nemici nei partners europei: vi dico che sarei davvero felice di sentirmelo dire. Vi chiedo solo di attendere fino a fine Giugno 2014 prima di trarre le conclusioni.

Come conclusione, mi permetto una considerazione personale. Ammetto di non essere un’economista, e nemmeno un professore di economia (visti i risultati recenti, che Dio me ne scampi). Ma posso dire di essere almeno un attento osservatore di quanto accade attorno noi, considerando l’aspetto economico quale l’innesco più formidabile delle principali crisi e guerre che hanno caratterizzato la storia europea negli ultimi 500 anni. Dunque, sono qui a pormi due dubbi, ossia come è possibile che:

  • circa una decina di premi Nobel affermino o abbiano affermato che l’euro nella forma attuale è insostenibile
  • l’FMI abbia contribuito a mettere alla fame un paese come la Grecia per un errore manifesto di valutazione del moltiplicatore fiscale legato alle misure di austerity attuate dalla troika con il beneplacito di detto istituto monetario, senza per altro correggere le politiche fino a tale momento sostenute una volta individuato l’errore

eppure tutti gli economisti che contano si guardino bene dal criticare l’operato delle elites attuali, in gran parte essi stessi economisti, ed anzi continuando come se nulla fosse accaduto.

La verità che mi sono costruito per quadrare questo grande ed epocale pasticcio non si trova sui libri, derivando anche e soprattutto dagli insegnamenti dei miei avi e di mio nonno in particolare, insegnamenti che purtroppo non posso tramandarvi. Ma per farvi capire il mio pensiero vorrei citarvi un aneddoto che mi veniva raccontato quando mio nonno era ancora vivo. Mio nonno giocava a bocce, ed era davvero molto bravo. Avendo fatto la guerra sapeva l’importanza della riserva di denaro, per cui la sua passione per le bocce coincideva con la fame patita e quindi con il valore di avere delle medaglie d’oro vinte in tale sport da tenere ben nascoste, alla bisogna. Ne aveva tante, vinte in manifestazioni pubbliche soprattutto a partire dai primi anni della Repubblica (prima c’era la monarchia). Con tutto questo mi sorprendeva sempre che tenesse un brutto anello al dito, penso fosse una fede di rame. Un giorno gli chiesi perchè avendo tante medaglie d’oro tenesse al dito un monile così importante sebbene di così poco valore. Mi spiegò con calma che questo era a causa dell’oro dato alla Patria: durante il fascismo i federali bussavano alle porte chiedendo l’oro patrio, e fame o non fame era meglio rendersi disponibili onde evitare problemi. La cosa interessante era come avveniva la consegna del metallo prezioso: due federali si presentavano alla porta disarmati ma con la camicia nera e con un sacco di juta in mano, chiedendo un contributo aureo. Il problema era (ed è) che dietro c’era sempre un soldato tedesco armato che scrupolosamente osservava…. vii

Corsi e ricorsi storici.

Meditate gente, meditate…

 

Mitt Docino

 

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Referenze e Note:

i “Un anno di euro Prodi: “Sfida vinta”,” Repubblica, intervista a Romano Prodi, a cura di M. Marozzi, 31.12.2002

ii Vedasi l’interessantissimo documentario di Pino Solanas, “Memoria del Saqueo”, 2004

iii Giova ricordare come lo Spiegel del 15.04.2013 aprisse in copertina con il titolo “Armutsluege” [articolo guarda caso poco pubblicizzato, essendo per altro la traduzione del termine e la sua contestualizzazione non immediate], ossia la bugia della povertà dei paesi del sud Europa – secondo lo Spiegel addirittura più ricchi della Germania stessa -, costruendo le basi di consenso popolare per le azioni radicali che in effetti sono poi arrivate, portando alla fame un paese come La Grecia; vedremo cosa accadrà per l’Italia che oggi ha un debito assimilabile a quello greco prima degli interventi della troika

iv all’uopo bisogna ricordare che, anche avendo piena ragione, per multe fino a 1’500 euro sarà più conveniente – sebbene odioso – aderire ad eventuali richieste dell’Agenzia delle Entrate in quanto il costo di un ricorso è normalmente maggiore (e, se tutto ciò ci avvererà – come temo – si capirà cosa vuol dire avere a che fare con uno Stato che si comporta al limite dell’estorsione, vedremo)

v «La scelta di DeutscheBank? Un suicidio», Corriere della Sera, 28.07.2011, articolo/intervista di F. Savelli

vi Non si trova in Wikipedia il fatto che è Marcel Boiteux, un relativamente oscuro (all’estero) funzionario francese, il padre del nucleare francese che conosciamo oggi e del grande successo di EDF

viiVedasi su historiamilitaria.it : giova ricordare che probabilmente una grossa parte di quell’oro dato alla Patria sia poi scomparso nei mesi terminali della II guerra mondiale, evaporato in un buco nero di spedizioni dall’Italia a Germania e Svizzera, vedasi l’oro di Fortezza, argomento da cercare su internet – l’Italia potrebbe finire come la Grecia a chiederne la restituzione….-

 

 

 


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