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Affare Lukoil-Gunvor: Arriva il veto del Tesoro USA. Salta l’accordo da 22 miliardi
Salto da 22 miliardi: Il Tesoro USA blocca la vendita di Lukoil a Gunvor definendola “fantoccio del Cremlino”. L’accordo è morto

Niente da fare. L’operazione con cui il colosso svizzero del trading di materie prime, Gunvor Group, si preparava ad acquisire gli asset internazionali della russa Lukoil è appena stata disintergrata. A mettere il bastone fra le ruote, in modo piuttosto plateale, è stato il Tesoro degli Stati Uniti.
La mossa di Washington è arrivata giovedì e non tramite un comunicato formale nelle sedi appropriate, ma con un breve (e tagliente) post sulla piattaforma social X. Il Tesoro USA ha dichiarato senza mezzi termini che “il fantoccio del Cremlino, Gunvor, non otterrà mai le licenze per operare [gli asset] e trarne profitto”.
President Trump has been clear that the war must end immediately. As long as Putin continues the senseless killings, the Kremlin’s puppet, Gunvor, will never get a license to operate and profit.
— Treasury Department (@USTreasury) November 6, 2025
Un siluro diplomatico ed economico che non lasciava spazio a interpretazioni.
La reazione di Gunvor è stata immediata: ritiro dell’offerta. L’accordo, accettato da Lukoil il 30 ottobre (appena una settimana dopo l’imposizione delle sanzioni USA e UK sulla compagnia russa), era subordinato proprio all’ottenimento di queste licenze.
Il trader svizzero, ovviamente, non ha incassato l’accusa di “fantoccio” in silenzio. Sempre tramite X, Gunvor ha replicato che l’affermazione del Tesoro è “fondamentalmente disinformata e falsa”.
“Gunvor è ed è sempre stata aperta e trasparente riguardo alla sua proprietà e ai suoi affari”, ha postato la società, “e per più di un decennio si è attivamente distanziata dalla Russia, ha smesso di commerciare in linea con le sanzioni, ha venduto gli asset russi e ha condannato pubblicamente la guerra in Ucraina”.
Il riferimento è chiaro: Gunvor fu co-fondata nel 2000 dall’uomo d’affari russo Gennady Timchenko e dallo svedese Torbjorn Tornqvist. Tuttavia, Timchenko, colpito dalle sanzioni USA già nel 2014 per l’annessione della Crimea, vendette la sua quota di controllo a Tornqvist il giorno prima che quelle sanzioni entrassero in vigore. Evidentemente, per Washington, questa separazione non è mai stata abbastanza convincente.
Ma cosa c’era sul piatto? L’accordo riguardava Lukoil International, la holding che gestisce tutte le operazioni estere della compagnia russa. Il valore di questi asset è notevole, anche se le cifre divergono:
- Valore a bilancio (Lukoil): Il report finanziario dello scorso anno indicava un patrimonio netto di 22 miliardi di dollari.
- Composizione: 18,8 miliardi di dollari in asset fissi (immobili, impianti) e 3,2 miliardi in liquidità.
- Stime analisti: Valutazioni precedenti di analisti indipendenti stimavano il pacchetto a circa 10 miliardi di dollari, soprattutto.
Un affare colossale che, secondo quanto dichiarato da Timchenko stesso questa settimana, non avrebbe incluso clausole di “buyback”, impedendo a Lukoil di riacquistare gli asset una volta (e se) le sanzioni fossero state rimosse. Ora, grazie al veto americano, il problema non si pone più.
Domande e risposte
Perché gli Stati Uniti hanno bloccato questo accordo? Ufficialmente, perché Lukoil è stata recentemente sanzionata dagli USA e dal Regno Unito. Per completare l’acquisizione, Gunvor (società svizzera) necessitava di una licenza speciale dal Tesoro USA. Il Tesoro ha negato questa licenza, definendo pubblicamente Gunvor un “fantoccio del Cremlino”. Ciò suggerisce che Washington non ritiene Gunvor sufficientemente indipendente da influenze russe, nonostante la società affermi di aver tagliato i ponti con la Russia da oltre un decennio.
Gunvor è ancora una società russa? Formalmente no. È un trader di materie prime svizzero, con sede a Ginevra. Tuttavia, la sua storia è ingombrante. Fu fondata dal russo Gennady Timchenko, un alleato di Putin. Timchenko ha venduto la sua quota al socio svedese Tornqvist nel 2014, strategicamente un giorno prima di essere colpito dalle sanzioni USA per la Crimea. Nonostante Gunvor sottolinei la sua attuale trasparenza e la condanna della guerra, l’intervento del Tesoro USA dimostra che Washington la considera ancora troppo vicina a Mosca per gestire asset russi sanzionati.
Quanto valevano gli asset internazionali di Lukoil? C’è un notevole divario nelle valutazioni. Secondo l’ultimo report finanziario della stessa Lukoil International, il patrimonio netto (equity) ammontava a 22 miliardi di dollari, di cui 18,8 miliardi in asset fissi come impianti e immobili, e 3,2 miliardi in liquidità. Tuttavia, stime precedenti fatte da analisti di settore indipendenti avevano valutato l’intero pacchetto circa 10 miliardi di dollari. Come spesso accade, il prezzo di libro e il prezzo di mercato (specialmente in un contesto di sanzioni) non coincidono.








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