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AutomotiveEconomia

Addio alla “Fabbrica di Vetro”: Volkswagen chiude la produzione a Dresda. Al posto delle auto arrivano i ricercatori (e l’AI)

Per la prima volta in 88 anni, Volkswagen ferma una linea di produzione in Germania. La “Fabbrica di Vetro” di Dresda chiude i battenti come impianto industriale per rinascere come polo universitario su AI e chip. Un addio simbolico alla manifattura?

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È un evento storico, ma di quella storia che lascia un retrogusto amaro agli amanti dell’industria pura. Per la prima volta nei suoi 88 anni di vita, la Volkswagen chiude una linea di produzione in Germania. La vittima sacrificale è la celebre “Fabbrica di Vetro” (Gläserne Manufaktur) di Dresda, un gioiello architettonico che dal 16 dicembre 2025 smetterà di sfornare automobili per trasformarsi in un campus universitario.

La decisione, figlia di mesi di tensioni e trattative sindacali, segna un cambio di paradigma simbolico per la locomotiva tedesca: dove prima si assemblavano motori e scocche, domani si “assembleranno” algoritmi e chip. Un segnale dei tempi, o forse solo l’ennesima conferma che la manifattura europea sta cambiando pelle, non necessariamente in meglio per i lavoratori tradizionali.

Da vetrina di lusso a campus universitario

Inaugurato nel 2001, lo stabilimento sassone non è mai stato una fabbrica convenzionale. Era nato come una scommessa di prestigio per produrre la Phaeton, l’ammiraglia che doveva sfidare le grandi berline di lusso, per poi passare all’elettrico con la Golf e la ID.3. Più che un sito produttivo, era una “vetrina tecnologica”:

  • Volumi ridotti: Assemblava appena 6.000 unità l’anno (contro le centinaia di migliaia di Wolfsburg).
  • Logistica scenografica: I pezzi arrivavano tramite tram merci dedicati (CarGo Tram) per non intasare il traffico cittadino.
  • Trasparenza: I clienti potevano vedere la propria auto prendere forma attraverso le pareti di vetro.

Ora, questo tempio della meccanica fine diventerà un laboratorio. Il terreno sarà affittato all’Università Tecnica di Dresda (TU Dresden) per creare un polo di ricerca su intelligenza artificiale e semiconduttori. Volkswagen investirà 50 milioni di euro nei prossimi sette anni, mantenendo la struttura parzialmente attiva come punto di consegna auto e attrazione turistica, ma il cuore pulsante della produzione si fermerà.

La VW Phaeton doveva sfidare la Mercedes, ma..

I numeri della chiusura

La mossa rientra nel più ampio, e doloroso, piano di ristrutturazione del gruppo VW, che cerca di far quadrare i conti tra costi energetici in rialzo e una domanda zoppicante. Ecco i dettagli dell’operazione in sintesi:

VoceDettaglio
Dipendenti coinvolti225 lavoratori
Incentivo al trasferimento30.000 euro (una tantum) per chi va a Wolfsburg
Destinazione sitoCampus ricerca AI e Chip (partnership TU Dresden)
Investimento futuro50 milioni di euro in 7 anni
Data chiusura linea16 dicembre 2025

Il destino dei lavoratori e l’ironia della sorte

Nonostante la drammaticità dell’annuncio — la prima chiusura in quasi un secolo in patria — l’impatto occupazionale è limitato. I sindacati hanno ottenuto garanzie: i contratti restano validi fino alla fine del decennio e nessuno sarà licenziato in tronco se disposto a trasferirsi. Tuttavia, l’offerta di 30.000 euro per spostarsi a Wolfsburg suona come un palliativo in un contesto di incertezza generale.

Dresda è un hub in crescita per i semiconduttori (ospita Bosch, Infineon, TSMC), e la riconversione ha una sua logica industriale. Eppure, per chi osserva le dinamiche economiche con occhio critico, il passaggio è emblematico. Si chiude una linea che produceva beni tangibili, ad alto valore aggiunto e tecnologicamente complessi, per aprire aule e laboratori.

La logistica futuristica della fabbrica, con i suoi contenitori a guida automatica e i tram merci che portavano i componenti “just-in-time”, lascerà spazio a banchi di prova per l’intelligenza artificiale. Resta, legittimo, il dubbio sollevato da molti osservatori scettici: stiamo sostituendo la produzione di automobili, che generano reddito immediato e filiera, con la produzione di laureati e ricercatori. Speriamo solo che l’AI che svilupperanno sia abbastanza intelligente da trovare un modo per sostenere il welfare europeo, ora che le fabbriche chiudono. In America e in Cina stanno già accorgendosi del suo effetto proprio sui lavoratori più qualificati.


Domande e risposte

Perché la chiusura dello stabilimento di Dresda è considerata un evento storico?

La chiusura è storica perché rappresenta la prima volta in 88 anni di storia della Volkswagen che l’azienda chiude una linea di produzione sul suolo tedesco. Finora, nonostante le crisi cicliche, il colosso di Wolfsburg aveva sempre mantenuto operativi i suoi siti in patria. Questo evento infrange un tabù industriale e sindacale, segnalando la gravità della crisi attuale del settore automobilistico tedesco, stretto tra costi elevati e la difficile transizione verso l’elettrico.

Che fine faranno i dipendenti che lavoravano nella Fabbrica di Vetro?

La chiusura riguarda 225 dipendenti. Grazie alle trattative sindacali, non ci saranno licenziamenti immediati. Ai lavoratori viene offerta la possibilità di trasferirsi nello stabilimento principale di Wolfsburg con un incentivo una tantum di 30.000 euro. Inoltre, i contratti di lavoro esistenti offrono tutele fino alla fine del decennio, garantendo che i dipendenti mantengano il loro status contrattuale anche se il loro posto specifico a Dresda viene eliminato, a patto di accettare la mobilità interna.

Cosa diventerà esattamente la struttura dopo la fine della produzione auto?

La struttura non verrà demolita né abbandonata. Diventerà un campus di ricerca in collaborazione con l’Università Tecnica di Dresda (TU Dresden). L’obiettivo è trasformarla in un polo d’eccellenza per lo sviluppo di intelligenza artificiale, robotica e semiconduttori, sfruttando la posizione di Dresda come “Silicon Saxony”. Volkswagen continuerà a usare una parte dell’edificio per la consegna di veicoli ai clienti e come attrazione turistica, investendo 50 milioni di euro nel progetto di riconversione.

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