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Ad un passo dalla soluzione per il problema TAV, ma non ancora per le opere pubbliche

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La soluzione, temporanea, alla questione TAV è dietro l’angolo: la TELT proseguirà nella propria attività ancche assegnando i bandi eventualmente, ma sena nessun vincolo per lo Stato e l’erario italiano. Un gioco giuridico di abiità in cui si prosegue nello studio in modo temporaneo, nel frattempo che la situazione viene sbrogliata a livello politico.

La decisione è politica, perchè il famoso equilibrio fra costi e benefici comunque è parte di una valutazione politica. Se le risorse fossero infinite, o semplicemente più grandi, il problema non si porrebbe: qualsiasi operare verrebbe realizzata.  Se invece le risorse sono limitate bisogna fare una scelta di priorità, e questa è una scelta politica.

Ecco perchè la discussione sul tema appare falsata: di per se la ricaduta annua dell’opera è una frazione del Ponte Morandi che dovrà essere ricostruito, o una frazione del più grande cantiere fatto in Italia, quello della Variante di Valico, che impiegò, al culmine della sua attività, 4500 persone.  Una ricaduta molto maggiore rispetto alla TAV deriverebbe dal rifacimento dei pericolanti cavalcavia della E45, oppure dall’adeguamento e realizzazione della linea ad alta capacità della dorsale adriatica, o dal completamento di una linea ferroviaria decente che collegasse la Sicilia al Nord Italia. Perchè, parliamoci chiaro, se in Italia è più facile trovare in un supermercato le arance spagnole o marocchine è perchè costa meno trasportare via mare da quelle terre che da Palermo, e la soluzione a buona parte dei problemi dell’agricoltura del Sud non potrà giungere se non ricostruendo la struttura logistica che collega il Sud al Nord.

L’errore comunicativo del Movimento 5 Stelle è di porsi come l’elemento di blocco assoluto, mentre una strategia politica intelligente sarebbe quella di porre delle priorità. Si parla di porre l’opera ad un sondaggio o ad un referendum popolare ai piemontesi, non casualmente da svolgersi in contemporanea alle europee del 26 maggio ed alle regionali piemontesi che si terranno in quella data. Se il Movimento si ponesse come “Il Partito del NO” sarebbe sonoramente sconfitto i tutte e tre le consultazioni. Se si ponesse come “Il Partito del SI alle grandi opere”, anzi come il partito del “SI, SUBITO” potrebbe risultare vincitore, vista la scarsa qualità dei candidati degli altri movimenti. Perchè se ad un piemontese si propone, ad esempio, di rinviare sine die la TAV, ma di realizzare  altre opere necessarie SUBITO, da oggi, allora la prospettiva cambierebbe completamente. Ricordiamo che il Piemonte è collegato con la Liguria dalla più pericolosa autostrada italiana , la Torino Savona, e da un’autostrada che è stata costruita nel 1935, la Serravalle Genova ed è  tale e quale come la inaugurò S.M. Vittorio Emanuele III.

uneo è malamente collegata con il resto dell’Italia, con una mezza autostrada costruita veramente male, con crolli di cavalcavia realizzati da pochi anni, e non siamo in Sicilia:

 

Il collegamento stradale con la Francia attraverso il tenda è datato 1882….

per non parlare di tutto il Sud Piemonte, da Cuneo ad Alessandria , che è completamente tagliato fuori non solo da linee TAV, ma ferroviarie decenti, per cui se ci vuole 1 ora scarsa da Torino a Milano  ce ne vogliono più di 3 da Cuneo a Milano, condannando mezza regione al terzo mondo.

certo una volta enunciate le opere poi bisogna essere in grado di realizzarle, e questa è la vera sfida del M5S, ma almeno ci si può provare. Se no il movimento si avvierà all’ennesima, pensante, sconfitta in una situazione politicamente favorevole, in cui Chiamparino ha fatto solo danni nel Piemonte occidentale, ed il centro destra che non riesce ad identificare un candidato decente.

 

 

 


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