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Acquarius il teatro, o meglio, la giostra continua…

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Questa è l’ultima ed è grossa...il centro di accoglienza che dovrebbe accogliere i”profughi” dell’Acquarius ha solo 8 letti liberi… (in 600 ci stanno stretti) per cui i primi servizi verranno piazzati dove sorgevano il cantiere e la base operativa della barca a vela svizzera che nel 2007 scelse Valencia per giocarsi la Coppa America, in una tendopoli in una  spianata di cemento con filo spinato attorno. Fantastico!

Adesso ci vuole una bella manifestazione di protesta dei 600 perchè sono in un lager e non  in Italia (usualmente in hotel  3 stelle)  come promesso dall'”agenzia di viaggi” quando han pagato il biglietto ( lo han detto loro). Sarebbe interessante sapere poi a chi han pagato.

https://www.corriere.it/index.shtml?refresh_ce

Se non  trovate più il link è perchè il Corriere dopo aver pubblicato la notizia l’ha interrotto per cui  replichiamo l’articolo integralmente(come appariva stamattina-ciò che compare in rete non si può cancellare cari censori)

Aquarius, Valencia fa i conti: «Sono solo otto i letti liberi nei centri profughi»

Nella città spagnola servono 600 posti in hotel ma ci sono i turisti. Nel mese di maggio sono stati 3mila e 400 i migranti che sono sbarcati nella regione dell’Andalusia

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Su ogni balcone del secondo e terzo piano sono appesi ad asciugare decine di panni. La visita all’interno conferma la prima impressione. Le stanze sono piccole, una decina di metri quadrati, con i pavimenti interamente coperti da sei brandine. Al Centro di accoglienza per rifugiati non c’è spazio per uno spillo, figurarsi per 629 nuove anime. «Abbiamo fatto i conti questa mattina» racconta un volontario. «Al massimo possiamo prenderne otto». Mislata è una città appena fuori Valencia, a tutti gli effetti una sua periferia, nota per essere il luogo più popoloso di Spagna in rapporto alla superficie. Ma nessun luogo è più costipato di questo palazzone che fu un ostello studentesco e nel 2012 cambiò destinazione d’uso per via della sua vicinanza all’autostrada e alle strade di grande transito. I riconoscimenti internazionali piovuti sulla città e sul Paese che si offerto di accogliere i profughi che viaggiano a bordo dell’Aquarius non cancellano i problemi. Nel solo mese di maggio sulle coste dell’Andalusia sono sbarcati 3.400 migranti, più del doppio dell’ultimo anno. «Tutti quelli che non sono venuti da voi» scherzano i volontari della struttura che dovrebbe essere la principale destinazione dei nuovi arrivati, non fosse che è già piena.

L’attracco e l’accoglienza

L’unica cosa certa è che la prima notte sarà in un luogo famoso in tutto il mondo. Al suo arrivo, nella notte tra venerdì e sabato, l’Aquarius verrà fatta attraccare alla Marina Real, il molo riservato alla crociere del porto di Valencia. I 629 profughi saranno portati in autobus fino all’antica base di Alinghi, dove sorgevano il cantiere e la base operativa della barca a vela svizzera che nel 2007 scelse Valencia per giocarsi la Coppa America conquistata quattro anni prima, un evento che per la capitale della costa orientale spagnola fu il volano per il rilancio della città e per la sua definitiva trasformazione in meta turistica. La Commissione mista varata per l’occasione ha deciso che quella spianata di asfalto, sulla quale sorge una struttura simile a un fortino, ancora oggi recintata da reti metalliche e filo spinato, era l’unico spazio sufficientemente grande per i servizi di prima accoglienza. Da questa mattina gli operai della municipalidad cominceranno a montare centinaia di tende. La vice presidente della Comunitat valenciana Mónica Oltra ha fatto sapere di aver chiesto ai volontari dell’Aquarius un rapporto sulle condizioni di ogni occupante della nave. «Abbiamo preso un impegno, abbiamo fatto una promessa, e li rispetteremo fino in fondo». Neppure nella civile e ospitale Valencia c’è posto per tutti i profughi dell’Aquarius.

La seconda fase

La seconda fase dell’operazione è ancora tutta da scrivere. Con numeri piuttosto incerti. Il piano di emergenza della Regione valenciana varato durante la crisi umanitaria siriana nel 2016 prevedeva l’accoglienza definitiva in novanta case di proprietà del Comune che al momento sono tutte occupate, così come i 192 posti letto in abitazioni private e i 133 assegnati ai migranti nelle case comunità. Le altre sistemazioni, in edifici abbandonati, vennero denunciate dalle organizzazioni umanitarie e rifiutate dal governo centrale perché mancavano i requisiti minimi di vivibilità e igiene.

 

 


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