Economia
Accordo UK-USA: l’Unione Europea è una zavorra che impedisce un buon trattato?
Il Regno Unito sigla un accordo commerciale vantaggioso con gli USA post-Brexit, superando la UE. L’Unione Europea è davvero una zavorra per i suoi membri? Analisi e prospettive.

Da tempo c’è la sensazione che l’Unione Europea non fornisse nessun reale vantaggio a propri membri, ma fosse solo una zavorra burocratica ed economica, quando non è una gabbia di matti che cercano di picchiarsi l’un l’altro. Ora questa sensazione è una realtà tangibile.
Il Regno Unito, piccolo, da solo, isolato con la Brexit, è riuscito a mediare un accordo commerciale con gli USA molto migliore di quanto abbia fatto sinora la UE. Lo ha anche fatto rapidamente, in pochi mesi, con colloqui diretti fra il primo ministro britannico e Trump, e nonostante le due parti fossero politicamente molto distanti.
Eppure è stato raggiunto l’accordo, ed è piuttosto conveniente:
- I dazi sulle automobili britanniche che entrano negli Stati Uniti sono ridotte dal 25% al 10%, con le prime 100.000 unità all’anno, coperte da tale aliquota; i veicoli che superano tale soglia sono soggetti a una tariffa del 25% ai sensi della Sezione 232. Tutte le auto europee devono attualmente pagare il 25%, in attesa di pagare il 30%;
- I dazi sui prodotti aerospaziali britannici, compresi motori e parti di aeromobili, sono eliminati, con entrata in vigore prevista entro la fine di giugno 2025. Fino a ieri erano colpiti da dazi legati agli aiuti di stato al consorzio Airbus;
- Per l’acciaio e l’alluminio, l’accordo stabilisce contingenti tariffari, il che significa che un determinato volume può entrare negli Stati Uniti senza dazi, ma i prodotti che superano il contingente o non soddisfano i criteri rimangono soggetti ai dazi della Sezione 232 (fino al 25%).
- Il Regno Unito è esente dall’aliquota tariffaria globale del 50% applicata dagli Stati Uniti sull’acciaio; le sue esportazioni rimangono soggette a un dazio del 25% fino a ulteriori negoziati.
- Entrambi i paesi hanno concordato di ridurre o eliminare le barriere non tariffarie e si sono impegnati ad adottare un “approccio strutturato e negoziato” per le future indagini commerciali relative alla sicurezza nazionale.
- L’accordo amplia le opportunità di esportazione degli Stati Uniti, tra cui quelle per la carne bovina americana, l’etanolo e altri prodotti agricoli, e apre i mercati del Regno Unito ai prodotti farmaceutici statunitensi, con però una revisione successiva;
- L’accordo pone le basi per il miglioramento del commercio digitale, della proprietà intellettuale, del lavoro e degli standard ambientali.
Alla fine è un buon accordo, che effettivamente, pur imponendo un dazio base del 10% comunque apre al libero commercio, con la possibilità di migliori condizioni anche ai cittadini britannici.
L’Unione fa la debolezza
Invece l’Unione Europea rischia, anzi quasi sicuramente avrà, condizioni peggiorative rispetto al Regno Unito. Non aiuta il fatto di avere un forte surplus commerciale e di ospitare paesi che si sono fatti un vanto dell’essere dei paradisi fiscali, come l’Irlanda.
Su Les Echos l’ex commissario Thierry Breton, un anti trumpista convinto, afferma, con la solita supponenza francese, che «Dovremmo essere molto più forti a 27» e l’UE è il «primo partner commerciale degli Stati Uniti con un volume di scambi superiore a 1500 miliardi di euro». «La Commissione ha il dovere di ottenere un accordo migliore di quello dei britannici. Il contrario non sarebbe accettabile». Invece proprio il fatto di essere in 27 e di dover difendere posizioni francamente indifendibili, rende impossibile poter ottenere condizioni migliori del Regno Unito.
Come è possibile difendere le posizioni di paradisi fiscali che non dovrebbero esistere nella UE? Come è possibile pensare di difendere l’ostilità evidente alle major di internet americane della Francia? Come è possibile difendere la Germania, che è cresciuta industrialmente solo negli ultimi venti anni con il surplus commerciale verso gli USA senza investimenti interni? Secondo voi minacciare dazi su 73 miliardi di euro d’import dagli USA, quando siamo in surplus commerciale, sarà utile?
L’Unione non fa la forza, anche perché non è spendibile politicamente: l’Unione Europea, già di suo, si è impegnata a spendere in armi americane per armare l’Ucraina, il tutto senza ottenere nessun vantaggio commerciale. Che leva politica può esercitare, in questo momento? Può minacciare di allearsi con la Cina, che sta già invadendo i mercati europei con i prodotti invenduti verso gli USA? Solo i fessi e gli estremisti europeisti possono pensare a questa eventualità.
L’Italia avrebbe ogni interesse a trattare da sola, investendo per acquistare dagli USA quello che non ha, l’energia, in ogni sua forma, per esportare quello che ha, dalla meccanica all’agroalimentare. Alla fine un accordo semplice, che proprio il far parte della UE impedisce.
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