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SI ABBASSANO LE ASPETTATIVE DI INFLAZIONE NELL’AREA EURO: LA BCE NON HA NESSUN POTERE DI RILANCIO DELL’ECONOMIA (perchè non le vuole avere)

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Sono state pubblicate le aspettative inflazionistiche relativamente all’eurozona, e sono, francamente, scoraggianti. Le aspettative economiche, della manifattura e di inflazione sono letteralmente precipitate. Vediamo l’inflazione:

Con un obiettivo inflazionistico del 2% la BCE è riuscita a raggiungere un 1,1% il tutto dopo aver raggiunto un attivo del 40% del PIL dell’Eurozona. Il problema è che la sospensione del QE ha comportato l’impossibilità di raggiungere questi obiettivi ed è chiaro come vi fosse un legame fra il moderato innalzamento inflazionistico, comunque insufficiente, e l’azione di acquisto dei titoli di stato e privati tramite il QE.

Peccato che l’effetto sia stato molto limitato e che le varie misure si siano convertite essenzialmente nel finanziamento della bolla dei vari asset, neanche tutti in Europa. Nel nostro continente invece si è assistito ad un calo disomogeneo dei rendimenti dei titoli, con il Bund ampiamente negativo nel nominale, ed il BTP sopra il 2,6%. Se valutassimo i rendimento reali quello tedesco sarebbe al -1,65%, quello italiano al +1,85%, quindi con una differenza di oltre il 3%, ed anche questo è un segno che la politica della BCE non ha funzionato.

I membri del board hanno come il solito affermato che “Hanno innumerevoli strumenti a loro disposizione”, con quel simpatico atteggiamento da Ganassa (i non milanesi trovino un traduttore) che li ha contraddistinti dal 2011. I mezzi che hanno a disposizione sono, alla fine, i seguenti, ben riportati da Blomberg, e ciascuno ha delle controindicazioni o degli impedimenti all’utilizzo:

  • tagli nei tassi di interesse, ma questi sono già negativi, al -0,4% , quanto si può andare ancora in basso? Si pensa addirittura a tassi differenziati a seconda del tipo di conto deposito con il cosiddetto “Tiering” , per evitare di bastonare eccessivamente le banche, ma questo strumento, così suddiviso,  diventa meno efficace. Inoltre i tassi negativi hanno un limite nel valore di deposito del contante.
  • Quantitative Easing: la BCE ha comprato già 2,9 miliardi di titoli con il QE, soprattutto titoli pubblici o assimilati. Il problema è che nell’acquisto dei titoli pubblici sulla base del Pil dei singoli paesi rischia di doversi interrompere per esaurimento del debito tedesco, sotto i 2 mld di euro , mentre ci sarebbe debito italiano, francese e spagnolo disponibile. Però bisognerebbe cambiare la guida della BCE stessa.
  • Operazioni di finanziamento diretto delle banche, cioè operazioni simili a quelle già annunciate con il TLTRO, ma queste non sono riuscite sinora a dare una vera spinta all’inflazione ed alla crescita, limitandosi a finanziare i debitori più deboli, e quindi più rischiosi.

Alla fine l’unico vero strumento sarebbe un QE, ma ripesato sui titoli dell’area euro sul mercato e non sul PIL, magari ampliando le operazioni ai titoli greci (del resto la Grecia non è risanata e più forte che pria) e quindi non distribuito sul Pil dei singoli stati. La situazione attuale viene proprio a rivalutare la politica fiscale degli stati, quella che la commissione, con le sue sanzioni per lo sforamento del zero virgola qualcosa vuol punire. Ecco perchè aalla fine la BCE non riesce ad ottenere dei risultati: non si può dare fiducia ad una certa politica monetaria quando quella fiscale fa l’esatto contrario.

 

 


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