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A Susa arrestata un’insegnante di scuola materna per maltrattamenti: è possibile che prima non se ne accorga mai nessuno? di Davide Amerio

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La scuola di nuovo al centro dell’attenzione: a Susa è stata arrestata una nota insegnante, di scuola materna, per presunti maltrattamenti sui bambini. Dopo le indagini condotte dai Carabinieri, a fronte di precise segnalazioni, e l’introduzione di telecamere di sorveglianza nella scuola, è scattato l’arresto. Le accuse sono pesanti. Si parla di percosse e umiliazioni subite dagli alunni.

Nascono domande che rimbalzano sui media: che tipo è questa insegnante? Nessuno si è accorto di nulla? Il Preside non era al corrente della situazione? Perché non si è agito prima? Questione caratteriale dell’insegnante oppure problemi di salute, oppure causa di stress per l’eccessivo impegno che richiede la scuola?

Saranno le indagini ad accertare le responsabilità individuali. Anche quelle di chi ha taciuto o sottovalutato eventuali segnalazioni. Speriamo in tempi brevi, in modo da restituire, a chi opera nella scuola, la serenità necessaria per svolgere il proprio lavoro.

Un nuovo caso.

Il nuovo caso pone al centro una questione di cui abbiamo parlato proprio su Tgvallesusa.it, alcune settimane or sono, di fronte a precedenti casi analoghi accaduti (Scuola: elogio del 7 in condotta). La questione riguarda l’involuzione della nostra scuola, dell’insegnamento, del sistema educativo: dalla scuola materna sino all’Università.

Non possiamo certo dire che questi casi sono colpa della “Buona Scuola”. C’è una responsabilità ben più ampia e di maggior durata nel tempo. Sarebbe sufficiente esaminare i nomi e le prodezze dei ministri assegnati (ahimè!) alla Pubblica Istruzione degli ultimi vent’anni.

Le involuzioni del sistema organizzativo e didattico, spacciate per “rivoluzioni copernicane”. Dalle strutture che cadono sulla testa degli allievi, grazie alla carenza degli investimenti sacrificati sull’altare dell’austerità (“ce lo chiede l’Europa”), agli insegnanti abbandonati a se stessi nel dover fronteggiare la protervia di genitori incapaci di somministrare ai propri pargoli l’abc dell’educazione civile.

Insegnanti sotto pressione?

Ho conosciuto, e conosco, molti insegnanti. Sempre più stanchi. Sempre più stressati. Alle fatiche tipiche dell’insegnamento, con le responsabilità che ne conseguono (morali e giuridiche), si sommano quelle dei programmi scolatici dei quali, sovente, non si comprende la ratio.

Essi devono fronteggiare allievi, fenomeni di bullismo, disorganizzazione, improvvisazione, genitori preoccupati e altri isterici (per problemi personali) con conseguenti problematiche che ricadono sui figli, con conseguenze sul rendimento scolastico e sovente problemi comportamentali. Più le normali preoccupazioni, e stress, cui qualsivoglia lavoratore è soggetto, in questo paese, dove una politica irresponsabile rende precaria l’esistenza di chiunque (ma ce lo chiede sempre l’Europa).

Il nostro sistema scolastico è carente dalla materna sino ai gradi più alti dell’istruzione (vogliamo trascurare i fenomeni delle baronie universitarie e la scoperta recente degli scambi sugli assistenti?). Per non parlare dei ruoli tirannici svolti da certi presidi, cui una malsana riforma ha assegnato un potere da sovrano.

La follia dei test Invalsi crocifigge il docente a delle responsabilità complessive, sul rendimento scolastico, che non sono imputabili solamente in capo a lui.

Istruzione e politica.

L’istruzione, a livello politico, è valutata come un costo da sostenere per produrre semplicemente lavoratori/consumatori. Con le dovute eccezioni, e le eccellenze, il nostro impianto trascura il compito primario della scuola: formare persone autonome, fornite di spirito critico, di educazione civile e civica, di curiosità, e di conoscenze.

Gli avvenimenti tristi di cronaca, sono la spia di un malessere diffuso che esplode in situazioni e contesti particolari. Ribadiamo la necessità dell’istruzione come momento fondamentale e centrale nella formazione delle persone; restituendo agli attori (famiglia, discenti, docenti) il ruolo che a ciascuno compete, con le proprie responsabilità.

Quanto alla politica… sarebbe gesto gradito poter assistere all’assegnazione, del ruolo di ministro, a qualche persona con le competenze adeguate a un compito così delicato.


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