Attualità
A proposito del debito pubblico, lettera al Direttore del Sole 24 Ore di Paolo Savona
Caro direttore,
ho letto l’articolo di Codogno e Galli e la loro risposta al commento di La Malfa. Ancora una volta il tema di come affrontare l’eccesso di debito pubblico italiano resta viziato da aporia e antinomia. La disputa se è meglio operare sul deficit del bilancio pubblico in diminuzione o in aumento è viziata da aporia, ossia è irrisolvibile sul piano logico, perché in materia non esiste un consenso tra gli economisti, e su quello empirico, perché non sarebbe l’unica forza in azione e quindi non è distinguibile il suo effetto.
Purtroppo il problema è afflitto anche da antinomia, perché non riusciamo a disfarcene e, non potendolo risolvere, lo ignoriamo, come giustamente denunciano Codogno e Galli nel commento iniziale.
Perché allora non confrontarci sui modi concreti in cui sarebbe possibile agire nel disperato tentativo di raggiungere un accordo almeno tra tecnici sul piano dell’azione politica da intraprendere, evitando di entrare nella disputa irrisolvibile e non accantonabile, ma appigliandosi a motivazioni esterne ai suoi contenuti, come quella che un debito pubblico fuori dai parametri europei vincola l’azione della politica economica italiana ed espone il Paese agli attacchi della speculazione aprendo la strada a una colonizzazione della nostra politica e della nostra economia. Grecia docet.
Da decenni ci provo. La mia prima proposta risale al 1993 e fu preparata con Fratianni collegando l’abbattimento del debito pubblico alle privatizzazioni. Ciampi Capo del Governo non si volle impegnare per timore che riducendo il debito aumentassero le pressioni per spendere di più; chiese comunque al Parlamento di varare una legge che mettesse in stretto collegamento gli incassi delle privatizzazioni con il rimborso del debito, ma esso si rifiutò tramutandolo in un semplice ordine del giorno favorevole all’idea.
Quando scoppiò la crisi finanziaria mondiale preparai ancora con Fratianni e Antonio Rinaldi una riedizione del piano aggiungendo la proposta di un warrant negoziabile che dava diritto a una partecipazione proporzionale ad acquisire un bene pubblico dismesso. Di seguito apparirono proposte di Masera e Brunetta, che nel 2011 Francesco Forte riunì in un progetto presentato a Berlusconi. Amato, Monorchio e Salerno Aletta avanzarono versioni che prevedevano il ricorso a tassazioni della ricchezza, un’idea che tuttora aleggia nella mente dei “tassatori seriali”.
Ogni volta i Ministri del Tesoro che si sono succeduti fecero sapere che i progetti erano impraticabili, senza mai dare una giustificazione del perché li ritenevano tali, una brutta prassi seguita ai giorni nostri dai poteri costituiti che non rendono conto dei motivi delle scelte mancate.
A questo punto della storia esistono due soluzioni:
1. una europea che consenta alla BCE di far confluire in un Fondo appositamente costituito gli eccessi di debito rispetto al parametro del 60% rispetto al PIL, previa rinegoziazione dei termini di rimborso (con tassi ufficiali senza spread e date di scadenza lunghe) e impegno da parte dei paesi di rispettare il pareggio di bilancio; questa soluzione non impedirebbe la crescita della spesa pubblica – spero per investimenti, ma è un altro problema – purché essa resti nei limiti dei maggiori incassi e, quindi, della crescita nominale del PIL;
2. una nazionale che attui una conversione del debito in essere entro i limiti dell’eccesso esistente allungando le scadenze e offrendo rendimenti pari all’inflazione, dando in contropartita una garanzia su tutti i beni dello Stato mobili e immobili, anche artistici e ambientali, escutibili con procedure rapide da stabilire anticipatamente nel caso di insolvenza (peraltro assai improbabile dati i livelli di risparmio del Paese).
Occorre essere convinti che esiste una soluzione tecnica, mentre quella che manca è la volontà politica.
Questo mi sembra il contenuto del dibattito da tenere, caro direttore, e glielo propongo da cittadino cosciente e impegnato.
Paolo Savona, IlSole24Ore 7 settembre 2017
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