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A BRUXELLES È PARTITA LA CORSA AL POSTO PERCHÉ DOPO LE ELEZIONI DEL MAGGIO PROSSIMO GIÀ SI SENTONO DISOCCUPATI di F. Dragoni e A.M. Rinaldi

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E’ proprio vero. Quando la nave affonda i topi scappano. Ricordate il “simpatico” Joroen Djisselbloem, l’euroministro olandese che pronunciò “i Paesi del sud non possono spendere tutti i soldi in alcol e donne e poi chiedere aiuto? Quando però dovette lasciare il posto di presidente dell’Eurogruppo visto che il suo partito “del lavoro” (proprio così questo era il nome del movimento) passò dal 24% a meno del 6% e nonostante la provvidenziale proroga al gennaio 2018 ritrovandosi disoccupato, la premurosa“mamma UE” decise di non lasciarlo senza reddito, e provvedette, per mezzo del capo del Fondo Salva Stati il tedesco Klaus Regling, ad assumerlo come consulente strategico per la modesta cifra di 14.500 euro mensili.

Ebbene come consuetudine già da qualche mese a Bruxelles è partita una vera e propria corsa da parte di Commissari Commissione, europarlamentari e alti funzionari ad accaparrarsi una poltrona per quando a maggio prossimo si ritroveranno anche loro dei disoccupati di lusso. Infatti sanno benissimo che il 27 maggio 2019 –il giorno dopo le elezioni europee  la maggioranza di loro dovranno passivamente prendere atto di un radicale cambiamento di forze e di equilibri e dovranno loro malgrado trovare qualche alternativa lavorativa per sbarcare il lunario.

Tanto per fare un esempio, quanti degli aderenti ai Gruppi PSE e PPE, cioè Socialisti e Popolari, torneranno in massa a casa e salvo qualche veloce ma difficile salto carpiato di riposizionamento, si ritroveranno nella situazionedi Djisselbloem nel cercare una “fonte di reddito”? Quanti dei 31 del PD e 13 di Forza Italia riusciranno a conservare l’euro-scanno? Ma la situazione è pressoché analoga negli altri paesi, dove “l’onda” euroscettica ridisegnerà come mai il Parlamento Europeo e la Commissione.

Perciò è già partito l’arrembaggio per accaparrarsi un “posto” come consulente o nell’organico di qualche multinazionale disponibile ad accoglierli, magari in nome di qualche riconoscenza maturata in anni di conoscenza. In poche parole in molti andranno a “bussare” alla porta di chi non si è mai sottratto nel fare qualche “cortesia” come il presentare un emendamento o una mozione “cucita addosso” agli interessi di qualcuno. Certo se si ha la fortuna di essere nella ormai famosa “lista Soros, dove il sempre onnipresente finanziere-filantropo di origini ungheresi ha da tempo selezionato ben 226 europarlamentari di cui 14 italiani (13 del PD!) considerandoli alleati affidabili, il compito di trovare un posto con stipendio a molti zeri è una impresa più semplice, ma per tutti gli altri sta rappresentando già da qualche mese il problema numero uno: cosa fare dopo?

Forse non tutti sanno che il Parlamento e Commissione europea da tempo hanno istituito un registro pubblico, naturalmente in nome della trasparenza, su chi intende influenzare le politiche della UE, cioè tradotto significa che  hanno aperto ufficialmente la porta ai lobbisti. Ebbene all’aprile del 2018 erano accreditati ufficialmente ben 11.739 organizzazioni tra cui 7.235 persone fisiche che hanno la possibilità di consultare gli atti della Commissione e interloquire con i parlamentari e dirigenza. E c’è da scommettere che questi numeri riguardano solo i cosiddetti “galoppini” cioè i portaborse perché quelli che “contano” non vanno certo a segnarsi nel registro con tanto di cartellino identificativo.

Inutile precisare che i lobbisti in questione sono pagati, e anche profumatamente, per perorare gli interessi di determinate categorie o direttamente quelli delle multinazionali e non certo del piccolo imprenditore brianzolo con 6 operai alle dipendenze…

Si vocifera addirittura che i più “sfortunati” pur di non rimanere con un pugno di mosche in mano siano disponibili ad accettare posticini nelle retrofile anche per figli e nipoti e che le “trattative” avvengano solitamente in discreti ristoranti e bistrot lontano da occhi e orecchie indiscreti. Sarebbe istruttivo poi verificare il prossimo anno se sussistono palesi correlazioni fra attività parlamentare svolta in precedenza e interessi del nuovo “datore di lavoro”, così tanto per capire se abbiamo inviato a Bruxelles personaggi per fare gli interessi del Paese o quelli di qualcun altro! Toccherà come al solito alla rete, ai social ai blogg, come quello che state leggendo in questo momento, scoprire la verità.

Fabio Dragoni e Antonio M. Rinaldi


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