Attualità
Quella pettorina manda Forza Italia in corto circuito di Massimiliano Lenzi.
Povero gilet, adesso gli ci mancavano gli azzurri. A vedere i parlamentari di Forza Italia lanciare, nei giorni scorsi, la rivoluzione politica e di costume del più gilet per tutti, purché azzurro, una domanda veniva spontanea: pure quelli di Forza Italia sono diventati populisti?
Perché visti i tempi che corrono, o si sta col gilet o si sta con Juncker, il Presidente della Commissione Europea, questo è il nuovo bipolarismo dell’epoca e non ci sono terze vie politiche alternative e vincenti (per adesso). Il fatto è, e lo scriviamo come una lettera aperta agli amici di Forza Italia, che avete consumato un cortocircuito simbolico e politico, per lo meno dal lato dello sguardo dei cittadini, non indifferente. “O che faranno adesso quelli di Forza Italia – si domanda una buona parte degli italiani – si metteranno a bloccare le strade coi gilet come hanno fatto i francesi, quelli gialli?”. Perché i simboli in politica pesano.
Il braccio teso è il fascismo in un gesto, il pugno il comunismo in una mano chiusa. Napoleone è l’esilio in una mano incrociata sul petto e Churchill la vittoria in due dita. I gilet, invece, sono i gilet gialli, movimento nato dal basso, sul web, in Francia, contro le élite, uno spontaneismo che ha messo in ginocchio Macron e pure la Unione Europea visto che dopo le proteste dei gilet gialli è arrivato un simpatico sforamento francese, in fatto di conti, dei parametri su cui tanto vigila la Ue quando tocca all’Italia. Per questo i gilet azzurri, scelti come protesta contro un Governo populista composto da Lega e 5 Stelle, sono il cortocircuito dell’immaginazione politica.
Perché i gilet nascono e sono populisti, e poco conta cambiare il colore delle pettorine. Insomma, indossando i gilet i parlamentari di Forza Italia hanno compiuto un gesto populista contro il populismo, un po’ come se avessero alzato il pugno chiuso per protestare contro il comunismo (cosa che, ci auguriamo, non gli verrebbe mai in mente). Senza contare poi, oltre le simbologie, l’altro aspetto, altrettanto importante: i gilet non possono nascere in Parlamento. Sarebbe come sostenere che i giacobini, nella Rivoluzione Francese, uscirono dai nobili alle corti del Re. Le élite e il popolo, il Parlamento e la piazza, i politici e i gilet. Così sono nati, piaccia o no, in Francia, i gilet gialli. Contro il Palazzo.
Certo, vi è ancora una possibilità nell’azzurrata del gilet, ed è quella che magari una parte di Forza Italia – movimento nato dal carisma e dal talento di Silvio Berlusconi, fuori dalle élite, tra la gente, sotto lo slogan “meno tasse per tutti” – sia stanca di essere troppo europeista e abbia voglia di tornare alle origini del 1994. Questo lo vedremo nei prossimi mesi di campagna elettorale per le Europee.
Di certo, un consiglio agli amici forzisti va dato (liberi ovviamente di ascoltarlo o cestinarlo): se vogliono criticare questo Governo perché il costo della vita salirà e le pensioni non altrettanto, perché la pressione fiscale non scenderà ma anzi coi tagli ai comuni potrebbe aumentare, lo facciano. Con passione. Ma senza indossare gilet. Che poi magari alla fine si confondono e finiscono per regalarne uno, azzurro, pure a Juncker e quello è rigoroso e chissà come la prende. Magari glielo tassa.
Massimiliano Lenzi, Il Tempo, 2.1.19
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