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Von der Leyen sempre piu in bilico

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Si narra che Ursula Von der Leyen fu nominata come presidente della commissione (che conquistò poi grazie al voto dei cinque stelle e dei polacchi dell’Ecr) nel 2019, proprio grazie ad una idea di Emmanuel Macron, per uscire dall’impasse e che puntò sulla ex ministra della difesa di Merkel, forse convinto di poter avere a capo della commissione una donna poi fedele e facilmente “addomesticabile”. Se fosse andata così, già allora Macron evidentemente avrebbe sbagliato i propri calcoli. Ma ora la parabola discendente della presidente della Commissione europea, che giovedì dovrà affrontare altre due mozioni di sfiducia, segue quella del suo mentore Macron, alle prese con una difficilissima crisi politica da risolvere in patria.

 

Oggi per la presidente sono previste altre due mozioni di sfiducia (sono già tre in poco più di un anno) e anche se anche queste probabilmente non sortiranno nessun effetto, è indubbio che la posizione della Von der Leyen si sia molto indebolita. Non solo nei confronti del Parlamento europeo, ma secondo alcune fonti, anche all’interno del suo board di commissari, oltre che nel Consiglio europeo, dove ormai nemmeno il cancelliere tedesco sembra intenzionato a fare molto per sostenerla. La grave crisi francese, secondo alcuni, potrebbe indebolire ulteriormente la Von der Leyen, che sente sempre più su di sé la pressione dei vari leader europei, parecchio insoddisfatti della sua gestione di alcuni importanti dossier, sia di politica estera che in quella economica dell’Unione, in questi ultimi mesi. Popolari, S&D e centristi la difendono più per mancanza di valide alternativa che per convinzione propria. Anzi i popolari sarebbero addirittura pronti a bocciare la nuova proposta di riforma del budget, e così, anche se per motivi diversi sarebbero pronti a fare anche i socialisti

Von der Leyen, lunedì, ha tentato di difendersi dall’ennesima mozione di censura, e dalle dure parole rivolte nei suoi confronti dal presidente dei Patrioti Jordan Bardella, considerandole come una manna dal cielo per il russo Vladimir Putin. Ha preso la strada maestra, elencando tutte le minacce che l’Europa deve affrontare e invocando ripetutamente “unità”. ma sarebbe proprio lei la prima a non lavorare per far sì che questa unità si possa materializzare. In questo anno o poco più, sarebbe riuscita nel non facile compito di scontentare un po’ tutti. “Siamo in un periodo di massima incertezza e di volatilità esplosiva”, ha affermato.

“[Putin] non nasconde il suo disprezzo per la nostra Unione, e non nasconde la sua gioia o il suo sostegno per tutti i suoi obbedienti amici in Europa che stanno facendo il lavoro per lui”, ha detto. Ma ha offerto solo un fugace riconoscimento delle critiche contenute nelle due mozioni, relative a Gaza, alle relazioni con gli Stati Uniti, all’Ucraina e al commercio. “So che provengono da preoccupazioni genuine e legittime”, ha affermato, impegnandosi molto meno nel merito rispetto all’ultimo dibattito di censura sul Pfizergate.

Manfred Weber, leader del Partito Popolare Europeo di centro-destra al Parlamento, ha difeso la Von der Leyen , accusando Bardella di aver abusato della scena europea per fare politica a livello nazionale. “Spero che abbiate raccolto abbastanza materiale video per la vostra campagna francese”, ha detto. Iratxe García, leader dei socialisti, si è invece opposta alla sinistra, rimproverandola per la mancanza di pragmatismo su Gaza, pur affermando di essere d’accordo con loro sulla sostanza.

Insomma, una difesa molto meno convinta rispetto a quella del leader dei popolari. anche perché la presidente dei socialisti europei, l’ha avvertita che il sostegno del suo ampio gruppo “non è incondizionato” e ha affermato di aspettarsi politiche differenti da parte della commissione per il 2026.

Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei e portavoce di Giorgia Meloni al Parlamento, ha affermato invece che la Commissione dovrebbe smettere di intromettersi nelle questioni nazionali. Ma la presidente che è un’ottima incassatrice ha deciso di cambiare strategia, ed apparire meno autoritaria di quello che era sembrata voler essere a luglio, quando era stata riconfermata alla guida della commissione. “Ursula von der Leyen ha una nuova strategia per convincere gli avversari a sostenerla: ascoltare di più, parlare con loro e persino cedere un po’ di terreno.

Le sue tattiche sono state evidenti in vista dei due voti di sfiducia del Parlamento europeo di questa settimana, e i critici dei partiti rivali hanno già fatto capire che stanno funzionando.” dice un funzionario italiano di vecchio corso al parlamento europeo a Bruxelles

La presidente della Commissione europea “ha mostrato ultimamente una maggiore disponibilità alla consultazione, alla cooperazione e un impegno più forte nel riunire le persone attorno a un tavolo, anche sul programma di lavoro della Commissione per il 2026”, ha dichiarato a POLITICO la settimana scorsa, Valérie Hayer, leader del gruppo liberale Renew Europe. “È un passo atteso da tempo nella giusta direzione”. Chissà se questo nuovo approccio in pieno stile andreottiano (“meglio tirare a campare che tirare le cuoia”) potrà bastare per affrontare le difficilissime sfide, che l’Unione europea dovrà affrontare nei prossimi quattro anni.

 

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