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Russia e petrolio: riuscirà a raggiungere gli obiettivi di produzione?
La produzione petrolifera Russa è stata recentemente un elemento di agitazione profonda nel cartello dei produttori di petrolio. Dopo la guerra fra produttori del 2020 si è raggiunto un accordo che, anche a fronte di un prezzo aumentato, prevedeva un aumento della produzione di vari paesi Russia inclusa. Un punto chiave però è se la Russia possa o meno aumentare la sua produzione di petrolio greggio come pianificato e consentito dalla sua quota OPEC+, cioè se la Russia stia operando al massimo delle proprie capacità o meno. Per dicembre 2021 la Russia, secondo il Ministero dell’Energia, ha pompato una media di 10,903 milioni di barili di petrolio greggio e condensato di gas al giorno. Quel numero era leggermente inferiore ai 10,906 milioni di barili prodotti al giorno per novembre 2021, ma un impressionante 8,4% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno prima.
I dati del governo mostrano che la produzione annua totale di condensati di petrolio e gas durante il 2021 è stata in media di 10,5 milioni di barili al giorno, che è oltre il 2% in più rispetto all’anno precedente. Si prevede che la produzione russa di greggio aumenterà ulteriormente nel 2022. Il ministero dell’Energia prevede che la produzione media annua giornaliera di greggio prevista salirà tra 10,84 milioni e 11,05 milioni di barili, con un aumento dal 3% al 5% rispetto al 2021. Tutto bene?
Nonostante le preoccupazioni che l’industria petrolifera russa abbia raggiunto la capacità produttiva, il vice primo ministro Alexander Novak, nell’ottobre 2021, ha affermato che c’è ampio spazio per espandere la produzione di petrolio greggio. Novak, che è il negoziatore chiave del Cremlino con l’OPEC, ha affermato che la Russia possiede una capacità inutilizzata sufficiente per aumentare la produzione a oltre 11 milioni di barili al giorno. A sostegno di questa affermazione il vice primo ministro ha citato i precedenti record di produzione in cui la Russia pompava fino a 11,4 milioni di barili al giorno, nel febbraio 2020, prima che la pandemia di COVID-19 colpisse costringendo le chiusure operative. Sebbene alcuni analisti ritengano che ciò non sia realizzabile, la società di consulenza del settore Rystad Energy, in un comunicato stampa dell’agosto 2021, ha previsto che la produzione di petrolio della Russia nel luglio 2022 raggiungerà un nuovo record. Rystad suggerisce che il terzo produttore mondiale di petrolio estrarrà 11,6 milioni di barili al giorno durante quel mese che, se raggiunto, rappresenta un notevole aumento dell’11% rispetto allo stesso mese del 2021. La produzione del più grande produttore di petrolio continuerà a crescere, raggiungendo un picco di 12,2 milioni di barili al giorno entro la metà del 2023.
Questo importante aumento non è né semplice né automatico. Ci sono segnali che la Russia potrebbe lottare per aumentare la produzione di petrolio come previsto. Gli elementi principali che governano il previsto aumento della produzione di petrolio greggio da parte di Mosca sono la quota OPEC+ della Russia, fattori esterni come le difficoltà climatiche e la presenza di capacità non impiegata. Fattori che possono frenare la crescita della produzione russa sono:
- i fattori climatici estremi a cui si trovano molti campi estrattivi, che ri rendono dipendenti dalla meteorologia locale;
- il Covid, che attualmente vede nella Russia il suo sesto bacino, in espansione;
- i problemi tecnici e tecnologici, legati anche alle difficili relazioni con l’Occidente, produttore di molta componentistica che sarebbe utile alla Russia e sulla quale possono esserci delle rotture nelle forniture per fattori politici;
- la disponibilità di campi di estraznione nuovi (greenfield) o da migliorare (brownfield), che potrebbe non essere adeguata. La US Energy Information Administration è arrivata al punto di affermare che lo sviluppo di progetti greenfield in Russia potrebbe non essere in grado di aumentare la produzione molto più in alto dei 10,9 milioni di barili pompati nel dicembre 2021. Questo, secondo l’EIA, perché i barili aggiuntivi sono quelli le operazioni si aggiungeranno, quando le operazioni saranno operative, saranno compensate dalla diminuzione della produzione dai giacimenti petroliferi maturi, in particolare in Siberia.
Se la Russia non riuscisse a completare le quote assegnate dagli accordi OPEC+ avremmo una riduzione dell’offerta di petrolio globale e quindi una spinta a un aumento dei prezzi. E questo senza neanche valutare gli elementi di incertezza politica.
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