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Analisi e studi

12 motivi per dire NO al “taglio dei parlamentari” (di P. Becchi e G. Palma)

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Pochi giorni fa è uscito l’ultimo libro di Paolo Becchi e Giuseppe Palma “Una riforma sbagliata. Dodici motivi per dire No al taglio dei parlamentari“, edito da Gds. I due autori hanno riassunto i 12 motivi in questo loro articolo del 16 febbraio su Libero:

Prescrizione oggi e revoca delle concessioni domani. Su questo naviga a vista il Conte bis, con il M5S che incassa risultati, Renzi che perde colpi e Zingaretti che non tocca palla. Non bisogna però dimenticare che tra poco più di un mese, il 29 marzo, gli italiani saranno chiamati ad un appuntamento elettorale molto importante e di cui si parla pochissimo. Si tratta del referendum confermativo sulla riforma costituzionale che prevede una riduzione consistente del numero dei parlamentari, dagli attuali 945 a 600. Una riforma sulla quale, alla fine, tutti i partiti si sono trovati d’accordo per paura di apparire come protettori della cosiddetta “casta”. Decenni di antipolitica hanno prodotto questo risultato. E ora il popolo confermerà. L’unica cosa buona di questo referendum sarà la fine, sia pure non imminente, di questo governo con conseguenti elezioni anticipate in autunno o in inverno, perché è del tutto evidente che un Sì delegittimerebbe sia il numero attuale dei parlamentari sia l’elezione del Presidente della Repubblica con la composizione attuale del Parlamento. Insomma, non tutto il male viene per nuocere.

Consapevoli di andare controcorrente abbiamo però scritto Una riforma sbagliata in cui individuiamo dodici motivi per votare No. Beninteso, non è la riduzione del numero dei parlamentari in sé ad essere sbagliata, ma la sua entità e il quadro costituzionale in cui è avvenuta, oltre alle gravi conseguenze che causerà alla rappresentanza democratica. Ecco, in estrema sintesi, dodici motivi per dire No, che abbiamo sviluppato nel libretto.

Primo: è una riforma oligarchica, che consegna il destino della “cosa pubblica” nelle mani di pochi parlamentari, esattamente com’era nelle intenzioni del “piano di rinascita democratica” della P2 di Licio Gelli, il quale elaborò un progetto simile a quello approntato dall’attuale riforma. Inoltre viene sacrificato in modo consistente il rapporto abitanti/rappresentanti.

Secondo: decisioni politiche importanti saranno demandate ad uno sparuto gruppo di parlamentari che, in casi particolari, decideranno sull’approvazione di leggi che riguardano milioni di cittadini. Si pensi alle Commissioni in sede deliberante al Senato, dove anche soli quattro senatori potranno decidere sui destini della nazione.

Terzo: l’elezione del Capo dello Stato potrebbe finire, al verificarsi di determinate condizioni e in presenza di particolari leggi elettorali, alla mercé della sola maggioranza parlamentare. Dalla quarta votazione in avanti il Presidente della Repubblica è eletto dalla maggioranza dei componenti del Parlamento riunito in seduta comune. Con una riduzione del numero di deputati e senatori di circa il 40%, e di fronte ad eventuali future leggi elettorali maggioritarie, l’inquilino del Colle potrebbe essere espressione della sola maggioranza parlamentare. Bisognava almeno alzare l’asticella delle maggioranze.

Quarto: esiste un serio problema di rappresentanza al Senato dove, per effetto della disposizione dell’art. 57 della Costituzione che prevede la sua elezione su base regionale, la riduzione del numero dei senatori produrrà la conseguenza che ad attribuirsi i seggi a Palazzo Madama saranno le sole liste con i maggiori consensi elettorali. Resteranno escluse quelle liste che, pur avendo superato la soglia di sbarramento a livello nazionale, non potranno partecipare alla distribuzione dei seggi su base regionale perché, vista la riduzione numerica, gli scranni saranno attribuiti alle liste maggiori.

Quinto: i parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero potrebbero risultare decisivi nella tenuta dei governi ribaltando, in casi estremi, gli esiti elettorali nazionali. E’ pur vero che anche il numero di deputati e senatori della Estero saranno ridotti (da 12 ad 8 per la Camera e da 6 a 4 per il Senato), ma con leggi elettorali proporzionali il loro peso potrebbe risultare decisivo, a dispetto dei risultati nazionali.

Sesto: la riforma mantiene invariato il numero dei senatori a vita di nomina del Presidente della Repubblica, quando avrebbe dovuto – di fronte ad un taglio di circa il 40% del numero dei senatori – ridurlo quantomeno da cinque a tre. In questo modo, invece, i Monti e i Napolitano di turno potrebbero risultare decisivi nella formazione e nella tenuta dei governi.

Settimo: assenza di adeguati pesi e contrappesi istituzionali in grado di bilanciare la minore rappresentanza del popolo all’interno del Parlamento. Nel momento in cui si comprime la rappresentanza dei cittadini all’interno delle aule parlamentari, occorre bilanciare tale contrazione con strumenti che restituiscano al popolo – seppur in parte – quello spazio di rappresentatività che ora viene parecchio limitato. Ad esempio, si sarebbe potuto contestualmente prevedere l’elezione diretta del Capo dello Stato e una riforma in senso federale della Repubblica.

Ottavo: la procedura di revisione costituzionale di cui all’art. 138 della Costituzione sarà demandata – soprattutto nella prima votazione dove è sufficiente la maggioranza dei presenti – ad un numero davvero esiguo di deputati e senatori.

Nono: se si continuasse ad avere leggi elettorali con listini bloccati e candidati nominati, le prossime legislature saranno composte da parlamentari quasi esclusivamente indicati dalle segreterie di partito, sottraendo al popolo il diritto di scegliersi i suoi rappresentanti. Con la conseguenza che ciascun deputato e senatore finirà per rispondere al partito e non agli elettori.

Decimo: nella comparazione con gli altri Stati europei, l’Italia sarà tra i Paesi col minor numero di parlamentari in proporzione al numero di abitanti. Esempi significativi sono le civilissime Svezia e Norvegia, che in proporzione ai cittadini residenti hanno il maggior numero di rappresentati in Parlamento. Anche in Francia e in Gran Bretagna i cittadini sono adeguatamente rappresentati, pur avendo i due Paesi un numero di abitanti superiore al nostro.

Undicesimo: la riforma concentra la rappresentanza politica nelle aree più popolose del Paese, a scapito di quelle con meno abitanti ma territorialmente più vaste, ed inoltre non tutela in modo adeguato le minoranze linguistiche (il caso del Trentino-Alto Adige è quello più significativo). Un problema serio che produrrà i suoi effetti negativi nei decenni a venire.

Dodicesimo: viene messo in discussione il rapporto tra eletto ed elettore, che diventerà ancora più debole e favorirà il distacco dei cittadini dalla politica, incrementando l’astensionismo e la disaffezione nei confronti delle Istituzioni, soprattutto del Parlamento, l’unico luogo dove il cittadino dovrebbe vedersi democraticamente rappresentato. Un Parlamento con meno eletti, per giunta nominati, sarà sempre più percepito dai cittadini come qualcosa di distante. Per contrastare “la casta” si finirà col rafforzarla ancora di più, spianando la strada all’oligarchia.

Il pamphlet è arricchito da due capitoli iniziali che riguardano il modo in cui era affrontato il tema della rappresentanza in sede di Assemblea Costituente e il quadro politico in cui si situa l’attuale riforma. Pubblicato in questi giorni da Editrice Gds il libro – l’unico che tratta questo argomento – si può acquistare in formato cartaceo su Amazon. Sarà a breve disponibile anche la versione e-book.

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero del 16 febbraio 2020.

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1) di Paolo Becchi e Giuseppe Palma: “Una riforma sbagliata. Dodici motivi per dire No al taglio dei parlamentari“, Editrice Gds, febbraio 2020. Qui per l’acquisto dell’edizione cartacea:

https://www.amazon.it/Una-riforma-sbagliata-Dodici-parlamentari/dp/8867829920/ref=sr_1_3?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&keywords=una+riforma+sbagliata&qid=1581687581&s=books&sr=1-3

– … qui per l’acquisto dell’edizione eBook: https://www.amazon.it/dp/B084ZBX3QV

2) di Paolo Becchi e Giuseppe Palma: “Ladri di democrazia. La crisi di governo più pazza del mondo“, Giubilei Regnani editore, ottobre 2019. Qui di seguito le librerie online per l’acquisto: https://scenarieconomici.it/ladri-di-democrazia-la-crisi-di-governo-piu-pazza-del-mondo-lultimo-libro-di-p-becchi-e-g-palma-giubilei-regnani-editore/

 

 

 


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