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Euro crisis

Come gli USA anche l’Italia ha bisogno della Presidenza Trump per tornare grande. Ossia per uscire dall’Euro

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Ormai tutti hanno capito che per l’Italia restare nell’euro è un suicidio. Abbiamo infatti compreso a nostre spese che il piano EU è di drenare ricchezza dai periferici verso gli stati centrali, una nuova versione dell’asse franco-tedesco che prese forma con il governo di Vichy. Oggi non ci sono guerre “militari”, le guerre del XXI secolo si combattono a colpi di spread, di avanzi della bilancia dei pagamenti, di austerità imposta dall’estero o di corrispondenti svalutazioni competitive. E la Germania ha accumulato enorme ricchezza grazie all’EUro approfittando di una valuta ben più svalutata del marco, facendo pagare il conto ai periferici ovvero ai propri competitor manifatturieri continentali (quindi principalmente all’Italia). Eppure si rifiuta di spendere….

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Real effective exchange rates, EU

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Insomma, diciamolo chiaramente: oggi Berlino con l’ausilio strategico-nucleare di Parigi punta a sostituirsi a Washington al comando dell’Europa, per poi guardare autonomamente ad est ed espandersi in nordafrica alla ricerca di un proprio spazio vitale, memento la recente proposta di un piano Marshall per l’Africa paventata da Sarkozy.

Il vero danno collaterale del duo Obama-Clinton sarà certamente non tanto il caos in medio oriente, non tanto aver favorito la Cina come risultato della folle contrapposizione ideologica con la Russia, non tanto la nascita del terrorismo: la conseguenza più grave ed immediata per gli USA sarà l’aver creato un competitore formidabile non allineato ai propri interessi, l’Europa franco-tedesca. Come diceva Mark Twain, la storia non si ripete ma fa la rima…

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Ora, l’Italia ha un innato ruolo strategico nel Mediterraneo ed anche nelle relazioni con un certo mondo mediorientale e nordafricano oltre ad avere ottimi rapporti con Israele. In più ha una posizione unica – e strategica -.

Il problema è che dal 2010 il Belpaese è stato messo sotto assedio dall’Europa interessata ad emanciparsi da Washington e dunque prona ad annientare il più grande alleato USA non anglosassone in Europa e forse nel mondo. In questo contesto non mi stupirei di vedere in futuro Barack Obama come assiduo conferenziere presso importanti aziende tedesche durante la sua pensione (Hillary Clinton lo fu da candidato presidente, ndr). La Libya insegna.

Oggi l’Italia è in crisi mortale: se vuole pensare di sopravvivere deve cambiare lo status quo orientandosi verso l’uscita dal progetto della moneta unica, strumento destinato ad annientarla anche come entità nazionale indipendente (il benessere se ne è già andato). Per fare questo, per uscire dall’Euro ovvero per tornare grande l’Italia ha bisogno degli USA, come al solito. 

A pensarci bene a perseguire tale obiettivo i vantaggi sarebbero davvero reciproci per Stati Uniti e Italia: a parte un allineamento quasi unico in termini di valori grazie ai numerosissimi oriundi che condividiamo, i vantaggi sarebbero rilevantissimi anche lato USA, basti pensare al poter evitare di perdere l’unico vero alleato non anglosassone in Europa.

Prima di tutto si potrebbe lavorare assieme per schiantare il progetto EU ormai dichiaratamente contrario agli interessi non solo europei ma anche statunitensi, già solo il fatto che l’Italia possa deragliare l’EU tedesca (che ormai strizza l’occhio a Mosca) potrebbe giustificare il supporto di Washington per i motivi sopra citati. Secondariamente non dimentichiamo l’ottimo rapporto italiano con Mosca, spesso Roma è stato il trait d’union tra la cultura occidentale russa e la cultura occidentale atlantica, fin dai tempi di Gianni Agnelli: chi scrive ritiene che un’unità d’intenti per costruire un alveo economico tra l’Eurasia e gli USA sia nell’interesse globale, dato per scontato che un paese come la Cina che avrà a breve circa 2 miliardi di abitanti sarà il vero problema degli anni a venire.

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In ultimo la possibilità di conciliare gli interessi medio orientali con quelli occidentali potrebbe passare per i buoni rapporti italiani nell’area, oggi con Donald J. Trump al potere l’Islam deve essere conscio che se non trova un allineamento con Russia e USA a forza di attentati rischierà seriamente l’estinzione.

Per quanto riguarda le competenze italiche, le sue aziende, l’inventiva dei suoi ingegneri ed imprenditori, beh, sarebbe facilissimo integrarli in un progetto comune in cui Washington rivesta il ruolo di tutore dell’unità nazionale oltre che di finanziatore di progetti comuni, come accaduto in passato (telefoni, personal computer, agroindustria, tutte innovazioni italiane “passate” oltreoceano).

Ovvero possiamo concludere che la radice della destabilizzazione degli ultimi 8 anni che ha visto svariati golpe, una crisi economica (almeno europea) senza fine oltre al parallelo l’indebolimento USA nel mondo e soprattutto in medio oriente è stata determinata dal tentativo dell’Europa capeggiata da Berlino di fomentare malcontento e guerre usuranti contro gli interessi USA con lo scopo di indebolirli e dunque di costringerli a cedere il testimone in Europa. Ad esempio il rapporto tra Berlino ed Ankara è storico: grazie alle tensioni innescate tra Turchia e NATO la Germania è riuscita a ricucirsi un ruolo anche indirettamente in Medio Oriente. Parimenti proprio grazie ai sodali Turchi è riuscita a far capire ad Atene che era meglio non uscisse dall’euro, essendo la moneta unica la vera pietra angolare della ricchezza tedesca del terzo millennio: a Tsipras è stato fatto intendere che dentro l’EU non avrebbe corso rischi di invasione turca, viceversa uscendo… [non a caso il supporto per questa EU austera è ormai  ai minimi, soprattutto in Italia]

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E dopo il referendum italiano del prossimo dicembre? L’Italia non ha molto tempo a disposizione prima che francesi e tedeschi cerchino l’affondo per impossessarsi di tutto quello che riescono prima che Trump diventi presidente….

Or dunque, oggi con Donald J. Trump la politica USA finalmente cambia. Come diceva Einstein se si vuole veramente cambiare bisogna smettere di fare le stesse cose: or dunque, stante che l’Italia è pronta a condividere le sue risorse, la sia innata vicinanza culturale, le sue competenze, la sua cultura con gli USA pur di trovare una via d’uscita da questa EU che la sta stritolando, possiamo immaginare di lavorare assieme a Washington per un grande progetto comune che permetta ad entrambi di tornare grandi?

Mitt Dolcino


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