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THE ROAD TO NOWHERE: OVVERO SIAMO SULLA STRADA DEL DEFAULT E DELLA DISTRUZIONE. L’UNICA SALVEZZA E’ CAMBIARE STRADA.

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Venerdì sono stati diffusi i dati Istat relativi alla crescita. I dati sono stati moderatamente positivi ed il governo ha iniziato un breve peana per la loro celebrazione.

L’Italia è cresciuta nel primo trimestre del 0,3%. Un dato positivo (e questo, negli ultimi anni è già un evento fausto), che posto sul tendenziale, potrebbe anche significare una crescita annua quasi del 1%. Eppure c’è poco da festeggiare, anzi proprio nulla

In promo luogo cresciamo, si, ma al rallentato. Vediamo i dati Eurostat comparati.

growrate eurostat 3-16

Come vediamo il glorioso 0,3 % italiano è poco più della metà della media Europea, Meno della metà della Germania, meno della Francia, quasi un terzo della Spagna. Insomma se si avanza, si avanza a passo da tartaruga.

Eppure non è questo il problema, il problema è che la crescita del PIL è accompagnata da una crescita più che sensibile  del debito, +14 miliardi arrivando al record di 2.228,7 miliardi. Una crescita del 0,7% in un mese. lo 0.45% in più del picco dell’anno precedente.

Questa situazione viene ad essere resa più pesante dalla deflazione, che sta peggiorando. -0,1% su base mensile, -0,5% dall’inizio dell’anno. Il tendenziale sta andando molto male:

deflazione italia 3-16

Si marcia ormai verso un tendenziale annuo del -0,6%. 

Quindi abbiamo un mix esplosivo di bassa crescita, aumento del debito e deflazione. Le fonti mainstream danno colpa di questa deflazione al basso prezzo delle materie prime, ma ormai il calo del 2015 si è esaurito, anzi vi sono stati già dei rimbalzi che si sentiranno maggiormente ad aprile e maggio. Questa deflazione è originata da una crescita scarsa, stagnate. Del resto se no non si spiegherebbe altrimenti come mai i consumi energetici del primo trimestre abbiano un trend negativo (elaborazione primatonazionale).

Italia-variazione-consumo_elettrico_mensile daprimatonazionale

Per indicare la vera crescita economica riteniamo che il consumo energetico sia uno strumento di grande rilevanza, soprattutto se consideriamo che i dati ISTAT sono spuri perchè inquinati da componenti soggettive quali l’economia sommersa e quella criminale, che non sono soggette a misurazioni quantitative precise e , soprattutto, non vengono ad essere rilevanti per il calcolo delle entrate fiscali. Insomma van bene per far propaganda .

Un tasso di inflazione significativo permetterebbe , in modo indolore , di ridurre il peso del debito. Invece in Italia abbiamo questa situazione esplosiva:

  • crescita molto bassa, inferiore alla media UE;
  • crescita sensibile del debito;
  • deflazione sensibile.

Ritenere di poter ridurre il debito in valore assoluto o il rapporto debito PIL in questa situazione è, semplicemente, ridicolo. Ci vorrebbero investimenti e politiche per la crescita di notevole rilevanza , che non sono possibili se non cambiando completamente il contesto operativo in cui agiamo ed uscendo dai trattati di Maastricht e dai vincoli di bilancio. La situazione non potrà che peggiorare con l’entrata in vigore del Six pack, cioè dei vincoli di bilancio obbligatori con creazione di avanzo primario a riduzione del debito. I media parlano di stupidaggini e di diritti cosmetici, mentre il conducente ci sta portando diretti verso il default ed il disastro finanziario. 

 

 


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