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Telegraph: La Francia è in deflazione e la BCE ha in mano una “cerbottana”, non un bazooka

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Da Voci dall’estero 

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Evans Pritchard, in un articolo sul Telegraph, parla della deflazione in cui si sta avvitando la Francia  e del rischio che i mercati prendano di mira il debito italiano, mentre  la BCE rimane immobile, vittima delle divisioni tra il governatore Draghi e i falchi della Bundesbank. L’onda però sembra a favore dell’acquisto dei titoli sovrani, cosa che non servirà a uscire dalla deflazione, ma impedirà la bancarotta e la rottura dell’euro.  Niente di buono sotto il sole…

di Ambrose Evans Pritchard, 13 dicembre 2014.

La Banca d’Italia avverte che qualsiasi ulteriore calo dei prezzi in questa fase potrebbe avere ‘conseguenze estremamente gravi per le economie con un livello di debito pubblico molto alto’.

La Francia sta scivolando in un vortice deflazionistico, mentre i produttori tagliano i prezzi per mantenere le quote di mercato, intensificando le pressioni sulla Banca Centrale Europea perché prenda misure drastiche, prima che sia troppo tardi.

L’istituto di statistica francese INSEE ha detto che a novembre l’inflazione core è scesa al -0.2pc  rispetto all’anno precedente: è la prima volta che risulta negativa da quando sono iniziate le serie storiche.

La misurazione tiene fuori i costi energetici ed è progettata per “osservare le tendenze di fondo” dell’economia. Il livello dei prezzi va ben oltre la riduzione dei costi del petrolio ed è la prova più evidente che la seconda più grande economia dell’eurozona sta soccombendo a potenti forze deflazionistiche.

L’inflazione complessiva è ancora allo 0.3pc, ma ci si aspetta che precipiti nei prossimi tre mesi. Il broker francese Natixis ha detto che all’inizio del prossimo anno tutti gli indici chiave saranno probabilmente negativi.

I dati di Eurostat mostrano che da aprile i prezzi sono scesi  in Germania, Francia, Italia, Spagna, Olanda, Belgio, Portogallo, Grecia e negli Stati baltici, così come in Polonia, Romania e Bulgaria, fuori del blocco UEM. Marchel Alexandrovich, di Jefferies, ha detto che la quantità dei beni coi prezzi in calo nel paniere dei prezzi della zona euro [usato per il calcolo dell’inflazione da Eurostat, NdVdE]  ha raggiunto il record del 34pc.

“La deflazione nell’Eurozona è ormai inevitabile. Non c’è niente da fare”, ha detto Andrew Roberts, di RBS. “Pensiamo che il prossimo anno i rendimenti sui Bund tedeschi a 10 anni cadranno allo 0.42pc”.

“La BCE sta guidando un disastro deflazionistico. Devono agire in modo rapido e aggressivo, altrimenti i mercati inizieranno ad attaccare il debito italiano. Il Pil nominale in Italia sta calando più velocemente del costo del servizio del debito e questo li sta spingendo in una spirale debitoria”, ha aggiunto.

Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha detto che qualsiasi ulteriore calo dei prezzi in questa fase potrebbe avere “conseguenze estremamente gravi per le economie con un livello di debito pubblico molto alto, come l’Italia”.

Inflazione (IPC) e inflazione strutturale (ISJ) - variazione annuale

Negli ultimi due mesi il tasso di cambio dell’euro ponderato sulla base degli scambi è aumentato del 2pc, mentre il rublo precipita e cedono le valute collegate dei mercati emergenti, nonostante gli sforzi della BCE per calmare le acque. Si tratta di una forma di stretta monetaria.

I falchi a guida tedesca della BCE sono ormai a corto di scuse nell’opporsi al quantitative easing, dopo che la domanda in seconda asta per i convenienti prestiti quadriennali della BCE (TLTROs) non è stata all’altezza delle aspettative. “Il TLTRO più che un bazooka è una cerbottana”, ha detto Nick Kounis, di ABN Amro.

Sono stati presi in prestito solo € 129.8 miliardi di nuovo credito, di gran lunga meno dei € 270 miliardi di vecchi prestiti che devono essere rimborsati. Ciò significa che il bilancio della BCE continuerà a contrarsi – piuttosto che espandersi di mille miliardi come previsto – a meno di non adottare un QE conclamato. Alasdair Cavalla, del Centre for Economics and Business Research, ha detto che il QE è “quasi inevitabile”, in questa fase.

Mario Draghi, presidente della BCE, ha promesso che farà tutto il possibile per scongiurare la deflazione. “Lasciatemi essere assolutamente chiaro. Non tollereremo una prolungata deviazione dalla stabilità dei prezzi”, ha detto la settimana scorsa.

Eppure il consiglio della BCE continua a insistere sul fatto che espanderà i suoi acquisti di asset solo “se necessario”, senza spiegare quale sia la soglia. I critici dicono che dovrebbe essere già ovvio che un pieno QE  sia  un’immediata necessità.

Draghi deve affrontare una dura opposizione da parte dei membri della Germania, Jens Weidmann e Sabine Lautenschlager. Deve muoversi in un campo minato legale che comprende un caso alla Corte europea, e un altro probabile caso alla Corte Costituzionale Federale tedesca contro qualsiasi forma di QE.

Eppure i falchi sono sempre più isolati. La loro posizione secondo la quale il QE non funzionerà perché i tassi sono già bassi è difficile da far quadrare con la teoria monetaria ortodossa. “Il tasso di interesse è del tutto irrilevante. Ciò che conta è la quantità di denaro”, ha dichiarato Tim Congdon, presso l’International Monetary Research. “La creazione di denaro su larga scala  è un’arma molto potente e può sempre creare inflazione.” [in realtà sappiamo che non è così, e gli esiti dei QE della Fed e della BoJ lo dimostrano, perchè la moneta è endogena, NdVdE]

L’onda è chiaramente quella di favorire gli acquisti dei titoli sovrani. Molti governatori della BCE hanno dato segni di iniziative forti negli ultimi giorni. Peter Praet, capo economista della BCE, ha osservato questa settimana che l’ultimo shock petrolifero è un ulteriore motivo per uno stimolo monetario.

“Normalmente, a qualsiasi banca centrale piacerebbe trovarsi davanti a uno shock positivo dal lato dell’offerta. Dopo tutto, i prezzi del petrolio più bassi aumentano  i redditi reali. Ma potremmo non godere di questo lusso allo stato attuale. Gli shock possono cambiare: in alcune circostanze gli shock di offerta possono trasformarsi in shock di domanda attraverso effetti secondari”,  ha detto.

Il crollo dei prezzi arriva in Francia in un frangente delicato – con molte aziende che  negli ultimi mesi sono andate in bancarotta, come durante la crisi Lehman. Il tasso di disoccupazione è rimasto fermo al 10.4pc con un record di 3,4 milioni di lavoratori in disoccupazione di “categoria A”. Questo significa un disastro politico per il presidente Francois Holland, che ha chiesto agli elettori di giudicarlo sulla base della creazione di posti di lavoro.

Tasso di disoccupazione ILO. Aggiustato stagionalmente, media trimestrale

Il maggior calo dei prezzi in Francia si è avuto nelle attrezzature fotografiche, audio e dell’informazione (-7.3pc), nei prodotti sanitari (-3pc), negli elettrodomestici (-2.5pc) e nei giocattoli (-2.2pc). Anche i servizi sono leggermente diminuiti. “La lotta contro la deflazione deve essere la nostra priorità assoluta, a livello nazionale ed a livello europeo “, ha dichiarato Karine Berger, un’economista francese e deputato socialista.

Mathieu Plane, dell’Osservatoire francese, ha detto che si sta stabilendo una “pericolosa dinamica” in cui una elevata disoccupazione indebolisce la domanda e costringe le imprese a ridurre i prezzi per mantenere le quote di mercato. Questo a sua volta porta ad ulteriori tagli dei salari, in un circolo vizioso. E’ esattamente quello che è successo in Giappone.


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