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Europa

Tecnica di un moderno colpo di Stato. Uno studio applicabile al Mediterraneo europeo

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A seguito del mio precedente intervento, molti si sono interrogati su come possa perpetrarsi un intervento europeo in termini di protettorato militare in Grecia, come per altro paventato pubblicamente da eminenti autori tedeschi nel 2012 all’atto dell’ultima crisi ellenica in grado di deragliare l’euro. Prima di approfondire l’argomento permettetemi un paio di premesse .
Prima di tutto il movente: lo ripeterò fino allo sfinimento, la Germania e buona parte dell’Europa che trae linfa dallo status quo faranno davvero di tutto per evitare di dover rinunciare alla moneta unica, lo strumento che ha avuto maggior efficacia storica per i fini dell’egemonia tedesca nel continente europeo.
Parallelamente, quello che la gente non capisce è che se il mondo nel suo complesso dovesse percepire la caduta dell’euro come il motivo di una successiva crisi sistemica, come conseguenza diretta nascerebbe l’esigenza prioritaria di eliminare alla radice il problema prima che si presenti utilizzando non solo gli strumenti a disposizione della Germania e dell’Europa (soprattutto Eurogendfor, servizi segreti francesi e limitatamente il Bnd tedesco soprattutto in collaborazione con gli apparati turchi per intervenire in Grecia) ma anche facendo leva su quelli a disposizione dei vari alleati ad es. NATO: meglio detta, il rischio è che se la caduta dell’euro – di per se incontrovertibilmente vantaggiosa ed anche equa per i periferici, direi anzi questione di sopravvivenza – venisse interpretata come una minaccia agli interessi americani allora il problema assumerebbe rilievo globale, con tutto quello che ciò comporta (…).


Non a caso questa argomentazione – legame tra caduta dell’euro uguale enormi danni economici per il mondo interno ed anche per gli USA –  fu precisamente quella riportata dall’influente fondazione tedesca Bertelsmann Stiftung con tanto di impatto in miliardi di euro per ciascun paese già nel 2012 con ampio risalto mediatico globale, consolidando le basi del supporto americano [possiamo anche dire non contrarietà] alla caduta del più grande alleato USA non anglosassone degli ultimi 20 anni, proprio quel Silvio Berlusconi il quale, alla guida del paese occidentale che aveva risentito meno della crisi subprime a livello bancario, aveva presentato nel Giugno 2011 un piano di uscita italiana dall’euro a G. Napolitano, stando a quanto riportato da Il Giornale (tedeschi furbetti, americani babbi, la storia ci dirà chi aveva ragione…).

Prova del nove sulla recente attualità: le principali testate giornalistiche stanno oggi collegando il tracollo dell’euro nel 2015 con l’uscita della Grecia: niente di più falso, la debolezza dipende dallo swap sino-russo di valuta (che di fatto comporta la vendita di yuan comprando dollari e quindi mettendo le ali agli esportatori cinesi) che fa decollare la valuta statunitense contro TUTTE le valute, cinese in particolare, rendendo meno competitivo l’export americano e le aziende esportatrici a stelle e strisce (da qui la debolezza della borsa USA e la forza di quella di Shanghai). Appunto, si sta connotando ad arte la recente forza del dollaro con l’uscita della Grecia dall’euro, di fatto trasformando – falsamente – le prossime elezioni greche in problema globale…. [in realtà il post euro – Italia con la nuova lira – sarebbe un problema soprattutto tedesco]

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Dunque, tornando all’interrogativo da cui siamo partiti la risposta è semplice: l’intervento esterno potrebbe essere attuato in presenza di una specifica richiesta di una parte della politica greca, possibilmente governativa. Dunque, ammesso e non concesso che tale premessa sia corretta, per attuare un colpo di Stato con approvazione e “avallo” europeo bisognerebbe prevedere un intervento militare europeo in veste, lo ripeto, di protettorato, giustificato da condizioni di instabilità interna in grado di mettere a repentaglio la sicurezza del Paese e degli stessi partners europei, ad esempio lamentando da parte degli stessi greci la perdita di controllo dei confini e dei relativi flussi di migranti irregolari. Questo era precisamente il punto degli autori tedeschi nel 2012.

Ora, secondo chi scrive per giustificare una richiesta di protettorato anche militare bisogna presupporre instabilità interna e quindi il punto focale diventa come determinare tale instabilità.
E qui arriviamo al cuore dell’analisi. La prassi consolidata farebbe riferimento al famoso testo di Curzio Malaparte “Tecnica del colpo di stato” di cui conservo gelosamente una copia originale (è un libro messo all’indice): certamente si tratta di un testo fondamentale pienamente corretto ma ha la pecca di riguardare la presa di potere prettamente militare in ambito rivoluzionario, essendo stato concepito per teorizzare la tecnica Trozkista di presa del potere durante la rivoluzione di Ottobre. In breve, tale testo puntava sul controllo di radio e mass media, centrali elettriche, acqua, gas e vie di trasporto, ministeri chiave per il tramite di vari e selezionati gruppi militari di intervento, dovendo poi essere in grado di difendere le posizioni prese (…). Insomma, qualcosa di molto simile a quanto si stava attuando nel golpe Borghese in Italia nel 1970 (esso stesso uno versione soft del piano Solo di De Lorenzo) poi inspiegabilmente bloccato in corso d’opera (il golpe era già di fatto riuscito dopo aver preso il controllo del Ministero degli Interni, molto probabilmente non andò in porto a causa del ritiro della copertura USA al progetto, i ben informati dicono per intercessione diretta di uno dei fondatori della Trilateral Commission e del Bilderberg – l’avvocato Gianni Agnelli -, i motivi restano ignoti – cfr. Aldo “Aldone” Ravelli in Misteri d’Italia).

Oggi lo schema sarebbe certamente diverso, più soft ma sempre con l’impostazione generale di indurre il caos con il fine di arrivare di far imboccare la via politica desiderata e/o (dis)orientare l’opinione pubblica, anche per il tramite di scelte autoritarie e regimi speciali. Bisogna dunque fare riferimento al seppur datato “Westmoreland” Field Manual FM30-31 per quanto pubblicato da varie testate giornalistiche europee negli anni ’80, per intenderci lo stesso detenuto in copia dalla figlia di Licio Gelli (appendix B) durante un controllo all’aeroporto di Roma nel 1981 (nel pieno delle indagini per scoprire i mandanti della strage di Bologna). In effetti al Golpe Borghese, sventato, aveva fatto seguito proprio l’applicazione dei dettami di tale manuale che per inciso tratta la guerra non convenzionale finalizzata alla destabilizzazione di un determinato contesto sociale con il fine di favorire un parte politica alleata – sebbene originariamente elaborato per un ambito di lotta anticomunista/Stay Behind -, ma facilmente estendibile al contesto attuale; il resto è storia (…).

Assieme a tutto ciò vanno aggiunti – se ritenuti necessari, in base alla scelta destabilizzante adottata – gli immancabili scandali mediaticamente esposti dai servizi locali allineati (ci sono sempre) aventi come oggetto i politici ed anche governanti scomodi, vedasi anche quanto accaduto ad Erdogan all’inizio del 2014 per fortuna senza successo. Leggasi anche, di converso, nelle forme più radicali determinare la nascita di un nemico pubblico riconosciuto avente la desiderata connotazione politica (da combattere), fare attentati dando la colpa ad arte, creare incertezza e terrore in tutti gli strati della popolazione, focalizzare la paura verso il nemico da distruggere e legarlo alla presenza nel contesto di una determinata fazione politica (nell’Italia degli anni ’70 il nemico era il comunismo; tutto questo era di fatto una evoluzione della dottrina Goering per il controllo dell’opinione pubblica in ambito esclusivamente interno e non necessariamente belligerante): nell’Italia di quei periodi finalmente si giunse alle leggi speciali antiterrorismo – perfettamente antidemocratiche – e ad un generalizzato senso comune di livore ben indirizzato verso gli estremismi in quel caso di sinistra finalizzati a creare gli strumenti di imposizione del potere, condensando attorno allo Stato la coscienza civile della popolazione sfinita dall’incertezza e dalla paura.

Se in Italia solo si avesse il coraggio di enumerare gli eventi violenti potenzialmente interessati da tale logica – ed in gran parte irrisolti – c’è da far tremare le gambe: caso Mattei, Italicus e vari attentati ai treni, piazza della Loggia, piano Solo, Rosa dei Venti, il caso Moro con l’affare Hyperion parigino, Ustica, stazione di Bologna, Ramstein, morte del generale C. A. Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino (negli ultimi due omicidi è stato appurato ci fu il contributo se non di apparati quanto meno di competenze militari). E come non menzionare le impunite torture di stato del dott. De Tormentis, oggi stimato avvocato napoletano, durante il rapimento Dozier. O come non collegare la strage di Portella della Ginestra alle influenze ideologiche e geopolitiche transatlantiche del tempo. Bisognerebbe anche menzionare il black out in Italia del 2003, mai spiegato adeguatamente, con contemporaneo articolo su Repubblica di L. Gelli nel giorno senza corrente in cui si affermava che tutto era sotto controllo (non a caso il potente Gran Maestro era anche il capitano a cui fu affidata la custodia dell’oro della Banca d’Italia trafugato dai nazisti a Fortezza dopo la ritirata – poi in gran parte sparito, tra metà e due terzi, tra Svizzera e Germania -).
Insomma, l’Italia può a buon titolo essere considerato un caso di successo di destabilizzazione mirata o anche di Repubblica a sovranità limitata come diceva il buon Sergio Flamigni, molto probabilmente un esempio a cui fare riferimento oggigiorno: avete notato il caos dell’incendio mortale sulla nave dell’Agean in servizio con Italia nello stesso giorno della mancata maggioranza per la Presidenza greca? Ed il bombardamento della nave cisterna greca in Libia la scorsa settimana? (nel paese ellenico il trasporto via mare è l’equivalente della nostra ferrovia, ndr). Magari è un caso, vedremo, ma se il buon giorno si vede dal mattino…

Quello che mi aspetto sono appunto attentati e destabilizzazioni in Grecia ed in Europa sulla falsa riga di quanto accaduto in Italia 35/40 anni or sono, ma in salsa moderna. In più, oggi ci sono le nuove tecnologie, Twitter, Facebook and co. in grado di far trapelare soffiate sulla rete, creando sconcerto e/o enfatizzando determinati e precisi contesti e notizie a scapito di altre (si chiama, con il supporto dei media tradizionali, disinformazione), insomma creando supporto indiretto anche solo per via mediatica per una delle parti in causa a danno dell’altra. Ed anche di controllare, individuandoli non solo nominalmente ma anche geograficamente (si dice anche tracciandoli e monitorandoli in tempo reale) gli eventuali soggetti di “ostacolo” al progetto (…). Povero Tsipras, temo che abbia bisogno di molti più amici di quanti ne possa mai avere! Certo è che la Grecia fa paura, eccome, da qui la necessità….

Se avrò ragione, come temo, vedremo purtroppo a monte delle elezioni del 25 Gennaio prossimo assieme ad un battage mediatico atto a rendere sinonimi Europa, moneta unica e pace sociale in Grecia, un vario ed ampio scombussolamento con altissima possibilità di attentati ed eventi ad alto impatto per l’opinione pubblica. Che non si arrivi addirittura a paventare l’infiltrazione dell’Isis nel paese ellenico, non mi stupirei….
Poi, nel caso di vittoria di Tsipras e di conseguente indirizzo anti moneta unica della coalizione di governo temo ci sarà il passo successivo, quello del protettorato militare in veste europea per la difesa dei confini o anche un golpe tout court.

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In ogni caso ritengo che quanto sopra resterà un esercizio teorico almeno nell’epilogo, non si arriverà a tale punto: la compravendita dei deputati greci oggi si è fermata a prezzi di 3 milioni di euro, così sembra in base alle evidenze raccolte durante l’elezione presidenziale mancata di fine dicembre scorso, vista la posta in gioco – si stima che la Germania con la crisi dell’euro abbia drenato a proprio favore più di 1000 miliardi di euro dagli altri paesi – sono pronto a scommettere che al prossimo giro si partirà direttamente da 30 milioni di euro per ogni deputato greco a favore dell’Europa. Per altro nulla vieta che lo stesso accada in Italia (ecco dove il Cavaliere era veramente pericoloso, non lo si poteva comprare con gli spiccioli).
Il rischio maggiore sta probabilmente in un momento di panico interno al paese ellenico dopo la probabile vittoria di Tspiras, magari con l’abbozzo di qualche movimento giustizialista contro gli immancabili collaborazionisti pro-Europa a quel punto esposti pubblicamente: probabilmente potrebbero essere proprio le elites greche corrotte all’utopia europea ed a grave rischio epurazione a chiedere l’intervento esterno, certamente sotto forma di destabilizzazione interna e poi a salire verso il vero golpe in caso di eccessiva resilienza della democrazia greca. O interessando direttamente della faccenda parte dei servizi di difesa greci come succedette nella dittatura dei colonnelli.

Non sia mai che l’aberrazione del superstato hegeliano sovranazionale da molti oggi visto come imminente veda la luce proprio nel paese dove nacque la democrazia, visto quanto è stupido l’essere umano non ci sarebbe nulla da stupirsi.

Jetlag per Mitt Dolcino *

 

* Questo articolo era pronto da dieci giorni, per problemi logistici è stato pubblicato solo ora


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