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RISPUNTA A SORPRESA IL REDEMPTION FUND A BRUXELLES! (di Antonio M. Rinaldi)

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Le iniziative provenienti da Bruxelles non finiscono mai di sorprendere! Martedì prossimo 19 maggio sarà presentata ufficialmente alla Presidenza della Commissione Europea l’ennesima proposta per la costituzione di un Fondo di Redenzione, ovvero dell’European Redemption Fund (ERF), questa volta per iniziativa del Gruppo Parlamentare ALDE (Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa). Il Gruppo ultra liberista, presieduto dal belga Guy Verhofstadt, ha letteralmente “riesumato” il precedente studio effettuato da un ristretto comitato di esperti incaricato direttamente da Barroso pochi mesi prima del termine del suo mandato come Presidente della Commissione Europea, per concepire un meccanismo tecnico ancora più coercitivo che “blindasse” il rispetto di alcuni dettami previsti dal Fiscal Compact.

Infatti i risultati dello studio, condotto da 11 componenti di cui nessun italiano e presieduto dall’ex Governatore della Banca Centrale Austriaca, la Sig.ra Gertrude Trumpel-Gugerell, fu consegnato alla Commissione a marzo 2014 attingendo essenzialmente dall’originaria proposta del Fondo di Redenzione elaborato alla fine del 2012 dal German Council of Economics Expert (comunemente conosciuto come Comitato dei Saggi di cui si avvale il Cancelliere per le questioni economiche).

In pratica si trattava di costituire un Fondo europeo dove far affluire le eccedenze delle porzioni di debiti pubblici superiori al parametro del 60% rispetto al PIL di ciascuno Stato eurodotato, al fine di gestirli con criteri di mutualità subordinandolo però a delle garanzie reali collaterali commisurate all’entità degli apporti. Questo Fondo avrebbe poi emesso eurobond (eurobill) con garanzia comune avvalendosi del massimo del Rating concesso alle emissioni comunitarie e pertanto a condizioni di mercato sicuramente migliori rispetto alla media ponderata dei titoli conferiti. Di contro, affinché le emissioni fossero garantite del buon fine anche nei confronti di tutti gli Stati garanti della solidità, i partecipanti si sarebbero impegnati con l’asservimento dei propri asset patrimoniali, partecipazioni, riserve valutarie e auree, oltre a parte della fiscalità come ad esempio il gettito generato dall’IVA.

Tutto questo meccanismo per rendere di fatto automatico e senza i più che minimi margini di discrezionalità, quanto previsto dall’art.4 del Fiscal Compact, che prevede la riduzione, ad un ritmo medio di un ventesimo all’anno, del rapporto tra debito pubblico e PIL eccedente il valore di riferimento del 60%. Nella pratica si tratterebbe della più forte cessione irreversibile delle rispettive Sovranità nazionali fino ad ora compiuta, in quanto non solo si consegnerebbe la gestione di asset patrimoniali ad entità sovranazionali che agirebbero più con logiche assimilabili a quelle proprie dei commissari liquidatori orientate alla tutela dei creditori e non certo dei debitori, ma convertirebbe definitivamente in giurisdizione estera gran parte dei debiti pubblici, precludendo per sempre la possibilità di ridenominare i titoli afferiti in valuta nazionale, ormai divenuti eurobond, nel caso di uscita dall’euro.

Insomma l’ennesimo colpo di mano, questa volta tentato dal terzo Gruppo Parlamentare europeo in termini di iscritti, notoriamente su posizioni ultraliberiste che concepisce la rinuncia, anche con mezzi coercitivi, delle rispettive Sovranità nazionali pur di garantire gli interessi del sistema bancario e finanziario, il quale è sempre più preoccupato di essere garantito non tanto dalle promesse dei governi, ma da garanzie patrimoniali reali! L’ERF è pertanto perfetto allo scopo!

Paradossalmente in questa partita, che vede il nostro Paese il più esposto di chiunque altro per l’entità del proprio debito avendo raggiunto il 133% del PIL, cioè con una eccedenza del 73% rispetto al limite tollerato del 60% e con un patrimonio di tutto rispetto disponibile ad essere alienato, la originaria proponente Germania potrebbe invece rivelarsi inaspettata alleata.

Infatti dalle considerazioni scaturite dall’economista considerato il più influente della Germania, prof. Lars Feld, di fatto colui che come membro del “Consiglio dei Saggi” ha concepito la prima proposta ERF, in una serrata conversazione con il sottoscritto avvenuta in occasione di un interessante incontro a Roma presso l’Ambasciata della Repubblica Federale Tedesca, ha fatto chiaramente intendere che l’attuale situazione di differenziali di tassi relativamente bassi fra i paesi eurodotati, non renderebbe il meccanismo particolarmente attuabile e che inoltre l’accordo della “Grosse Koalition” che attualmente governa la Germania dal 2013, non prevede esplicitamente nessuna condivisione di emissioni di eurobond a nessuna condizione!

Vedremo pertanto come evolverà la richiesta dell’ALDE di adottare l’ERF, con la speranza che la nostra classe politica almeno questa volte comprenda perfettamenta i risvolti e i pericoli a carico dell’Italia nel caso venisse approvato definitivamente il Redemption Fund.

Da parte mia è da giurarci che non smetterò mai di monitorare ogni atto relativo al Fondo di Redenzione Europeo al fine di rendere pubblici gli sviluppi.

Antonio M. Rinaldi


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