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Riforma costituzionale, ogni senatore costerà di più – Truenumbers.it

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Sulla riforma costituzionale e i risparmi che potrebbe generare sono stati letteralmente dati i numeri negli ultimi mesi. Se nel 2014 il premier Matteo Renzi annunciava minori spese addirittura per 1 miliardo nel 2016 lo stesso aveva abbassato il tiro a 500 milioni. Ma veramente stiamo parlando di cifre di tali entità?

Controlliamo i numeri…

Guardando più in profondità i numeri paiono un po’ diversi, soprattutto, molto più bassi. Solo 39,4 milioni è infatti l’esito del calcolo dei risparmi che potrebbero avvenire. Vediamo perché.
Il risparmio dalle indennità dei senatori è di solo 24 milioni di euro perché essi passerebbero da 315 (più quelli a vita) a 100. Nel 2015 si è pagato in tutto per i 321 in carica 40,2 milioni. Se la riforma venisse approvata l’attività dei nuovi senatori nominati dalle regioni sarebbe a titolo gratuito. Quindi questi 40,2 milioni sarebbero interamente risparmiati? No, perché su tale cifra vengono ora pagate le imposte. Per la precisione con una aliquota del 38% queste ammontano a 15,7 milioni, che con il nuovo Senato lo Stato non potrà più incassare. Di conseguenza il risparmio netto, risultato della sottrazione di 15,7 milioni di mancate imposte agli stipendi non più pagati di 40,2 milioni, è solo di 24,5 milioni di euro.

Poi ci sono le diarie

In caso conferma della riforma, i 100 senatori riceveranno comunque delle diarie per le sedute del Senato, e dei rimborsi per le spese sostenute. Il risparmio consisterebbe nel fatto che, appunto, sarebbero 100 e non 321 come ora. Visto che rimborsi e diarie nel 2015 sono costati 36,1 milioni, la nuova spesa, proporzionale al minor numero di senatori, sarebbe di 11,8 milioni, con un risparmio di 24,3 milioni. Attenzione, però! Anche in questo caso si deve detrarre dal risparmio il minor gettito per le imposte pagate su questi emolumenti. Così il risparmio calerebbe a 19,4 milioni.

Più pensioni da pagare
Un aspetto cui forse in pochi hanno pensato è quello della maggiore spesa pensionistica per lo Stato come conseguenza dell’abolizione del Senato così come lo conosciamo oggi. Con la riforma tutti i 315 senatori regolari (quelli non a vita) dovranno lasciare il posto ai 100 nominati dalle regioni: il più grande ricambio mai avvenuto. Di questi 315, almeno 150 avranno 60 anni e circa 90 di questi 150 saranno al termine di due legislature, quindi avranno il diritto alla pensione.
Se ipotizziamo una spesa di 50mila euro per pensionato, abbiamo la cifra di 4,5 milioni di euro di esborso aggiuntivo da parte dello Stato. Ma non è finita. Spesso vengono infatti menzionati tra i risparmi possibili con l’approvazione della riforma costituzionale, quelli derivanti dall’abolizione delle province e del Cnel. Peccato che nel caso delle province il cambiamento sia già avvenuto: con la legge Delrio del 2014 è stata resa stabile la gratuità per i presidenti, i consiglieri delle province e delle città metropolitane eletti dopo l’abolizione. E d’altra parte gli altri costi, come quelli del personale, vengono presi in carico dalle regioni o dai comuni, senza un reale risparmio.
Anche il Cnel non costa più, già dalla finanziaria del 2015 il milione e 900mila euro che gli veniva versato annualmente essendo stata prevista la gratuità degli incarichi del presidente e dei 60 consiglieri, indipendentemente quindi dalla sua abolizione o meno. L’abolizione del Cnel potrebbe indirettamente gravare sui conti della Corte dei Conti che, nel suo bilancio, ha già stanziato circa 20 milioni per pagare l’eventuale trasloco nella sede di Villa Lubin.

Tiriamo le somme
Il conto finale dunque è la somma dei 24,5 milioni risparmiati sugli stipendi dei senatori, i 19,4 milioni non più spese per diarie e rimborsi, tolti i 4,5 milioni di euro che invece saranno sborsati per le maggiori pensioni. In totale 39,4 milioni di euro.
Ovvero meno del’1% dei costi della politica (tra i 5 e i 7 miliardi), nonché lo 0,125% del totale della spesa pubblica italiana. E, come se non bastasse, una piccola beffa: se il numero di senatori calerà del 69%, da 321 a 100, la spesa totale per il Senato scenderà solo del 16%, da 279 a 235 milioni. Vuol dire che pro-capite i senatori costeranno di più, da 869 mila euro si passerà a 2,35 milioni!

(Ugo Arrigo)

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