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Euro crisis

Quelle leggerissime contraddizioni degli EuroBoys

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Oggi ho letto l’ennesimo articolo pro-euro, pubblicato da L’indipendenza e ripreso da Rischio Calcolato, con autore Claudio Romiti; il titolo e’ roboante: Via dall’Euro, crollo della lira e qualche considerazione elementare.

Niente di nuovo in tema di contenuti, con una serie di luoghi comuni messi in fila, senza nessun dato storico o economico a supporto, e con abbondanza di sfotto’ ed affermazioni sostanzialmente errate o ideologiche (come vedremo). Lo pubblico, coi miei commenti puntuali. Non me ne voglia l’autore, ma lo scopo non e’ criticare lui, ne’ gli ottimi siti che l’hanno ospitato, ma la maniera con cui vengono portate avanti in modo sistematico le proprie tesi da parte dei sostenitori dell’euro.

Partiamo. L’autore esordisce cosi, screditando chi la pensa diversamente da lui:

Come ho già avuto modo di scrivere su questo giornale, le forze politiche che urlano e sbraitano contro l’euro lo fanno essenzialmente per puri scopi elettoralistici. L’obiettivo di questi partiti è solo quello di raggranellare qualche voto in più, sbandierando il bau bau della presunta cattiva moneta europea. Dubito, infatti, che i vari esponenti di questo fronte avrebbero poi, nel caso di una loro investitura di governo, il coraggio di tornare alla vecchia liretta, con tutte le drammatiche conseguenze del caso.

Notate l’esordio: subito contro gli “urlatori” che sbraitano, che sono in malafede e che sono pavidi, col saggio richiamo finale all’apocalisse; non c’e’ che dire, un inizio roboante. Si badi bene che tutti i politici, di ogni fazione, parlano a “scopi elettoralistici”, ma l’autore addebita cio’ solo ai suoi avversari. Omette di dire che la Classe dirigente Italiana (PD, Forza Italia, Sindacati, Confindustria, Banchieri, Corporazioni, Media, etc), nel seguito definita dall’autore come “fallimentare”, e’ schierata sul tema EURO esattamente come Romano stesso: ovviamente la cosa non e’ casuale. Ma proseguiamo con la lettura:

A questo proposito le stime più attendibili dicono che, in una tale eventualità, d’un colpo la fuoriuscita dall’euro provocherebbe un crollo della valuta nazionale valutabile tra il 30% e il 40%.

Leggendo, mi chiedo: dov’e’ il LINK a tali studi? Il 30%/40% e’ rispetto all’Euro, al neo-Marco, al Dollaro o alla media delle valute globali? Non sono dettagliucci da omettere, ma sorvoliamo. Sul nostro sito abbiamo pubblicato tutti gli studi sul Break-up dell’Euro, nonche’ i casi storici delle principali svalutazioni seguenti a “rotture” dei cambi fissi per chi volesse approfondire. Andiamo avanti nella lettura:

Ciò, in estrema sintesi, perché i mercati finanziari darebbero per scontato il ritorno alle antiche pratiche inflazionistiche italiote, in cui si utilizzava spesso e volentieri  la Banca d’Italia come acquirente dei titoli di Stato rimasti invenduti –sarebbe questa la funzione di prestatore di ultima istanza, invocata da molti libberali italiani- .

Cosa, cosa? La neo-lira svaluterebbe perche’ i mercati avrebbero timore di un comportamento “futuro”, quale la stampa di valuta della Banca d’Italia? Ovviamente la neo-Lira non svaluterebbe propriamente per questa ragione, ma svaluterebbe per la semplice ragione che l’Italia ha attualmente una valuta piu’ forte di quella che il suo sistema paese potrebbe permettersi, visto che l’Italia, al pari di tutti i paesi periferici dell’area euro, ha negli ultimi 15 anni, accumulato un differenziale di inflazione rispetto alla Germania ed alle nazioni forti (vedere precedenti casi storici di svalutazioni da rottura cambi fissi nel link di cui sopra). Altro dettaglio che l’autore omette: la nazione al mondo la cui banca centrale ha “stampato” piu’ valuta in rapporto al proprio PIL, non e’ Cuba, la Corea del Nord o il Congo, ma la Svizzera; a ruota Regno Unito, Giappone e Stati Uniti, e pure l’Eurozona l’ha fatto nella sostanza (attraverso un meccanismo un po’ articolato). In sintesi, la frase di cui sopra e’ un condensato di inesattezze. Andiamo avanti con la lettura:

 In sostanza veniva costantemente aumentata la massa monetaria per far fronte ai costi crescenti di una classe politico-burocratica irresponsabile.

 L’autore parla della situazione ante-1981, data del divorzio tra tesoro e banca d’Italia, e sostiene che prima di quella data veniva stampata moneta a go go, per sostenere una spesa pubblica esplosiva. Peccato che Romano scordi che prima del 1981 l’Italia aveva un Debito Pubblico al 60%, ed un volume di spesa pubblica e tassazione nettamente inferiore alla media europea: dettagliucci di poco conto, evidentemente. Ma il bello sta per arrivare…..

Con l’euro, al contrario, lo strumento della stampa illimitata di cartamoneta è stato tolto all’arbitrio dei vari governi nazionali, spingendoli a perseguire altre strade. Strade che, nel caso del Paese di Pulcinella, conducono all’inasprimento della tassazione, dell’indebitamento e dei trucchi contabili per continuare a distribuire “pasti gratis” in cambio di consensi.  

A parte il leggerissimo dettaglio che “de facto” la BCE ha stampato, nonche’ l’altro leggerissimo dettaglio che sempre “de facto” la BCE non e’ propriamente immune a quello che dicono Berlino e Parigi, piu’ che un discorso economico, e’ una litania religiosa. Con l’arrivo dell’euro, ci viene data la possibilita’ di “redimerci”, ma noi l’abbiamo sprecata. Quindi, lo stesso autore ammette qualcosa noto sostanzialmente a tutti: negli anni dell’Euro, l’Italia e’ peggiorata su tutti i fronti e su qualsiasi parametro economico (debito pubblico, debiti privati, disoccupazione, produzione industriale, livello di tassazione, etc). La colpa di chi e’? Della classe politica e dirigente nazionale: la stessa che ha in blocco (e non casualmente) la medesima posizione sul tema “euro” di Romano. Noto qualche leggerissima contraddizione…. ma sorvoliamoci sopra. L’articolista prosegue: 

Ora, mi sembra evidente che all’interno di una democrazia fallimentare, la quale non riesce in alcun modo a contenere gli squilibri economici e finanziari determinati da uno Stato burocratico e assistenziale, l’ultima cosa che bisognerebbe invocare è quella di ridare tutto il potere di emettere moneta alla sfera politica.

Qui l’autore si ripete scagliando anatemi. Andiamo al “gran finale”:

Sarebbe, da questo punto di vista, interessante sapere come i vari Bagnai, Borghi, Barnard, Undiemi e compagnia cantante pensano di poter impedire che, una volta tornati alla liretta di pastafrolla, i politici di turno non utilizzino la rigenerata Banca d’Italia quale bancomat illimitato per i propri sperperi. Magari se questi illuminati teorici vicini alle teorie dell’MMT volessero spiegarcelo prima del voto europeo non sarebbe male. Rendere edotto il popolo che finalmente qualcuno è riuscito a sviluppare nel concreto le teorie di Paracelso, trasformando il piombo valutario in oro sonante, ci renderebbe tutti immediatamente più ricchi… di pure e catastrofiche illusioni, però.

Qui, l’autore “sfida” i suoi “nemici”, chiedendo delle dimostrazioni. Ora, il buon professor Bagnai, non e’ certamente immune da difetti (comunque ne ha meno di me), ma un grande pregio ce l’ha: le teorie che espone, sono accompagnate da decine e decine di grafici, dati, richiami storiografici, formule, etc. A Bagnai tutto si puo’ rimproverare, tranne il fatto di non avere un approccio scientifico e logico, e di non aver argomentato in modo “quantitativo” le proprie tesi. Romano ha fatto invece un articolo “qualitativo”, dove ha esposto “assiomi sostanzialmente ideologici, per non dire religiosi”, senza prendersi la briga (che costa una discreta fatica) di “provare” le proprie tesi con grafici, dati, casi storici e quant’altro.

Il mio articolo non vuole essere una critica all’autore (magari bravissimo), ma uno stimolo. Scrivo da 3 anni sulla questione euro (all’epoca eravamo 4 gatti in Italia, mentre ora va piu’ di moda), ma non ho ancora avuto il piacere e l’onore di leggere un Articolo con la A maiuscola, dove le argomentazioni a favore della valuta unica, siano messe in fila, esposte in modo logico, provate da casi storici, spiegate da grafici e dati a favore delle tesi esposte, in modo lineare e franco.

La tesi dell’articolo di Romano e’ piu’ o meno questa: “se usciamo dall’euro e’ un disastro, perche’ la Banca d’Italia stamperebbe moneta come prima del 1981“. Perfetto. Fatevi una semplice domanda: tale tesi si sposa coi dati e grafici economici degli ultimi 40 anni? Prendiamone uno a caso: la Performance relativa della produzione industriale italiana rispetto a quella tedesca (in rosa i periodi a cambi fissi, dove la produzione industriale italiana crolla nel rapporto a quella tedesca, in bianco i periodi a cambi variabili, dove la produzione italiana si rafforza su quella teutonica)…. che parla da se’ (notate l’andamento ante 1981) …. opssss….

 sapir1

Tutto chiaro?

La logica e’: siccome siamo “incapaci” di gestire l’economia e di essere liberi, e’ “giusto” che soffriamo, che ci impoveriamo e che siamo degli schiavi. Non sei affettuoso con tua moglie? Ottimo, e’ bene che essa ti tradisca.

I ragionamenti di fondo dei sostenitori dell’Euro, imperniati di luoghi comuni, si basano immancabilmente su 2 concetti morali (non esattamente economici) per spiegare l’ipotetico ritorno alla valuta nazionale:

1) L’arrivo delle 7 piaghe d’Egitto e del Leviatano (concetti biblici, ma non propriamente economici, che comunque funzionano)

2) L’espiazione della “colpa”, delegando a terzi (che immancabilmente fanno i fattacci loro) cio’ che non puo’ essere fatto da noi stessi. Un tempo c’era il detto “Franza o Spagna, purche’ se magna”, ora e’ “Francia o Germania, purche’ si crepa”.

Ovviamente omettono di spiegare l’altra faccia della medaglia, vale a dire cosa accadrebbe all’Italia se restasse nell’Euro, ed analogamente omettono di spiagare cos’e’ accaduto negli ultimi 15 anni.

 

PS: ultimissimo dettaglio. Tra i sostenitori dell’euro, vi sono diverse categorie di persone. V’e’ al gran completo la Casta e la Classe dirigente dell’ultimo quarto di secolo (che non lo fa per sport, ma perche’ cio’ permette loro di conservare il cadreghino, che e’ il primo obiettivo di chiunque sia al potere), vi sono i piddini (che cambieranno idea in blocco, il giorno stesso che il partito glielo dira’), vi sono persone che a vario titolo hanno interessi (gli importatori, chi lavora in multinazionali o ditte estere, chi fa affari in qualsivoglia maniera dal fatto che la nazione vada a rotoli) e vi sono le persone spaventate in buona fede (dal leviatano e dall’apocalisse). Ma c’e’ anche una piccola categoria di persone, tendenzialmente fedeli al libero mercato che appoggiano l’euro ed osteggiano il ritorno alla valuta nazionale, e lo fanno con argomentazioni tipo quelle sopra: ebbene costoro sono quelli che piu’ trovo contraddittori. L’euro e la costruzione di potere europea costruita alle spalle di tale sistema, non solo sono un abominio dal punto di vista della Liberta’ (cedere fette rilevanti di sovranita’ a gente sostanzialmente ignota e’ per definizione un esercizio completamente estraneo alle piu’ elementari regole liberali e democratiche) ma lo e’ anche dal punto di vista del Mercato Economico (visto che l’imposizione di una singola valuta a nazioni completamente divergenti, e’ un artificio completamente estraneo alle regole base della macroeconomia ed al libero mercato, che porta inevitabilmente ad un collasso sistemico, come spiegato bene da Kaldor nel lontano 1971).

 

GPG

 


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