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Qualche riflessione sul referendum di Pietro De Sarlo

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Comunque vadano a finire le cose questa campagna elettorale sarà ricordata come la più spregevole della storia della Repubblica. Come altro si può definire una campagna elettorale che ha sdoganato una volta per tutte il clientelismo? Il Devoto – Oli lo definisce un “sistema di rapporti tra persone basato su favoritismo (soprattutto in campo politico), in nome di un reciproco interesse”.
Nei tempi della mia gioventù questa pratica era vissuta come abietta, contraria al senso stesso della politica come aspirazione nobile a spendersi per il bene della collettività. Era una pratica gestita dai sottopancia, di nascosto, nei vicoli e chi la praticava la negava e se ne vergognava. Ora non un sottopancia ma il Presidente della Regione Campana incita una platea numericamente, e forse non solo numericamente, nutrita di sindaci ad offrire pizze, totani e frittelle e con orgoglio proclama, riferendosi ad uno dei sindaci presenti: ”Come sa fare lui la clientela lo sappiamo. Una clientela organizzata, scientifica, razionale come Cristo comanda. Che cosa bella!”. Ecco, che cosa bella la clientela! Altro che la tensione morale ed etica e la preoccupazione di fare una costituzione moderna e rispettosa dei principi di democrazia e dei diritti inalienabili degli esseri umani dei nostri Padri Costituenti.
Complimenti! L’esaltazione del do ut des come sistema di Governo. Anzi, che dico! Il Governo non serve più: basta il sottogoverno!
A De Luca replica Renzi: non vuole essere da meno di nessuno in questa nobile competizione. Agli amici tutto. Sempre De Luca: “Sono arrivati fiumi di soldi …“ ed ai nemici nulla. Neanche una lira, anzi un euro. Nulla ai bambini di Taranto colpevoli di avere un Governatore non allineato. Accipicchia: “Che bella cosa!” il ricatto, la costrizione, il tenere costantemente per le palle i bisognosi e i poveri. Già perché il clientelismo fa breccia proprio dove i bisogni sono elementari, primari e quindi soprattutto al Sud. Serbatoio di voti del PD. Voti ottenuti con il ricatto, la promessa non di una società più prospera e più giusta ma di un tocco di pane prestato, giusto il tempo di fare il proprio dovere elettorale, e mai dato. Nuove elezioni altro giro, altra corsa e pronti con una altra promessa per un prossimo bisogno elementare ma stando sempre attenti a impedire qualsiasi sviluppo economico sano del Sud. Mai una infrastruttura, una strada, una ferrovia ad alta velocità, magari! Non un aeroporto ma al massimo una fabbrica con i macchinari dismessi del nord, qualche macchinario in disuso, riciclato con un fiume di pubblici danari, per creare una occupazione effimera, di qualche mese giusto utile per una tornata elettorale e poi di nuovo il buio nella fila dei clientes. Nel frattempo si salva dal fallimento qualche impresa di amici. Del nord o del sud non importa purché sia allineata. Il PD di Renzi sembra avere unito il meglio della tradizione politica dei due partiti che lo hanno costituito. La capillare capacità organizzativa del vecchio PCI e la capacità di fare clientele della vecchia DC. Che bella cosa!
Quello che però sconvolge in questo quadro orribile è la completa assenza di indignazione, rispetto a questo laidume, da parte della cosiddetta intellighenzia. Quella parte di ceto intellettuale che si indignava quando Remo Gaspari riempiva le Poste di abruzzesi, o per Gava, allora considerato un campione del clientelismo. Quel ceto intellettuale napoletano e no che si vergognava per i metodi di Lauro. Che fine avete fatto? Quale è il vostro do ut des in questa tornata? Una comparsata in Rai? Un contrattino da autore o la presentazione del vostro ultimo libello in una sala consiliare, se siete intellettuali di provincia, o davanti una telecamera magari di una tv nazionale se siete dei pezzi grossi del pensiero? Vergognatevi! A proposito, faccio un appello a tutti gli intellettuali, i sedicenti intellettuali, che hanno firmato appelli per il Sì. Dopo il Sì aggiungete un ma. Votiamo Sì … Ma … basta con questi metodi da terzo mondo! Se proprio siete così certi e in buona fede dei fantasmagorici benefici di questa riforma, ma anche se non l’avete letta o capita e se avete solo firmato l’appello, per la vostra dignità aggiungete un semplice Ma.
Nel mentre la campagna acquisti al Sì continua: nuovo contratto per gli statali, vamos! Cinquecento euro ai giovani, e dai! Cinquanta euro ai pensionati, viva, viva e sempre viva! Tutti felici i nostri intellettuali ex rivoluzionari di sinistra in questo moderno traffico delle indulgenze che non assicura il Paradiso ma qualche promessa o qualche scampolo di ribalta. Un Paese di nani e ballerine, che si tappa gli occhi e le orecchie e anche la bocca come le tre scimmiette, altro che ceto intellettuale!
Quando noi cantiamo “Fratelli d’Italia” ci vengono le lacrime agli occhi. Ci commuoviamo, ci mettiamo la mano sul cuore ma finito l’inno torniamo al nostro particulare e dell’Italia e dei fratelli poco ci interessa. Siamo vittime della nostra natura individualista e del nostro scarso senso del valore aggiunto della comunità, di una comunità prospera. Siamo un popolo dai buoni sentimenti e dalle cattive pratiche. Quando i tedeschi cantano “Deutschland, Deutschland uber alles, uber alles in der Welt” (Germania, Germania, al di sopra di tutto, al di sopra di tutto il Mondo) ci credono davvero. E’ da sempre il loro scopo. Con le brutte, le armi, o con le buone, i danari: uber alles in der Welt.
Quando Wolfang Schauble fa l’endorsement per il Sì statene certi che ha chiaro l’interesse della Germania: una Italia debole e priva di dignità pronta per essere sottomessa ai voleri tedeschi. Ma non diventeremo più deboli o più privi di dignità se vincerà il Sì o se vincerà il No ma per come stiamo conducendo questa vergognosa campagna elettorale.

Pietro De Sarlo


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