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Niger: attacco all’oleodotto che esporta il petrolio del paese. Possibile responsabilità dell’ISIS

L’attacco rischia di mettere a rischio uno dei pochi flussi finanziari del povero paese dell’Arica occidentale

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In un tragico incidente, assalitori non identificati hanno attaccato i soldati che sorvegliano l’importante oleodotto Niger-Benin, causando la morte di sei soldati. Tre fonti di sicurezza hanno confermato l’attacco, che ha avuto luogo tra i villaggi di Salkam e Tibiri, nella regione sud-orientale di Dosso, in Niger, proprio al confine con il Benin. Questo mette a rischio uno dei prochi flussi finanziari del paese, derivanti dall’esportazione di petrolio

L’assalto ha preso di mira un’unità di pattuglia assegnata alla protezione dell’oleodotto. Nonostante la violenza, l’oleodotto stesso non ha subito danni, secondo una fonte.

Al momento, nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità dell’attacco. Tuttavia, la regione è nota per la presenza di gruppi militanti legati ad Al-Qaeda e all’ISIS, il che solleva preoccupazioni circa il potenziale coinvolgimento di questi gruppi. Questo segna il primo attacco alle forze di sicurezza incaricate di salvaguardare l’oleodotto, evidenziando i rischi crescenti nell’area, anche per le infrastrutture petrolifere.

L’oleodotto Niger-Benin è progettato per trasportare il greggio dal giacimento nigerino di Agadem al porto di Seme in Benin, percorrendo circa 2.000 km. L’oleodotto rappresenta uno sviluppo economico cruciale per il Niger, in quanto fornisce una via di esportazione affidabile che può incrementare le entrate petrolifere.

Vie di esportaazione del petrolio nigerino

L’industria petrolifera del Niger, relativamente nascente, ha iniziato una produzione significativa nel 2011 con lo sviluppo del giacimento Agadem da parte della China National Petroleum Corporation (CNPC). La produzione di petrolio del Paese, sebbene modesta rispetto ai principali produttori globali, è una componente critica della sua economia, in quanto contribuisce in modo sostanziale alle entrate nazionali e attira gli investimenti stranieri nell’esplorazione e nello sviluppo delle infrastrutture. A febbraio il Paese ha prodotto circa 13 milioni di barili di greggio, che poi non sono neanche così pochi.

Le compagnie petrolifere internazionali stanno già affrontando decisioni difficili in Niger, dovendo trovare un equilibrio tra il potenziale di riserve petrolifere significative e i rischi geopolitici e operativi. I bacini del Paese, relativamente poco esplorati, offrono opportunità interessanti per nuove scoperte e il Governo ha dimostrato la volontà di lavorare con gli investitori stranieri, offrendo condizioni favorevoli e sostenendo lo sviluppo delle infrastrutture. Tuttavia, i problemi di sicurezza, l’instabilità politica e le infrastrutture poco sviluppate possono rappresentare ostacoli significativi alle operazioni.

Se questi attacchi alle insfrastrutture petrolifere dovessero continuare il paese vedrebbe incrementare i propri già non indifferenti problemi di carattere finanziario. In questo momento c’è la transizione dall’assistenza militare americana, che stanno iniziando ad andarsene, e l’arrivo dei primi aiuti militari russi, e questo rende la situazione ancora più critica.


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