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LE BANCHE EUROPEE CROLLANO. LE REGOLE VOLUTE DALLA GERMANIA STANNO DISTRUGGENDO L’EUROPA

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MPS – 15%, CaRiGe -7,60, Unicredit -4,40,  Banca Pop. MI -5,30, UBI banca -7,10. Ma anche DB -3,10, Credit Agricole -5,90.

Alle ore 14.30, questa è la situazione di alcune banche italiane e straniere. Le ragioni sono molteplici, ma tra esse c’è sicuramente la sfiducia nel sistema appena approvato del bail-in.

Cosa sia e come funzioni credo sia noto a tutti: io stesso ho scritto due articoli sul tema a cui rimando ed altri validi redattori su S.E. hanno fatto altrettanto. Qui mi interessa approfondire l’effetto che l’ennesima norma voluta dai Paesi del Nord Europa, Germania in testa, sta provocando e più in generale dove ci sta portando l’ideologia rigorista di questi.

Attenzione: rigorista, ma per gli altri. È noto che la Germania, ma anche l’Olanda ed altri “nordici”, hanno salvato i loro istituti bancari che erano al collasso, per l’eccessiva esposizione in derivati e per i prestiti incauti fatti al sistema bancario dei Paesi periferici, attraverso generosi ed onerosi (per la collettività) aiuti statali, senza i quali il sistema creditizio sarebbe crollato. Solo dopo questi interventi e dopo essere rientrati di gran parte dei crediti erogati (la Francia, che era esposta pesantemente con la Grecia, di tutti), via fondi salva stati, hanno cominciato a parlare di insostenibilità per i conti pubblici degli aiuti statali (c.d. bail out), di necessità di responsabilizzare gli amministratori delle banche, di correttezza di un sistema che renda corresponsabili patrimonialmente gli azionisti e gli investitori degli istituti di credito, riguardo la loro stabilità economica. Insomma, il rigore per gli altri…

Questo è solo l’ultimo episodio di una storia che procede da anni e che sta portando al collasso quello che era il secondo mercato mondiale ed il primo polo produttivo: l’Europa. L’ideologia rigorista/liberista, incarnata nell’art. 3 del TFUE, il quale fonda l’Unione Europea sul principio della stabilità dei prezzi e della forte competitività fra i membri (cosa che fra l’altro collide con l’art. 2 TFUE che chiama alla cooperazione: di solito non si coopera con chi si compete e non lo si aiuta a svilupparsi…), e impedisce categoricamente che uno Stato in difficoltà possa essere aiutato dalla BCE, attraverso sostegno finanziario diretto od indiretto (sempre per il principio della cooperazione ed aiuto reciproco…), sta provocando una crisi da ormai 8 anni, crisi che i labili segnali di ripresa non permettono di dare per conclusa e che comunque comporterà a questi ritmi circa 25 anni per riportare l’economia al livello ante 2007.

La lotta ideologica contro l’intervento statale, visto come distorsivo di un libero mercato privato che trova in sé stesso le regole di funzionamento, l’odio ideologico contro il debito pubblico, considerato solo uno strumento di regalia e fonte di malaffare e corruzione, il disprezzo per i processi democratici, considerati inefficienti, lenti e troppo legati alla politica, quindi corrotti, hanno costruito questo sistema burocratico e governativo europeo, opaco, autoreferenziale, antidemocratico e, di fatto, facilmente controllabile dagli Stati egemoni, che attraverso l’influenza sulla BCE – vero quarto potere (monetario) sovraordinato agli altri tre (legislativo, esecutivo e giudiziario) – possono allentare o stringere un laccio alla gola agli altri Paesi: quello che è accaduto in Grecia con il ricatto dei fondi ELA al governo Tsipras, erogati solo in cambio dell’accettazione del memorandum di tagli ed austerità, rimarrà negli annali delle infamie della UEM.

Questa Europa è la concretizzazione delle pulsioni distruttive ed auto-distruttive (la Storia lo dimostra) della Germania: la compressione dei redditi dei lavoratori per rendere le imprese competitive sui mercati esteri, l’ossessione per la stabilità ed il rigore dei conti pubblici, in nome del quale da noi viene sacrificata la spesa per il welfare ed i diritti sociali, sono le ormai note caratteristiche negative di questo Paese, che ciclicamente portano l’Europa ed il mondo all’instabilità ed allo scontro. La reazione a queste politiche ha portato sempre all’emergere di forze nazionaliste, a volte moderate e positive, ma più spesso eversive, come Alba Dorata in Grecia, Partito del Progresso in Norvegia, Vlaams Blok in Olanda, che mettono ancor più in pericolo la nostra democrazia, già ferita dall’autoritarismo europeo. Hitler ed il Nazismo furono figli del rigore esasperato del Cancelliere Brüning, non dell’iperinflazione della Repubblica di Weimar…

Sia economicamente, quindi, che politicamente questa Unione Europea a trazione e pensiero tedesco sta riportando gli Stati europei ad uno squilibrio e ad uno stato di potenziale conflitto che ricorda molto quella del 1939. Bisogna sperare che essa crolli per le sue disfunzioni che la minano inesorabilmente, prima che i governanti europei, con l’aiuto della codardia ed incapacità di vedere il quadro generale di quelli nazionali, ci portino ad uno scontro armato, magari contro la Russia, per cercare di nascondere il loro fallimento (le guerre sono sempre state un toccasana per le economie stagnanti…) o fra stessi Paesi europei.

Sarebbe un ottimo risultato per un vincitore del Nobel per la Pace


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