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La riforma che non riformerà.

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Approvata alla camera, la tanto famosa “riforma” costituzionale voluta dal governo (ufficialmente, ma si sa chi c’è dietro) che pone fine al bicameralismo perfetto. Ora la domanda da porsi è la seguente: due anni spesi per tale obbiettivo, ossia riformare un senato che diventerebbe rappresentanza dei territori con soggetti non eletti ( siamo ormai già abituati con i noti governi tecnici) farà ripartirà l’occupazione, facendoci uscire dalla morsa della deflazione e rendere le pensioni minime dignitose?
Premetto che queste istanze urgenti per il nostro Paese fanno parte di quella domanda ormai in crisi, fattore principale della disgregazione dell’economia dell’eurozona. Mentre la riforma costituzionale come quella del lavoro (Jops Act) fanno parte dell’offerta, che non potrà mai determinare un aumento della domanda quando questa è in crisi. Il vero populismo, in senso negativo, quindi è quello di distruggere le fondamenta dello Stato facendo credere sotto il nome di riforme che ciò apporterà benefici per la popolazione.
Inoltre Renzi ammette, involontariamente che lo “snellimento” dello Stato porterà stabilità in Europa, in realtà si tratta di rendere il Paese un contenitore vuoto e quindi privo di iniziativa popolare e sovranità, totalmente impotente (stabilità citata da Renzi) per essere governata dai poteri sovranazionali con i loro vincoli di bilancio che già impongono e dalla grande finanza (non a caso Draghi parlava di pilota automatico) nella totale staticità o meglio assenza dello Stato a danno ovviamente dei cittadini. Ecco perchè in questa “riforma” è stato modificato il titolo V della costituzione, che permetterebbe allo Stato, ormai “pilotato automaticamente” di mettere le mani sui servizi comunali da privatizzare a vantaggio ovviamente di investitori privati e spesso stranieri che punterebbero al profitto più che all’erogazione della qualità del  servizio per il cittadino.
Unica speranza quindi è di bocciare questo obbrobrio anticostituzionale con il referendum del prossimo autunno, unico strumento di democrazia ancora che sopravvive, con la consapevolezza che questa volta il mondo dello spettacolo e degli intellettuali di sinistra che una volta denunciavano lo stupro della Costituzione oggi sono totalmente assenti

 


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