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Analisi e studi

LA CRESCITA IMPOSSIBILE

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Per spiegare l’impossibilità dell’Eurozona ad uscire dalla morsa della crisi c’è addirittura chi ha evocato la “stagnazione secolare” dell’economista americano Alvin Hansen il quale aveva prospettato, a seguito della crisi del 1929, un periodo duraturo di stagnazione economica come conseguenza del declino demografico e dell’assenza di innovazioni tecnologiche indotto dalla scarsità di investimenti. Le circostanze sconfessarono tale previsione e di stagnazione secolare non si parlò più per oltre una settantina d’anni finché non è stata rispolverata dall’ex segretario al tesoro USA Lawrence Sanders. Invece di rievocare tesi sconfessate della storia sarebbe il caso che economisti e politici riflettano sul fatto che probabilmente le cause siano da cercare altrove.
In termini macroeconomicamente appropriati dovremmo ricondurre il problema della scarsa crescita dell’Eurozona alla cosiddetta “legge di Thirlwall”, una teoria in base alla quale il vincolo maggiore all’espansione della domanda aggregata è determinato dalla necessità di equilibrare nel medio-lungo periodo il conto corrente della bilancia dei pagamenti. Il concetto base è abbastanza intuitivo: non puoi continuare a comprare se non hai i soldi cioè, in termini economici, non puoi importare se non esporti a sufficienza (si suppone che non ci sia una banca centrale a monetizzare il debito estero). Ci possono essere brevi periodi nei quali si spende (importazioni) più di quanto si guadagna (esportazioni), ma nel medio-lungo periodo occorre ristabilire l’equilibrio se non si vuole andare incontro al fallimento. Poiché per avere il conto corrente della bilancia dei pagamenti in pareggio le esportazioni devono essere maggiori o uguali delle importazioni (cioè introiti maggiori delle spese) e queste ultime dipendono strettamente dal PIL, deve necessariamente esserci una relazione tra le esportazioni ed il PIL.
La legge di Thirlwall è infatti la seguente:

 yPB = x/π

dove yPB è il tasso di variazione del prodotto interno lordo necessario per bilanciare il conto corrente della bilancia dei pagamenti, x è tasso di variazione delle esportazioni e π è l’elasticità delle importazioni al reddito.
Detto in altre parole: yPB è il tasso di crescita del PIL oltre al quale le importazioni (soldi che escono) superano le esportazioni (soldi che entrano) e quindi si accumula debito verso l’estero.
Nella tabella sottostante è riassunta la situazione dall’ingresso nell’euro (1999) fino al 2015:

2016-08-07_085932

(elaborazioni su dati ISTAT)

Questo vuole dire che per avere il saldo di conto corrente della bilancia dei pagamenti in attivo non possiamo crescere più del 42.68% in termini NOMINALI nei 16 anni trascorsi nell’euro. La crescita vera e propria non è questa, che dipende anche dall’inflazione, ma quella in termini REALI che si ottiene da quella in termini nominali decurtando gli effetti dell’inflazione.
Nel grafico sottostante riporto il valore dell’inflazione calcolata come variazione del deflatore del PIL:

2016-08-07_091617

(elaborazioni su dati ISTAT)

Decurtando gli effetti dell’inflazione si ottiene che per non vivere al di sopra delle nostre possibilità saremmo dovuti crescere non oltre il 5.41% in 16 anni. Calcolandolo come tasso di crescita annuale si rende meglio l’idea delle grandezze in gioco: 0.33%!!!
Questo vuole dire che se si vuole mantenere una moneta sopravvalutata, quale è l’euro per l’Italia, non possiamo permetterci di crescere in media più dello 0.33% all’anno altrimenti andremo in contro a crisi come quella del 2011. Ovviamente si tratta di una valore di medio-lungo periodo, per cui possiamo avere anni in cui si cresce di più, come nel 2015, ma necessariamente devono essere controbilanciati da manovre di austerità per riportare il dato medio entro i limiti stabiliti dalla legge di Thirlwall.
Vediamo il grafico della crescita italiana in termini nominali, cioè a prezzi di mercato, (rappresentata in blu) rispetto a quella massima consentita dalla legge di Thirlwall (in viola):

2016-08-07_092816

(elaborazioni su dati ISTAT)

Si vede bene che dal 1999 al 2011 crescevamo troppo rispetto a quanto l’euro ci consente (accumulando debito estero) pertanto è dovuto intervenire il governo Monti a distruggere la domanda aggregata (cioè impoverendoci) e riportando la situazione a posto. Vuoi una moneta sopravvalutata? Vuoi favorire le importazioni a danno delle esportazioni? La crescita DEVE essere scarsa e per renderla tale l’austerità è macroeconomicamente imprescindibile.

di Claudio Barnabè


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