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Intervento russo in Siria: partizione del paese o guerra totale?

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RAID RUSSI IN SIRIA

La Russia ha quindi deciso di intervenire in Siria, sia con uomini sul campo, sia con supporto logistico all’esercito del regime di Assad ma soprattutto con una vasta operazione di bombardamenti aerei. Al suo fianco, oltre agli uomini di Assad, ci sarebbero le milizie sciite degli Hezbollah libanesi e gli iraniani. Dal punto di vista strategico è molto interessante l’intervento diretto di una potenza nucleare sul campo, perché immobilizza gli altri protagonisti, ad eccezioni delle milizie ribelli. Attualmente il trend è molto positivo per i russi, il fronte delle forze ribelli si sta indebolendo grazie ai bombardamenti, l’opinione pubblica, anche occidentale, vede in gran parte come positivo l’intervento russo contro il Califfato, all’opposto gli USA sembrano sempre più deboli, incapaci di un intervento risolutivo, inoltre facendo vittime tra medici e civili in Afghanistan perdono ogni possibilità di critica per le vittime civili dei raid russi. Ora vogliamo elencare alcuni scenari di come la situazione potrebbe evolversi nei prossimi mesi o anni:

1) CADUTA DELL’EGEMONIA USA: la debolezza della politica statunitense in Siria e Iraq e gli errori strategici, sembrano quasi pilotati da un regia esterna che probabilmente sta guidando l’intera caduta della superpotenza americana che nei prossimi mesi potrebbe veder crollare la propria già debole economia, la propria valuta e potrebbe veder esplodere la già alta tensione sociale ed etnica. Il crollo anche a livello geopolitico potrebbe essere una delle fasi della più ampia caduta dell’Impero Statunitense. Detto questo, le conseguenze della caduta del “gendarme mondiale” sono ovvie come scritto in questo nostro articolo. Tutte le ostilità ora sopite potrebbero riprendere vigore e l’instabilità mondiale non potrà che aumentare come succede ogni volta che crolla una potenza egemone. Tornando alla Siria, questo scenario si evolve in almeno altri due scenari:
a) Egemonia Russa: la Russia continua con pesanti interventi aerei contro ribelli ed Isis e consente l’avanzata terrestre dell’esercito siriano fino alla totale ripresa del paese. Crolla il Califfato e di conseguenza crolla anche in Iraq con l’esercito iracheno che riesce a riprendere il paese. Nasce quindi un Medio-Oriente filo-russo con Siria, Iraq, Iran, Egitto e Yemen alleati del Cremlino. Probabile crollo o instabilità della monarchia saudita, già debole dopo i recenti avvenimenti. L’egemonia Russa potrebbe estendersi fino alla Libia dove grazie all’Egitto e al supporto dell’Italia, Mosca riesce a stabilizzare il paese. (Ricordiamo come Renzi abbia più volte auspicato il supporto russo per la risoluzione del conflitto libico).
b) Reazione arabo-sunnita: l’avanzata del regime di Assad, grazie al supporto russo potrebbe portare alla nascita di una coalizione di paesi arabi e sunniti: Arabia Saudita, Qatar, Giordania, Turchia, Pakistan (?), Egitto(?) con il supporto esterno ed aereo di Israele, Francia e Inghilterra. Questa coalizione potrebbe intervenire o a supporto dei ribelli “buoni” o con la scusa di eliminare l’ISIS ma con la vera motivazione di occupare quei territori ed evitare che siano riconquistati da Assad; questo potrebbe essere lo scenario più probabile. Oppure favorire il crollo dell’ISIS dall’interno così da creare forze ribelli sunnite che siano sostenibili anche dall’opinione pubblica. Se questo scenario si verificasse, molto dipende dalla reazione russa. Se decide di attaccare chi sta invadendo un paese con un governo “legittimo” cioè quello di Assad, la guerra potrebbe diventare molto ampia. In questo caso un confronto militare russo-turco e un confronto arabo-iraniano potrebbe essere possibile. Altrimenti la guerra potrebbe rimanere limitata con un supporto indiretto alle fazioni ribelli.

2) REAZIONE USA: a nostro avviso pare molto strano che gli USA, pur in declino, cedano così rapidamente il passo all’iniziativa russa. La reazione USA potrebbe essere asimmetrica e tesa a disperdere le forze russe e a far peggiorare la già sua debole economia. Attaccando direttamente l’ISIS, Mosca diventa il principale nemico del Califfato e quindi è facile prevedere che potrebbe diventare il bersaglio prediletto dai terroristi. Con il supporto della CIA, sono possibili attentati anche di grossa entità sul suolo del gigante euroasiatico. Inoltre, gli USA potrebbero impegnare sempre di più i russi nel conflitto siriano per poi riaccendere a breve il conflitto in Ucraina oppure in Moldavia con la questione Transnistria. Altro fronte in cui impegnare i russi, è l’Asia Centrale. Caso strano i talebani hanno ripreso proprio la città di Konduz e l’area che confina con il Tagikistan, paese che ha già subito un tentativo di destabilizzazione ad opera di estremisti islamici. Confinare con i talebani non potrà che peggiorare la situazione di quel paese. Come scritto in questo nostro articolo, l’espansione dell’estremismo islamico che sia ISIS o che siano i talebani potrà essere un importante spina nel fianco della Russia, considerando che molti di quei paesi ex-sovietici stanno subendo una certa depressione economica, conseguenza della stessa recessione russa e quindi potrebbe essere facile preda dell’estremismo. Altro modo di attaccare la Russia potrebbe essere quello di incrementare l’intervento della coalizione araba in Yemen con lo scopo di far reagire gli iraniani contro l’Arabia Saudita. Un attacco contro i sauditi, paese culla dell’Islam, potrebbe portare ad un’ampia coalizione anti-iraniana dal Pakistan all’Egitto. Una guerra del genere sarebbe di enorme portata e metterebbe seriamente in difficoltà il principale alleato del Cremlino (ma anche rivale?). Una guerra del genere potrebbe nascere anche da parte di Israele con la motivazione di impedire la creazione di armi nucleari.

3) CADUTA DI DAMASCO: come mostra la cartina di Geopolitical Center, i raid russi si concentrano nei dintorni di Latakia, il feudo del regime di Assad. Putin come ormai sappiamo, è un ottimo stratega che non fa mai il passo più lungo della gamba ( ad esempio in Ucraina si è preso solo i territori che era sicuro di tenere con un certo consenso popolare) e quindi in Siria probabilmente non mira ad una utopica ripresa dell’intero paese, che come sappiamo ha una fortissima divisione religiosa ed etnica tra alawiti, sunniti, curdi, drusi, ecc e che sarebbe difficile da mantenere senza un forte tributo di soldi e di sangue e quindi probabilmente mira esclusivamente a rafforzare la posizione del feudo di Assad e della sua etnia alawita, cioè Latakia, spingendosi al massimo alla riconquista dei territori circostanti, con l’obiettivo principale di difendere il porto militare russo di Tartus. Questa tesi è confermata dal fatto che gli interventi contro l’ISIS sono stati limitati rispetto a quelli contro le altre fazioni. La reazione delle opposizioni e del Califfato potrebbe essere quella di concentrarsi contro la capitale Damasco, più sguarnita rispetto al feudo di Latakia e soprattutto a maggioranza sunnita. La conquista di Damasco sarebbe un durissimo colpo per il regime di Assad ma non per i russi. Per il Califfato o per le opposizioni sarebbe una vittoria considerevole. Le conseguenze di questo scenario potrebbero essere molteplici;
a) Nuova fase di ascesa del Califfato che si doterebbe di una capitale con una rilevanza storica e politica enorme. Questo potrebbe spingere diverse fazioni ad unirsi con essi oltre che ad un boom di nuovi aderenti e seguaci. Una nuova fase di crescita del Califfato potrebbe poi estendersi all’Egitto (Sina), Palestina, Libia e forse porterebbe i Talebani ad una più stretta alleanza. La conquista della capitale siriana, inoltre, porterebbe sicuramente nuovi uomini e mezzi al Califfo.
b) La conquista di Damasco da parte dell’ISIS potrebbe essere la scusa per la creazione di una coalizione arabo-sunnita come scritta già sopra che attacchi (siamo sicuri?) il Califfato, per conquistarne i territori e procedere alla spartizione della Siria.
c) Se invece la capitale fosse conquistata da opposizioni non-ISIS allo stesso modo potrebbe crearsi una coalizione arabo-sunnita per difendere le opposizioni dall’ISIS e dal regime.

4) SPARTIZIONE DELLA SIRIA: come scritto nello scenario precedente, Putin non sembra veramente intenzionato a riconquistare l’intero paese ma esclusivamente a difendere la zona che circonda il porto militare russo di Tartus. Questo potrebbe facilitare una guerra assimetrica, con la Turchia che continua ad attaccare i curdi in Iraq e Siria, con una coalizione sunnita che potrebbe prendere alcune aeree a maggioranza sunnita come Damasco o come l’intero territorio in mano all’ISIS e con Israele che potrebbe supportare una sollevazione drusa ai suoi confini con la Siria. La seguente mappa mostra come potrebbe essere il futuro della Siria: Partizione Siria

Concludiamo elencando in estrema sintesi quello che potrebbe verificarsi in futuro:

1) GUERRA TOTALE: scontro totale tra Assad, Russia, Iran da un parte e Arabia Saudita, Turchia, Qatar, Francia, Inghilterra, Israele e ISIS dall’altra (ovviamente non necessariamente alleati tra loro). PROBABILITA’ MEDIO-BASSA
2) GUERRA LIQUIDA: intervento in Siria dei paesi sopracitati senza pesanti confronti diretti, stallo. PROBABILITA’ ALTA
3) SPARTIZIONE DEL PAESE: intervento dei paesi sopracitati con lo scopo di dividere il paese in aeree di influenza diretta. PROBABILITA’ MEDIA
4) VITTORIA RUSSA E NON INTERVENTO DI ALTRI PAESI: russi ed iraniani riconquistano la Siria diventando la potenza egemone dell’aerea. PROBABILITA’ MEDIO-BASSA

by Fenrir

FONTE: HESCATON.COM


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