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Euro crisis

E’ In Arrivo Una “Primavera Europea”?

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Da Voci dall’estero

 

SYRIZA

Dal sito PopularResistance.com, un articolo di due studiosi italiani, Matteo Mameli e Lorenzo del Savio,  sottolinea come i partiti radicali che suscitano tante speranze in Europa e che cercano di cambiare dall’interno le istituzioni europee, presentino in realtà il forte rischio di essere “catturati” dalle oligarchie che ci governano. L’inganno potrebbe passare attraverso l’idea di Piketty di salvare la democrazia europea tramite un rafforzamento del Parlamento europeo. Niente di più falso e inutile, sostengono gli autori. L’argomento, che potrebbe diventare di pressante attualità nei prossimi mesi, è ulteriormente approfondito nel paper degli stessi autori di cui abbiamo proposto la traduzione e che vi invitiamo a sostenere. 

di Matteo Mameli e Lorenzo del Savio, 3 febbraio 2015

Sull’onda della vittoria del partito progressista di Syriza alle elezioni greche del 25 gennaio 2015, alcuni hanno iniziato a parlare dell’arrivo di una ‘Primavera Europea’, una rivolta democratica contro lo status quo politico in Europa.

Questo status quo ha imposto delle brutali politiche di austerità su paesi come Grecia, Cipro, Spagna, Italia, Portogallo e Irlanda. Queste politiche hanno portato avanti e tutelato gli interessi delle banche e, più in generale, di coloro che detengono grosse attività finanziarie. Esse hanno portato avanti e tutelato gli interessi delle grandi imprese. Hanno provocato dei tassi di disoccupazione incredibilmente alti, una enorme compressione dei salari dei lavoratori e un numero impressionante di fallimenti di piccole imprese. Esse hanno portato a tagli drammatici alla sicurezza sociale e ai sistemi sanitari pubblici.

Queste sono questioni economiche, ma sono anche questioni morali. Rapinare una intera generazione di giovani europei della possibilità di trovare un lavoro decente significa privarli delle loro speranze e della dignità. Ma oltre a questi problemi, ci sono altri aspetti dello status quo europeo che sono veramente scandalosi. Attraverso una varietà di meccanismi – dai memorandum della troika ai patti e ai trattati UE – le istituzioni europee hanno derubato i cittadini europei di ogni controllo democratico significativo sulle decisioni politiche. Per tutte queste ragioni, una primavera democratica europea è una urgente necessità. Finora, gli unici partiti che hanno contestato lo status quo sono quelli che sono stati etichettati con disprezzo come ‘populisti’ dalle élite europee. E la vittoria di Syriza certamente galvanizzerà gli altri partiti populisti europei, in particolare quelli di sinistra.

Un’alleanza tra Syriza e il partito spagnolo Podemos ha il potenziale per essere molto significativa. Alla fine del 2015 si terranno le elezioni politiche in Spagna, e Podemos ora è in testa ai sondaggi. Un fronte di sinistra anti-austerità dell’Europa del sud è ormai una possibilità reale.

Questo è importante: perché Syriza e Podemos – anche se in modi diversi, con differenti storie e stili diversi – hanno forti legami con i movimenti di base. Per questo motivo, come ha osservato recentemente Stathis Kouvelakis, possono agire da “catalizzatori di energie e impedire che si allarghi il divario tra ciò che sta succedendo a livello di mobilitazione popolare e quel che accade a livello di governo“. A causa di questo, questi partiti hanno il potenziale per spingere la politica della UE nella direzione di un maggior controllo popolare e democratico, dopo molti decenni di spinte ‘forti, spietate e molto efficienti’ nella direzione opposta.

Un rischio, però, è quello che potremmo chiamare l’ “Hollandizzazione” di Syriza e di Podemos. Durante la campagna presidenziale del 2012, l’attuale presidente francese, Francois Hollande, ha fatto molte promesse anti-austerità. Ha vinto contro il presidente in carica Nicolas Sarkozy, anche grazie a quelle promesse. Ma una volta eletto, Hollande si è rapidamente arreso allo status quo della UE guidata dalla finanza. Alcuni prevedono che Syriza e Podemos saranno una delusione per chi aspira a un cambiamento radicale, proprio come lo è stato Hollande. Noi personalmente non vogliamo fare previsioni. Speriamo che Syriza e Podemos possano riuscire a fare dell’Europa un luogo più autenticamente democratico. Ma c’è il pericolo che le élite e le oligarchie europee utilizzeranno Syriza e Podemos per favorire i loro interessi privati, e questo pericolo deve essere affrontato.

Proprio come i loro sostenitori, che supportano questi partiti dando loro forza e potenzialità, Alexis Tsipras e Pablo Iglesias – i leader rispettivamente di Syriza e Podemos – si sentono impegnati a realizzare una solidarietà europea e il progetto di una cooperazione pacifica ed efficace in Europa (e altrove). Questo è un motivo di speranza per tutti gli europei, in particolare per quelli dei maltrattati paesi del Sud e periferici. Tuttavia, cambiare la governance europea per renderla più democratica e più rispondente alle esigenze dei cittadini – in contrasto con gli interessi delle banche, delle grandi società, e delle élite – richiede un modello di integrazione radicalmente diverso. Richiede meno integrazione politica del tipo di quella perseguita finora e più affidamento sulle istituzioni democratiche locali, e sull’interazione trasparente e la cooperazione tra queste istituzioni.

La lotta per la democrazia reale in Europa ha un’importante componente istituzionale. Molti commentatori hanno sostenuto che il deficit democratico e la mancanza di legittimazione delle istituzioni politiche dell’UE possono essere modificate rafforzando le istituzioni elettive rappresentative a livello europeo, in modo da essere in grado di eleggere un parlamento e un esecutivo abbastanza forti da imporre, tra le altre cose, una redistribuzione delle risorse dalle aree o dalle fasce della popolazione che traggono vantaggio dall’Unione politica e monetaria verso le altre aree e fasce, che non ne stanno beneficiando.

L’idea è questa: la valuta comune crea un vantaggio per le esportazioni tedesche e le imprese tedesche, e mette in difficoltà i paesi periferici dell’Unione e più in genere le fasce più povere della popolazione in tutta Europa. Questi squilibri devono essere controbilanciati; essi possono essere e saranno neutralizzati da un Parlamento Europeo ed un esecutivo UE più forti e più integrati.

Una proposta di questo tipo è stata avanzata da molti commentatori, tra cui Thomas Piketty nel suo Manifesto per l’Europa e in una serie di interviste che ha dato nel giro di pochi mesi. Dalla pubblicazione del suo libro, “Il Capitale nel XXI secolo“, Piketty è diventato un punto di riferimento per la sinistra europea. Il suo libro ha fatto molto per attirare l’attenzione sul problema della disuguaglianza e sulle minacce che esso pone. Ma l’idea che la democrazia europea possa essere salvata dal rafforzamento delle sue istituzioni elettorali-rappresentative, e che allo stesso modo possano essere affrontate le disuguaglianze tra paesi e all’interno dei paesi, deve essere respinta.

L’ideale della democrazia europea non dovrebbe essere equiparato all’idea di un sistema elettorale a livello europeo, né all’idea di un governo europeo sovranazionale legittimato da un sistema elettorale di questo tipo.

Le istituzioni elettorali-rappresentative tradizionali hanno la tendenza ad essere catturate da poteri oligarchici ed elitari. In generale, maggiore è la dimensione, e più forte è la presa oligarchica ed elitaria sulle istituzioni elettorali rappresentative. Il sistema istituzionale dell’Unione europea è attualmente uno strumento del dominio oligarchico ed elitario, come dimostrano le politiche messe in atto dalla crisi finanziaria del 2008.

Rafforzare questo strumento significherebbe fornire agli oligarchi e alle élite dominanti un’arma ancora più forte. Forse potrebbe aumentare la percezione di legittimità delle istituzioni europee, ma solo superficialmente, senza aumentare nei fatti il controllo popolare sul processo decisionale. Potrebbe dotare la UE di una facciata democratica più seducente, ma in un modo che renderebbe ancora più potenti politicamente le varie lobbies che già hanno il controllo del processo decisionale.

Piketty ha recentemente espresso il suo sotegno a Syriza e Podemos (e ha quindi dato la sua disponibilità ad assumere il ruolo informale di consigliere di politica economica di Podemos). Data l’importanza e l’influenza di Piketty, questo è un fatto positivo. Ma nonostante le intenzioni di Piketty, il sogno di un governo europeo onnipotente è un sogno reazionario. Il perseguimento di questo sogno ha contribuito ai conflitti politici ed economici tra i paesi debitori e creditori, e tra i poteri finanziari e le persone comuni, che vedono le loro prospettive economiche distrutte.

Cosa ancora più importante, perseguire il sogno di un governo europeo più forte e più integrato ci spinge ancora più lontano dalla democrazia reale; il che vuol dire che ci spingerà ancora più lontano dall’autentico controllo popolare sulle decisioni politiche che influenzano la vita e il benessere di centinaia di milioni di cittadini europei. C’è un alto rischio che questo sogno sarà utilizzato dalle élite e dalle oligarchie della UE per addomesticare Syriza e Podemos. Questo deve essere evitato. Una cooperazione pacifica ed efficace in Europa è possibile senza la creazione di un onnipotente governo europeo.

Syriza e Podemos hanno forti legami con i movimenti di base. Forse questa è la loro più importante risorsa. Con la scusa di cercare di cambiare le istituzioni UE dall’interno, questi partiti potrebbero essere cooptati e sfruttati dagli oligarchi e dalle élite europee. In alternativa, Syriza e Podemos potrebbero sviluppare e rafforzare dei metodi democratici di fare politica che favoriscano un autentico controllo popolare. Speriamo che possano intraprendere questo secondo percorso e, così facendo, contribuire davvero all’avvento di una Primavera Democratica Europea.


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