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IL VERO COSTO DELLE OLIMPIADI (di C.A. MAUCERI)

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rio 2016

Le Olimpiadi in corso di svolgimento in Brasile sono state precedute da innumerevoli polemiche.

Prima a causa del fatto che migliaia di persone “indesiderate” sarebbero state cacciate dalle proprie case (ammesso che così si possa definire quelle in cui erano costrette a vivere). Poi, per i modi violenti adoperati dalla polizia per sgombrare alcune zone in cui sarebbero sorti gli impianti sportivi o per l’accoglienza. Quindi per la situazione dell’acqua potabile che in molte province del Brasile è sempre più rara. E anche quando c’è la sua qualità è discutibile al punto che, solo poche settimane prima dell’inizio dei giochi erano sorti seri dubbi sulla potabilità degli impianti. Problema risolto, si disse, ma a far scoppiare un nuovo scandalo è stata l’acqua della piscina dei tuffi riempita con un’acqua verde smeraldo niente affatto trasparente: gli atleti sono stati costretti a lanciarsi in una sorta di limo senza che nessuno sapesse spiegare il motivo o le conseguenze di tutto ciò. Anche dopo le gare gli atleti hanno trovato sorprese: pare che il villaggio per gli atleti non sia stato completato in tempo e che alcuni degli alloggi non fossero adeguati (tanto che il responsabile, Mario Cilenti, è stato licenziato). Il tutti infarcito da lotte interne e beghe tra i vari livelli di governo (nazionale, regionale e locale) per la gestione dei fondi destinati all’evento.

Proprio i fondi sono stati oggetto di dure polemiche. Che senso in un Paese dove la gente muore di fame, spendere una fortuna per gare troppo spesso ridotte a mero spettacolo (si pensi alla squadra degli atleti “rifugiati e profughi” con la maglia del CONI o alla decisione di ammettere alle gare atleti transgender senza indicare direttive ben precise)? Tanto più che, come ormai prassi usuale, le entrate derivanti dalla vendita dei biglietti e dalle sponsorizzazioni sembra proprio non riusciranno a coprire le spese sostenute.

Secondo un recente rapporto ufficiale, il costo dei Giochi si aggirerà intorno ai 4 miliardi di euro.

Una somma enorme (specie vista la crisi che sta attraversando il paese), ma non un record. Nel recente passato, tutti i paesi che hanno ospitato i Giochi Olimpici (fatta eccezione, forse, solo per Tokyo) hanno speso somme impressionanti. E, quasi sempre, alla fine ci hanno rimesso.

È quanto emerge da una ricerca dal titolo Oxford Olympics Study 2016: Cost and Cost Overrun at the Games condotta da Bent Flyvbjerg, Allison Stewart e Alexander Budzier.

I ricercatori hanno diviso le spese in tre categorie: costi “operativi” sostenuti dal organizzatore
per proporre i giochi (tecnologia, trasporto, forza lavoro e costi di gestione più spese per la sicurezza, la ristorazione, cerimonie e servizi medici). A questi si devono aggiungere i costi diretti sostenuti dalla città ospite o dal paese o da investitori privati per costruire i siti di gara, i villaggi olimpici, l’International Broadcast Center per i media. Infine, devono essere considerati i costi indiretti come, ad esempio, quelli per le infrastrutture, le strade, le linee ferroviarie, gli aeroporti, l’ospitalità e altro (incluse le sovvenzioni per le imprese in preparazione per i Giochi).

Se si considerano tutte queste voci di spesa, i giochi di Rio (ancora in corso) lasciano già prevedere entrate di gran lunga inferiori alle uscite. Forse però, le cose non andranno male come è avvenuto in passato in occasioni analoghe. Ad esempio, con le Olimpiadi del 2012, a Londra: i costi lievitarono del 100 per cento rispetto alle previsioni (e al progetto per l’aggiudicazione). Ben quindici miliardi di dollari. E, di questi, non tutti furono recuperati. Ancora di più sarebbero costate le Olimpiadi invernali di Sochi, nel 2014: ben 21,9 miliardi di dollari.

Secondo i ricercatori il costo medio di una Olimpiade estiva si aggira intorno ai 5,2 miliardi di dollari (ma con un’impennata violenta dal 2004, anno delle Olimpiadi di Atene, in poi). Gli autori non si sono fermati qui e hanno calcolato anche il costo medio per “evento” e per singolo atleta. Nell’ultimo mezzo secolo, il costo medio per atleta è stato di quasi mezzo milione di dollari: si va da 0,1 milioni di dollari alle olimpiadi di Tokio del 1964 a 1,4 a Londra quattro anni fa. Oltre un milione di euro per far partecipare un atleta ad una gara! Una somma che molti giudicherebbero (a ragione) spropositata.

Forse, a pensarci bene, è proprio per questo che nessuno si è preso la briga fino ad ora di diffondere questi numeri. Pensare che a Rio si spendono circa 400.000 dollari per ogni singolo atleta (somma stimata dato che le olimpiadi non sono ancora finite) potrebbe essere troppo: a pochi metri di distanza dagli stadi dove si svolgono le gare, centinaia di migliaia di persone muoiono di fame e molti sono costretti a scavare tra i rifiuti delle discariche cercando di trovare qualcosa per sopravvivere. Allo stesso modo potrebbe essere difficile spiegare perché ad Atene, nel 2004, alle porte della peggiore crisi economica nella storia del paese, qualcuno ha deciso di spendere, mediamente, 9,8 milioni di dollari per ogni singola gara. Se ciò non fosse avvenuto, forse la situazione della Grecia non sarebbe quella che è oggi. Inutile la giustificazione che queste infrastrutture “restano”: proprio ad Atene, ad esempio, molti di questi impianti sportivi elefantiaci oggi sono in rovina. Lo stesso è successo a Montreal, in Canada, dove il costo per la realizzazione delle infrastrutture è salito del 720 per cento. Conseguenza? I canadesi hanno dovuto indebitarsi con le banche e non sono stati sufficienti 30 anni per rimborsare i prestiti ricevuti per l’evento.

Tutto questo agli organizzatori, ai governi, ai media (e agli sponsor) non importa. Mai come in questo caso l’importante non è vincere: è partecipare. Costi quel che costi.

C.Alessandro Mauceri


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