Seguici su

Attualità

Il messaggio (immaginario) di Fidel a noi Italiani (di Domenico Romaniello)

Pubblicato

il

fidel1

La democrazia per me significa che innanzitutto i governi operino intimamente vincolati con il popolo, nascano dal popolo, abbiano l’appoggio del popolo, e si consacrino interamente a lavorare e a lottare per il popolo e per gli interessi del popolo. Per me democrazia implica la difesa di tutti i diritti dei cittadini, fra essi il diritto all’indipendenza, il diritto alla libertà, il diritto alla dignità nazionale, il diritto all’onore; per me democrazia significa la fraternità fra gli uomini, l’uguaglianza vera fra gli uomini, l’uguaglianza delle opportunità per tutti gli uomini, per ogni essere umano che nasce, per ogni intelligenza che esiste.”

 

 

Dialogo immaginario con l’ultimo statista sul futuro del nostro Paese

(sul perché del NO al Referendum)

di Domenico Romaniello1

26/11/2016

L’ora di una Nuova Resistenza (messaggio immaginario di Fidel)

(…)

Come ho scritto pochi mesi fa, in occasione della visita del Presidente Obama a Cuba2, noi non abbiamo bisogno che l’impero ci regali nulla. I nostri sforzi saranno sempre nella legalità e pacifici, perché questo è il nostro impegno: un impegno per la pace e per la fratellanza di tutti gli esseri umani che vivono su questo pianeta.

La mia avventura umana che è la storia della rivoluzione cubana degli ultimi 60 anni è unica al mondo. Sono sopravvissuto a decenni di guerra fredda e a centinaia di tentativi di assassinio (se ne contano ufficialmente più di 630).

Cuba ha avuto la disgrazia – per la sua vicinanza geografica -, e la fortuna – per sua ricerca mai cessata di libertà e di indipendenza – di trovarsi a pochi chilometri da uno dei più influenti imperi del mondo, il più grande complesso industriale militare, gli Stati Uniti.

Eppure Cuba è riuscita a sconfiggere la dittatura che era stata promossa ed incardinata grazie alla CIA e ha deciso di giocare la propria storia, una storia fatta di ribellione alle false democrazie e di apertura ad un socialismo inclusivo.

In questi decenni, con la rivoluzione e con la partecipazione del popolo, Cuba è divenuta uno dei Paesi più scolarizzati al mondo, è stato restituito allo Stato tutto quanto era stato svenduto e ceduto agli speculatori privati, è stato organizzato un nuovo modello sociale che ha garantito a tutti i cittadini la salute, la giustizia, l’istruzione, la sicurezza ma, soprattutto, è stata difesa la dignità di un popolo libero.

Libero anche quando gravemente colpito dalle “amorevoli cure” americane, come le ha definite Noam Chomsky, una delle poche voci isolate di verità nel coro unanime della “fabbrica del consenso” 3.

Siamo stati un modello di esempio di stato sociale per l’intero Sud America, ma anche un laboratorio per chi oggi studia le politiche legate a modelli energetici di sviluppo non più basati sulle risorse fossili, quando, con l’embargo, la caduta dell’Unione Sovietica non ci garantì improvvisamente più la disponibilità di petrolio.

Per noi, allora, iniziò un periodo terribile ed uno successivo di strabiliante rinascita: il “Período especial”.

Cuba ha sempre lottato a livello internazionale, soprattutto in seno all’ONU (all’Assemblea generale e al Consiglio dei diritti umani), contro le guerre imperialiste: nel 1990 Cuba fu l’unica ad aver votato risolutamente contro alla guerra in Iraq; nel 1991 furono le nostre equipe mediche internazionali che operarono negli centri del bisogno, come un grande esercito medico di pace4.

Nel 1999 Cuba espresse la sua posizione contro l’ingiustificata aggressione Nato alla Jugoslavia, capeggiata dagli Stati uniti senza autorizzazione Onu; la definimmo degna di un “unipolarismo oltraggioso, sostenuto da un impero guerrafondaio, che si erge a polizia mondiale”.

Nel 2001 Cuba si oppose fortemente contro la guerra in Afghanistan, avvertendo delle disastrose conseguenze destabilizzanti.

Analogamente nel 2011 per l’aggressione alla Libia, Cuba condannò i bombardamenti promossi dalla Francia, dall’UK e degli Stati Uniti definendoli “un crimine mostruoso” ed un “genocidio”.

Così come, ancora nel 2011, Cuba si oppose ostinatamente ai tentativi di spacciare come umanitaria l’ingerenza in Siria che ha determinato una catastrofe di proporzioni immani sulle quali l’Europa ed il vostro Paese oggi pagano le gravissime conseguenze in termini di popolazioni da accogliere.

Noi ci siamo sempre contrapposti all’unipolarismo di matrice finanziaria ed abbiamo combattuto per difendere la nostra indipendenza, la nostra libertà e la nostra storia5.

* * *

C’è un cartello appena fuori dall’aeroporto dell’Havana; vi è riportata la scritta: “Ante todo, tenemos dignidad”, prima di ogni altra cosa, abbiamo la dignità.

E la dignità deriva dalla nostra libertà; libertà sulla quale il popolo di Cuba ha continuato a vigilare.

Lo diceva anche un vostro grande italiano, uno dei Padri costituenti, Piero Calamandrei, quando nel 1955 disse: “la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica…”

 

Voi Italiani non doveste dimenticare queste parole, non dovreste dimenticare la vostra storia.

Voi avete avuto molti più rivoluzionari di Cuba nel vostro passato: molti di questi sono stati tra i Padri costituenti della vostra Carta costituzionale, un modello unico di bellezza e di incrocio tra l’idea socialdemocratica ed il Cristianesimo, nata dalle sofferenze di un popolo stremato da due guerre e da quella profondità d’animo e di intenti che solo il dolore e la riflessione sono capaci di generare.

I vostri rivoluzionari si chiamavano: Benedetto Croce, Lelio Basso, Alcide De Gasperi, Luigi Einaudi, Giorgio La Pira, Concetto Marchesi, Pietro Nenni, Sandro Pertini, Palmiro Togliatti, Ignazio Silone, Aldo Moro.

Ognuno di essi ha dato la sua vita per garantire democrazia e benessere al vostro Paese.

Un benessere non inteso come materiale ma come benessere espressione di libertà, di autodeterminazione di popolo, di giustizia ed equità sociale, di tutela del più debole.

Tuttavia, avete vissuto questo ultimo trentennio in una collettiva follia neoliberista, propugnatavi da influenti traditori del Paese che vi hanno via via convinto della vostra incapacità di autodeterminare il vostro futuro, ossessionandovi di menzogne sul debito pubblico (accresciuto grazie alle opere di quegli stessi traditori che hanno svenduto il vostro Paese), tormentandovi con i falsi luoghi comuni di essere un popolo di indolenti, di corrotti e di clientelari, grazie al vergognoso apporto della macchina mediatica della “fabbrica del falso”.

In tal modo vi siete fatti progressivamente rapinare il vostro futuro e sottrarre le vostra libertà: dapprima la vostra moneta, e con essa la vostra politica economica, quella fiscale, quella del lavoro, e da ultimo quella sociale.

E con queste, il futuro del vostro Paese e dei vostri figli: un esercito di giovani costretti ad emigrare a centinaia di migliaia, non per aspirazione, ma per necessità, per trovare una vita migliore e più dignitosa.

I passaggi ultimi della definitiva schiavitù non sono ancora conclusi: il primo, lo scempio della Carta Costituzionale con la definitiva cessione di sovranità in favore di coloro che hanno tradito il vostro Paese: l’oligarchia tecnocratica ed assassina dei popoli, servitrice delle convenienze del mondo della finanza speculatrice che depreda tutto in ragione dell’1% dei ricchi che controllano tutto.

A ciò farà seguito l’ultimo passaggio: la cessione delle ultime risorse e delle ultime aziende del vostro Paese e che hanno fatto e fanno grande la vostra Nazione per rendervi ancora più schiavi del debito e del capitale privato: sono queste le riforme che vi costringeranno a fare.

Il nostro popolo cubano non ha mai cessato di vigilare sulla sua libertà, a costo degli immensi sacrifici, degli embarghi, delle deprivazioni, delle vessazioni; ma ha resistito.

È tempo che anche il vostro popolo faccia altrettanto.

Siete ancora un grande Paese poiché siete un grande popolo, un popolo generoso, intraprendente, lavoratore, geniale, altruista, forte e mite nel contempo, molto simile al mio popolo per taluni aspetti.

Un popolo stremato che, nonostante tutte le vessazioni subite, continua con indomita forza ad andare avanti ogni giorno.

Dunque, ricordate anche voi che “Ante todo, tenemos dignidad”, prima di ogni altra cosa, abbiamo la dignità! Teniamo alla dignità! Difendiamo la nostra dignità! Essa è la nostra libertà, l’aria sulla quale occorre vigilare. Sempre.

Cacciate quindi i falsi rivoluzionari e riprendetevi il vostro Paese, la vostra storia, la vostra libertà di autodeterminazione di Popolo.

È l’ora dell’inizio della vostra rivoluzione.

Fidel Castro Ruz

Noviembre 26 de 2016

10 y 25 p.m.

 

1 Ingegnere, Politecnico di Milano, Amministratore Delegato della Valueconsult Srl Società di consulenza tecnica che opera su più ambiti dell’ingegneria civile, industriale ed ambientale. Già tecnologo del Consiglio Nazionale delle Ricerche in Tecnica ed Economia dei Trasporti, esperto validatore di progetti di opere Pubbliche ed infrastrutturali per svariati miliardi di Euro di importi lavori. Appassionato cultore di economia politica, in particolare delle analisi degli andamenti commerciali e del posizionamento dell’attività economica in materia di geografia economica, nonché studioso dei temi legati al cambiamento climatico, alle problematiche ambientali, alle risorse fossili (membro ASPO), alle conseguenze dell’inurbamento, ha iniziato ad approfondire diversi anni fa questi temi partecipando a gruppi di studio e seguendo attivamente conferenze ed incontri in Italia e all’estero sui temi della macroeconomia, della resilienza e della transizione verso nuovi modelli energetici e verso nuovi modelli di sviluppo.

3 Noam Chomsky, Democrazia e istruzione. Non c’è libertà senza l’educazione. EdUP, 2005.

4 Proprio il modello sanitario ha contraddistinto l’isola caraibica nel mondo: una sanità svincolata dall’esclusiva logica del profitto e finalizzata alla crescita e al benessere umano. Tale concetto è così ben radicato a Cuba da renderla una delle nazioni con più medici cooperanti impegnati in operazioni umanitarie all’estero. Ammontano, infatti, a circa 50.663 i cooperanti cubani che lavorano in 67 paesi del mondo, sotto le più svariate forme di collaborazione e la maggioranza di loro sono volontari. Per comprendere meglio il servizio che i medici cubani rendono ogni giorno al mondo, basti ricordare le parole pronunciate nel 2010 dal presidente haitiano Renè Preval: “Sappiamo che l’internazionalismo di Cuba non reclama benefici”. (Fonte: http://contropiano.org/news/internazionale-news/2015/10/07/medici-cubani-ambasciatori-nel-mondo-della-rivoluzione-033283)

La democrazia per me significa che innanzitutto i governi operino intimamente vincolati con il popolo, nascano dal popolo, abbiano l’appoggio del popolo, e si consacrino interamente a lavorare e a lottare per il popolo e per gli interessi del popolo. Per me democrazia implica la difesa di tutti i diritti dei cittadini, fra essi il diritto all’indipendenza, il diritto alla libertà, il diritto alla dignità nazionale, il diritto all’onore; per me democrazia significa la fraternità fra gli uomini, l’uguaglianza vera fra gli uomini, l’uguaglianza delle opportunità per tutti gli uomini, per ogni essere umano che nasce, per ogni intelligenza che esiste.”

 

 


Telegram
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

⇒ Iscrivetevi subito